cari amici del Chicco di Senape,
dopo aver seguito con interesse i vostri interventi a Firenze2, trovo
sul sito statusescclesiae il vostro documento sui rom
non è datato, ma anche se non fosse recentissimo, la situazione non è
certo migliorata in questi ultimi tempi
immagino abbiate seguito la vicenda degli sgomberi milanesi, che ha
avuto un momento particolarmente significativo nello sgombero di via
Rubattino, a novembre scorso, del coinvolgimento della scuola della zona
che ospitava alcuni bambini rom nella protesta contro lo sgombero, nel
susseguirsi di sgomberi di insediamenti sempre più precari
vi trascrivo qui di seguito un testo scritto da una delle maestre
della zona di via Rubattino; d'accordo con l'autrice l'ho reso anonimo e
non collocabile esattamente
ma credo rimanga agghiacciante
Basilio Buffoni
VISITA A
CRISTINA, ROMEO E ALLE LORO FAMIGLIE - MILANO
Credevo di
aver visto un ventaglio esauriente di posti dove i rom continuamente
scacciati si accampano, compreso il girone dantesco della fabbrica
crollata di Rubattino tra macerie e topi (20 novembre)
Quello
che ho visto oggi è molto, molto peggio.
Un
edificio a più piani mai terminato, di cui esistono solo pilastri
d’acciaio verticali e orizzontali e solette. Il tutto evidentemente
abbandonato da anni.
Dal
marciapiede spostando una lamiera si accede a un prato incolto, lo si
attraversa e si arriva all’edificio: nessuna traccia dei rom, non uno, non
una voce.
Si
costeggia il palazzo, cioè il suo scheletro, tra sporcizia e masserizie e
si comincia a scendere per uno scivolo, fino ad infilarsi sotto il palazzo
dove nella semioscurità vivono 7 o 8 famiglie rom. Sottoterra e con la
pochissima luce che filtra, con le correnti fredde, molto fredde create da
spazi pieni e vuoti.
Ci
abituiamo alla poca luce (siamo in quattro, tre maestre e una signora
volontaria) e cominciamo a veder tende a igloo, bambini, persone:
fantasmi, ombre spaventate che non escono nel prato dove il sole rende la
temperatura meno rigida per non essere visti. Il popolo del sottoterra
milanese.
Tutti ci
parlano del freddo, ma ancora di più dello sgombero annunciato per domani.
Nessuno si lamenta, nessuno ci chiede alcunchè. Mentre siamo lì una
signora rom pulisce i fornelli (l’acqua la prendono alla fontanella della
piazza vicina), cambia i fogli di giornale che fanno da
tovaglia, scalda una pentola d’acqua e lava le stoviglie. Un’altra scopa
il pavimento di cemento: lo spazio in cui stanno è pulito, nelle tende
regna l’ordine, ma è un posto da topi, siamo sottoterra al freddo e
all’umido puzzolente.
Cristina,
nostra scolara di 10 anni, ci chiede un libro per studiare: lei a scuola
ci andava, ma i continui sgomberi hanno reso impossibile la frequenza. Ci
chiede quando potrà tornare. Per tutto il tempo che stiamo lì non uscirà
mai dalle braccia della sua maestra.
Romeo, 6
anni, quando vede la sua maestra si ferma immobile e resta così per un
po’, ma intanto la faccina gli si trasforma e diventa un unico grande
sorriso, sembra che gli scoppi la luce dentro. Poi le corre incontro e le
salta in braccio.
Verso di
noi solo rispetto, tanto rispetto e grande educazione, verso i bambini
coccole e tenerezza. Noi ce li coccoliamo i nostri scolari e anche i loro
fratellini.
Mi chiedo
in quale altra parte del mondo le persone sono costrette a vivere così e
con la paura di essere scacciati anche dai sotterranei: forse nelle fogne
di Bucarest? Forse nell’Africa più ingiusta? Forse nelle favelas del
Brasile?
Ci è
difficile venire via da lì, e quando usciamo non commentiamo. Una donna
rom ci augura “buon 8 marzo”.
Una
maestra
7 marzo
2010 – uno dei tanti giorni di inciviltà di Milano
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