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Re: [pace] Fw: chi tira le pietre chi tira i fili.doc
- Subject: Re: [pace] Fw: chi tira le pietre chi tira i fili.doc
- From: Giuliano Falco <giulianofalco at gmail.com>
- Date: Sat, 20 Mar 2010 17:07:20 +0100
Caro amico, ho pubblicato la tua mail sul mio blog. Giuliano Il 20/03/10, ferroferrarese at libero.it<ferroferrarese at libero.it> ha scritto: > > Di suguito un altro triste segnale dei tempi, un caro saluto, Nando > > > L’Army Experience Center (AEC): addestrare ragazzini a uccidere. > Di David Swanson per Global Research > http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&amp;aid=15734 > > “È troppo bello! È troppo bello” ripeteva un tredicenne mentre scaricava > colpi da un vero M-16, abbattendo “combattenti nemici” in un videogioco > stando appollaiato in cima ad un vero Humvee dell’Esercito. “Ero andato al > Centro commerciale solamente per fare un po’ di skateboard, ma tutti > dicevano che è proprio bello. Ho solo dovuto provarlo ed è fantastico!” > La persona che ha riferito di questo entusiasmo giovanile è Pat Elder, il > quale è impegnato nel Comitato Direttivo della Rete Nazionale Contro la > Militarizzazione della Gioventù. Elder ha descritto pure giovani adolescenti > congratularsi a vicenda per aver “ucciso straccioni col turbante” ed > “annientato islamici”. > Tutto questo divertimento va in scena all’Army Experience Center (AEC), una > “struttura educativa virtuale” di 14.500 piedi quadrati nel Centro > commerciale Franklin Mills alla periferia di Philadelphia, in Pennsylvania. > L’Esercito statunitense ha inaugurato il centro nell’agosto 2008 e stabilito > di portarlo avanti per due anni come progetto pilota. Se il centro fosse > stato in grado di reclutare tanti nuovi soldati quanto cinque punti ordinari > di arruolamento, l’Esercito avrebbe progettato di allestirlo su scala > nazionale. L’AEC costa più di 12 milioni di dollari fra progetto e > costruzione, ma certamente l’esercito spende diversi miliardi all’anno per > l’arruolamento ( > http://byebyeunclesam.wordpress.com/2010/03/01/pochi-ragazzi-in-gamba/ ) . > > Pacifisti e cittadini preoccupati della zona circostante e da tutta la Costa > Orientale hanno rapidamente avviato una campagna battezzata “Chiudere l’AEC” > ( http://shutdowntheaec.net/ ) . Attraverso una serie di proteste ed > iniziative non violente, alcune delle quali culminate in arresti, i > manifestanti hanno suscitato preoccupazione e generato un’ondata di > attenzione negativa da parte dei media riguardo l’ultimissimo strumento di > arruolamento dell’Esercito. Come conseguenza, il Pentagono ha interpellato > Donna Miles, una giornalista dell’American Services Press Service, il > braccio propagandistico del Pentagono. La Miles aveva già pubblicato > articoli distensivi in seguito agli scandali di Abu Ghraib, Walter Reed e > vari incidenti che coinvolgevano vittime civili. Come rileva Elder, “O la > Miles è incredibilmente prolifica, essendole stati attribuiti già 229 > articoli quest’anno, oppure è uno pseudonimo per alcune persone al servizio > del Pentagono”. > > La Miles ha scritto riguardo l’AEC in questi termini: “Il tredicenne Sean > Yaffee, ad esempio, non si vede nei panni del militare. Però sta diventando > un assiduo frequentatore del centro, ove può cimentarsi con gli stessi > videogiochi che ha a casa, ma in compagnia dei suoi amici. Yaffee ha detto > di aver imparato un sacco di cose sull’Esercito al centro. “Ti spiega > semplicemente l’esperienza dell’Esercito, ma non ti fa pressioni” ha > affermato “Io sono qui solamente per divertirmi”.” > Simpatico, ma l’opinione pubblica non se l’è bevuta e le proteste sono > proseguite. Il 12 settembre 2009, un gruppo di 250 attivisti ha sfilato > verso l’AEC per opporsi all’uso di denaro pubblico per insegnare ai bambini > – in uno spazio semipubblico – che uccidere può essere divertente e nel > frattempo reclutare diciottenni da impegnare in un contesto reale. In questa > circostanza la polizia ha arrestato sei manifestanti ed una giornalista. > Quest’ultima, Cheryl Biren, non era assieme ai manifestanti ma è stata > prelevata dalla folla, apparentemente a causa della sua telecamera > professionale. > > Giorni prima di questa manifestazione da lungo tempo progettata ed > annunciata pubblicamente, l’Esercito aveva dichiarato preventivamente che > avrebbe verosimilmente chiuso l’AEC e non ne avrebbe aperto nessun altro in > centri commerciali, come era stato progettato. La ragione? Siete pronti a > sentirla? > Per sua stessa ammissione, l’Esercito non ha bisogno di nessun’altra recluta > poiché la crisi economica ha significativamente incrementato gli > arruolamenti. > Ora, la verità è che l’economia è pessima, la disoccupazione sta crescendo > ed i militari hanno ridotto le altre spese per l’arruolamento, per la nota > ragione che c’è un aumento degli arruolamenti derivante dalla pessima > situazione economica. > (…) > > Traduzione di L. Salimbeni > > Fonte: http://byebyeunclesam.wordpress.com > Link: > http://byebyeunclesam.wordpress.com/2010/03/13/la-militarizzazione-della-gioventu-americana/ > 13.03.2010 > > > ----Messaggio originale---- > > Da: e.pey at libero.it > > Data: 18/03/2010 19.46 > > A: "lista Peacelink Pace"<pace at peacelink.it>, "lista pax christi gr > discussione"<paxchristi at yahoogroups.com>, "lista > nonviolenti"<nonviolenti at liste.retelilliput.org>, "lista Mir > dibattito"<mir-riconciliazione at yahoogroups.com>, "lista lilliput glt > NV"<glt-nonviolenza at liste.retelilliput.org>, "lista > eco-fem-nv"<eco-fem-nonviolenta at lists.unbit.it>, "lista angelo casati > 01"<sullasoglia at yahoogroups.com> > > Ogg: [pace] Fw: chi tira le pietre chi tira i fili.doc > > > > > > --> > > > RESISTENZA E PACE > > Chi tira pietre > Chi tira i fili > > Eccola qui, la “collera dei poveri” di cui parlava Paolo VI nella sua > enciclica “Populorum Progressio”. “Giornata della collera” hanno chiamato i > palestinesi quella indetta per protestare contro la costruzione di 1600 > nuove > case e una sinagoga dentro le mura della vecchia Gerusalemme, quel piccolo > lembo > di città che è rimasto come simbolo (ma ormai solo come simbolo) della > Palestina > araba. Ma come per la collera di Paolo VI, anche questa non è una collera > dei > poveri contro la loro povertà e contro un imperscrutabile destino, ma è la > collera contro gli oppressori, cioè contro coloro che fanno di questa > povertà la > causa della loro ricchezza e di questa oppressione il prezzo del loro > dominio. E > poiché poveri, essi non hanno le armi dei ricchi, hanno pietre e parole, e > con > quelle in un mondo come questo non riescono a liberarsi. Per questo nel > futuro > non si vedono che armi in mano a nuovi protagonisti, e il Medio Oriente, > dall’Iran a Israele, dalla Siria all’Arabia si fa sempre più zeppo di armi, > la > maggior parte fornite da noi, e un giorno esploderà. > Di nuovo c’è che si è aperta una crisi tra America e Israele. L’ostentata > decisione del governo israeliano di aprire 1600 nuovi cantieri per gli > insediamenti in terra palestinese è stata gettata tra i piedi di Obama, e > usata > come provocazione proprio nel momento del viaggio del vice-presidente > americano > Joe Biden in Israele. Tutto si può dire tranne che l’incidente sia avvenuto > per > caso, o che si debba attribuire a un sonno o a una distrazione della > diplomazia. > Per questo Obama si è così arrabbiato, e la segretaria di Stato Hillary > Clinton > ha usato verso l’alleato ebraico inconsuete parole di fuoco. > L’atto ostile di Israele non è stato però contro l’America, ciò che > equivarrebbe a un suicidio, ma è stato contro l’attuale presidenza > americana, > contro il discorso di Obama al Cairo, contro il progetto politico > universalistico per il quale Barack Obama ha avuto quel Premio Nobel per la > pace > che a tutti i costi si deve evitare che sia onorato non più nelle parole, ma > nei > fatti. > L’azione di Israele preannuncia (ma tutti gli annunci si avverano?) la > sconfitta di Obama, non sulla riforma sanitaria, dove negli Stati Uniti lo > aspettano al varco, ma sulla pace interetnica, internazionale e > interreligiosa > che egli vorrebbe assumere come nuovo compito storico del suo Paese. > È del tutto evidente che in questo progetto di un mondo riconciliato, che > per la prima volta è perseguito da un profeta non disarmato che però non lo > vuole realizzare con le armi, Israele non può essere come l’Israele di > prima, > come l’Israele di oggi, ma deve convertire se stesso e cambiare l’ideologia > della propria sicurezza. > In un mondo riunito nella pace, Israele non può restare lo Stato che > ancora crede nella guerra, che non vuole vedere “mutilata” la vittoria del > 1967 > da cui ha avuto la conquista dell’intera Palestina, non può essere il Paese > che > uccide i suoi nemici prima che possano nuocergli, anche “extra proelia”, > nella sua perenne guerra a bassa intensità; questo Israele non è adatto a > quel > mondo, ma senza Israele quel mondo non può esistere. Per stare nel mondo > sognato > da Obama e da miliardi di uomini e donne di tutto il mondo, e per rendere > questo > mondo possibile, Israele dovrebbe essere quell’Israele che noi aspettiamo e > che > amiamo, e che del resto come “luce delle genti” è promesso da secoli. > > Questa è la vera scommessa storica di questo passaggio d’epoca. Non si > gioca solo una presidenza americana, ma tutto. Ma per uscirne vittoriosi, > occorre che Israele, e tutti noi, ci liberiamo della condanna dello Shoà, > non ci > facciamo determinare da essa, facciamo di quella memoria di un male assoluto > ma > non definitivo, non un ricatto che ci paralizza nel pensiero, nella politica > e > nella vita, ma una memoria liberatrice. Altrimenti saranno ancora loro, i > giustiziati di Norimberga, a tirare i fili della nostra storia. > > Raniero La Valle > > ----- Original Message ----- > From: Raniero La Valle > To: rocca > Cc: roccatip > Sent: Thursday, March 18, 2010 4:11 PM > Subject: chi tira le pietre chi tira i fili.doc > > > accludo l'articolo per il prossimo n. 7 di > Rocca. > Con cordiali saluti ed auguri > Raniero La Valle > > > > > -- http://giulianofalco.blogspot.com
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