che fare col caimano?



10 04 14 Che fare col Caimano?

 

Abbiamo perso il significato della Legge, con la maiuscola. Le leggi sono state piegate a interessi partigiani perché chi dispone della forza dei numeri ritiene di poter piegare a fini propri anche il più pubblico di tutti gli atti: la legge, appunto.

Gustavo Zagrebelsky (citato da l’Unità 14 aprile 2010)

 

Chi ha preso coscienza della situazione italiana, sa che le cose stanno come dice Zagrebelsky, e che la situazione civile-politica è tragica.

Chi non ne ha preso coscienza ha la vista oscurata, per una ragione o per l’altra.

Siamo in un nuovo fallimento storico e umano di troppa parte del nostro popolo.

Noi ne soffriamo profondamente. Sentiamo il danno e la vergogna non su qualche nostra posizione o interesse o idea, ma sulle nostre persone e le nostre vite, e specialmente sulle vite dei giovani e dei bambini che ci seguono.

Il Caimano (questo termine serve a ripararlo, a difenderlo da troppa personalizzazione) non è l’unico responsabile, ma è sia effetto sia modello moltiplicatore della malattia virale del corpo italiano. Ne è personalmente il simbolo, la rappresenta e la alimenta, la dice nella sua persona, atteggiamenti, parole.

Che fare col Caimano?

Siamo tra noi divisi tra due scelte: 1. mostrare chi è, e a quale fine fa quello che fa, come ha preso e mantenuto il potere; denunciare le malefatte e le illegalità sue e dei congregati con lui; negargli ogni collaborazione e isolarlo; rivelare l’inganno popolare o la corruzione morale popolare che lo approva e sostiene; smascherare il piano P2 che egli esegue, che è l’autocrazia eversiva della civiltà costituzionale italiana, costata sangue ai nostri padri migliori;

2. oppure, poiché la denuncia e l’accusa non cambiano il consenso (a tal punto è grave l’oscuramento mentale e morale italiano), aspettare che i più vedano il danno strutturale e civile che il Caimano fa all’Italia; che lo sentano materialmente sulla propria pelle quotidiana. È necessario un disastro economico fino alla miseria? È possibile?  Per sradicare il fascismo dal corpo politico italiano fu necessario che commettesse il crimine folle della guerra, che morissero militari e civili, che l’Italia venisse distrutta. Per liberare la Germania dal nazismo Dietrich Bonhoeffer pregava per la sconfitta della propria patria e solo così quel popolo di grande cultura ritornò libero.

La scelta 2 è più pessimistica, o forse più realistica, o più disperata.  A me pare che contenga anche un triste disprezzo per la coscienza e l’intelligenza del nostro popolo.

La scelta 1 è la mia preferita, con la consapevolezza dei suoi limiti e dei tempi lunghi. Probabilmente perché non so fare altro, credo nell’efficacia illuminante della parola seria, critica, veritiera, di denuncia e di proposta. La proposta è la roccia sana su cui è nata e può vivere a lungo la Repubblica democratica: la eccellente Costituzione del 1948, nei suoi valori essenziali e irrinunciabili, di umanizzazione della società politica. Contro la Costituzione, è il banditismo politico.

Enrico Peyretti, 14 aprile 2010