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 Caro Marco, 
  
è giusto dire la verità senza nasconderci nulla. 
 
  
Liste o non liste, termini o non termini, leggina o 
non leggina, presidente o non presidente:  
  
Nel Lazio NON SI PUO' votare la Bonino e 
il suo patto scellerato con la "destra sociale". 
  
Perché ditemi: come li impiegherebbe alla Regione 
Lazio i due NAR Francesca Mambro e Valerio Fioravanti?  
  
Saluti 
  
L.M. 
  ----- Original Message -----  
  
  
  Sent: Sunday, March 07, 2010 9:40 
AM 
  Subject: [pace] La logica zoppa di 
  Napolitano.Utile leggere integralmente la sua versione e il testo del 
  decreto. 
  
  
  
  
   
  Credo che in questo momento sia utile 
  leggere e diffondere sia il testo integrale del decreto, che in queso momento 
  non sono riuscito a scaricare probabilmente per troppi accessi , sia la 
  spiegazione ufficiale che Napolitano da' sul sito del Quirinale. E' bene che 
  legga chi ha competenze giuridiche e chi non le ha. Io non le ho, ma un po' di 
  logica l' ho studiata,  il testo del decreto e la versione di Napolitano 
  mi sembrano  insensati e penso che questo giudizio possa essere condiviso 
  da tutti. La legge e' uguale per tutti ?Se questo e' vero nessuno puo' avere 
  piu' diritti di altri.Se in gara di appalto si presentano una ditta piccola, 
  ma con tutti i requisiti necessari, e una grande, magari prestigiosa,che 
  magari ha fatto cose eccezionali,ma quest' ultima non si presenta entro i 
  termini o non porta la documentazione necessaria, si cambia, DOPO LA SCADENZA 
  DEI TERMINI, le regole ? Il decreto viene definito interpretativo ma 
  Napolitano dichiara ufficialmente che la motivazione e' fare presentare le 
  liste del partito del presidente del consiglio. Ricordo che in altre regioni 
  altre liste sono state escluse per gli stessi motivi e il decreto in alcune 
  sue parti e' valido solo per le regioni che interessano le liste del partito 
  del presidente del consiglio.La legge e' uguale per tutti. si o no? Credo 
  proprio che non sia necessaria la conoscenza del diritto costituzionale per 
  affermare che Napolitano non doveva firmare. 
  Il Presidente Napolitano risponde ai cittadini
  
  Signor Presidente della Repubblica,  le chiedo di non firmare il decreto 
  interpretativo proposto dal governo in quanto in un paese democratico le 
  regole non possono essere cambiate in corso d'opera e a piacimento del 
  governo, ma devono essere rispettate da tutte le componenti politiche e 
  sociali per la loro importanza per la democrazia e la vita sociale dei 
  cittadini italiani. Confidando nella sua serenità e capacità di giudizio 
  per il bene del Paese e nel suo alto rispetto per la nostra 
  Costituzione. Cordiali saluti Alessandro Magni 
  Signor Presidente Napolitano,  sono a chiederle di fare tutto quello che 
  lei può per lasciarci la possibilità di votare in Lombardia chi riteniamo che 
  ci possa rappresentare. Se così non fosse, sarebbe un grave attentato al 
  diritto di voto. In fede M. Cristina Varenna 
  Egregio signor Magni, gentile signora Varenna, ho letto con 
  attenzione le vostre lettere e desidero, vostro tramite, rispondere con 
  sincera considerazione per tutte le opinioni dei tanti cittadini che in queste 
  ore mi hanno scritto.  Il problema da risolvere era, da qualche giorno, 
  quello di garantire che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la 
  piena partecipazione dei diversi schieramenti politici. Non era sostenibile 
  che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato 
  presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori 
  nella presentazione della lista contestati dall'ufficio competente costituito 
  presso la corte d'appello di Milano. Erano in gioco due interessi o "beni" 
  entrambi meritevoli di tutela: il rispetto delle norme e delle procedure 
  previste dalla legge e il diritto dei cittadini di scegliere col voto tra 
  programmi e schieramenti alternativi. Non si può negare che si tratti di 
  "beni" egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico. 
   Si era nei giorni scorsi espressa preoccupazione anche da 
  parte dei maggiori esponenti dell'opposizione, che avevano dichiarato di non 
  voler vincere - neppure in Lombardia - "per abbandono dell'avversario" o "a 
  tavolino". E si era anche da più parti parlato della necessità di una 
  "soluzione politica": senza peraltro chiarire in che senso ciò andasse inteso. 
  Una soluzione che fosse cioè "frutto di un accordo", concordata tra 
  maggioranza e opposizioni? Ora sarebbe stato certamente opportuno ricercare 
  un tale accordo, andandosi al di là delle polemiche su errori e responsabilità 
  dei presentatori delle liste non ammesse e sui fondamenti delle decisioni 
  prese dagli uffici elettorali pronunciatisi in materia. In realtà, sappiamo 
  quanto risultino difficili accordi tra governo, maggioranza e opposizioni 
  anche in casi particolarmente delicati come questo e ancor più in clima 
  elettorale: difficili per tendenze all'autosufficienza e scelte unilaterali da 
  una parte, e per diffidenze di fondo e indisponibilità dall'altra parte. Ma 
  in ogni caso - questo è il punto che mi preme sottolineare - la "soluzione 
  politica", ovvero l'intesa tra gli schieramenti politici, avrebbe pur sempre 
  dovuto tradursi in soluzione normativa, in un provvedimento legislativo che 
  intervenisse tempestivamente per consentire lo svolgimento delle elezioni 
  regionali con la piena partecipazione dei principali contendenti. E i tempi si 
  erano a tal punto ristretti - dopo i già intervenuti pronunciamenti delle 
  Corti di appello di Roma e Milano - che quel provvedimento non poteva che 
  essere un decreto legge. Diversamente dalla bozza di decreto 
  prospettatami dal Governo in un teso incontro giovedì sera, il testo 
  successivamente elaborato dal Ministero dell'interno e dalla Presidenza del 
  consiglio dei ministri non ha presentato a mio avviso evidenti vizi di 
  incostituzionalità. Né si è indicata da nessuna parte politica quale altra 
  soluzione - comunque inevitabilmente legislativa - potesse essere ancora più 
  esente da vizi e dubbi di quella natura. La vicenda è stata molto spinosa, 
  fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha messo in evidenza l'acuirsi non 
  solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni istituzionali. E' bene che 
  tutti se ne rendano conto. Io sono deciso a tenere ferma una linea di 
  indipendente e imparziale svolgimento del ruolo, e di rigoroso esercizio delle 
  prerogative, che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica, 
  nei limiti segnati dalla stessa Carta e in spirito di leale cooperazione 
  istituzionale. Un effettivo senso di responsabilità dovrebbe consigliare a 
  tutti i soggetti politici e istituzionali di non rivolgersi al Capo dello 
  Stato con aspettative e pretese improprie, e a chi governa di rispettarne 
  costantemente le funzioni e i poteri. Cordialmente 
  Giorgio 
  Napolitano    
 
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