che fare col caimano?
- Subject: che fare col caimano?
- From: "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>
- Date: Wed, 14 Apr 2010 11:42:47 +0200
10 04 14 Che fare col
Caimano? Abbiamo perso il significato della Legge, con la maiuscola. Le leggi sono
state piegate a interessi partigiani perché chi dispone della forza dei numeri
ritiene di poter piegare a fini propri anche il più pubblico di tutti gli atti:
la legge, appunto. Gustavo
Zagrebelsky (citato
da l’Unità 14 aprile 2010) Chi ha preso coscienza della situazione italiana, sa che le cose stanno come dice Zagrebelsky, e che la situazione civile-politica è tragica. Chi non ne ha preso coscienza ha la vista oscurata, per una ragione o per l’altra. Siamo in un nuovo fallimento storico e umano di troppa parte del nostro popolo. Noi ne soffriamo profondamente. Sentiamo il danno e la vergogna non su qualche nostra posizione o interesse o idea, ma sulle nostre persone e le nostre vite, e specialmente sulle vite dei giovani e dei bambini che ci seguono. Il Caimano (questo termine serve a ripararlo, a difenderlo da troppa personalizzazione) non è l’unico responsabile, ma è sia effetto sia modello moltiplicatore della malattia virale del corpo italiano. Ne è personalmente il simbolo, la rappresenta e la alimenta, la dice nella sua persona, atteggiamenti, parole. Che fare col Caimano? Siamo tra noi divisi tra due scelte: 1. mostrare chi è, e a quale fine fa quello che fa, come ha preso e mantenuto il potere; denunciare le malefatte e le illegalità sue e dei congregati con lui; negargli ogni collaborazione e isolarlo; rivelare l’inganno popolare o la corruzione morale popolare che lo approva e sostiene; smascherare il piano P2 che egli esegue, che è l’autocrazia eversiva della civiltà costituzionale italiana, costata sangue ai nostri padri migliori; 2. oppure, poiché la denuncia e l’accusa non cambiano il consenso (a tal punto è grave l’oscuramento mentale e morale italiano), aspettare che i più vedano il danno strutturale e civile che il Caimano fa all’Italia; che lo sentano materialmente sulla propria pelle quotidiana. È necessario un disastro economico fino alla miseria? È possibile? Per sradicare il fascismo dal corpo politico italiano fu necessario che commettesse il crimine folle della guerra, che morissero militari e civili, che l’Italia venisse distrutta. Per liberare la Germania dal nazismo Dietrich Bonhoeffer pregava per la sconfitta della propria patria e solo così quel popolo di grande cultura ritornò libero. La scelta 2 è più pessimistica, o forse più realistica, o più disperata. A me pare che contenga anche un triste disprezzo per la coscienza e l’intelligenza del nostro popolo. La scelta 1 è la mia preferita, con la consapevolezza dei suoi limiti e dei tempi lunghi. Probabilmente perché non so fare altro, credo nell’efficacia illuminante della parola seria, critica, veritiera, di denuncia e di proposta. La proposta è la roccia sana su cui è nata e può vivere a lungo la Repubblica democratica: la eccellente Costituzione del 1948, nei suoi valori essenziali e irrinunciabili, di umanizzazione della società politica. Contro la Costituzione, è il banditismo politico. Enrico Peyretti, 14 aprile 2010
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