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Re: obiezionealleguerre - risposta di Giovanardi e commento - febbraio2010
- Subject: Re: obiezionealleguerre - risposta di Giovanardi e commento - febbraio2010
- From: "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>
- Date: Tue, 23 Feb 2010 22:50:41 +0100
Marino chi? Potresti dire nome e cognome! Comunque, caro Marino, grazie di questa analisi approfondita. Un punto: sarebbe davvero paradossale che i nonviolenti obiettori alle armi chiedessero, col ricorso sulla incostituzionalità delle sospensione della leva, il ristabilimento della leva obbligatoria! Io non lo vorrei. Siamo in un dilemma: siamo contro l'obbligo legale di imparare ad uccidere (e per questo gli obiettori obiettavano) e siamo contro l'esercito professionale mercenario, cioè il mestiere della guerra (sostenere la propria ragione col dare la morte organizzata). C'è una via d'uscita? Non lo so. Un'ipotesi: puntare culturalmente (politicamente è ora inimmaginabile) sullo sviluppo della difesa non armata e nonviolenta, che è assai più ampia del servizio civile a carattere sociale, anche come sviluppo della polizia internazionale (mai istituita dall'Onu per opposizione degli stati militari potenti), alternativa alle missioni militari. La differenza concettuale e materiale tra polizia e guerra è forte: la polizia (se fa correttamente il suo lavoro) contiene e riduce la violenza, anche mediante la forza legittima, costrittiva ma non distruttiva; la guerra (e dunque l'esercito) consiste nell'aumentare complessivamente la violenza distruttiva, perché in guerra vince solo il più violento (per puro caso può essere quello che ha ragione e diritto). Gandhi diceva agli inglesi: "Per vincere Hitler con le armi dovrete farvi più violenti di lui". Così fu. Non vedo ora qualche via pratica, oltre questa battaglia culturale. Qualcuno la vede? Ti prego passare questa mia, per la discussione, ai destinatari ignoti della tua. Grazie! Buona salute, buon coraggio, buona resistenza, buona speranza! Enrico Peyretti, Torino (Mir e Movimento Nonviolento) ----- Original Message ----- From: "marino" <marino222 at lillinet.org> To: <destinatari-ignoti:> Sent: Tuesday, February 23, 2010 10:02 PM Subject: obiezionealleguerre - risposta di Giovanardi e commento - febbraio2010 > Caro obiettore alle guerre, > nell’allegato trovi la risposta che il Sottosegretario on. Giovanardi, con delega al Servizio > Civile, ha inviato alla lettera con cui l’avvocato Saltalamacchia Luca di Napoli domandava perché > egli non rispondesse alle nostre richieste. > > Curiosamente Giovanardi dice di non aver ricevuto lettere, quando almeno Cariaci e Drago gliele > hanno inviato nell’estate scorsa per Racc. Ricevuta di ritorno. Sarà facile fornirgli la > documentazione del cattivo funzionamento dei suoi uffici. > > Comunque Giovanardi ha risposto. E questo fatto è già importante; egli ha impegnato il suo ufficio > legale, il quale ha scritto due lunghe pagine; cosicché egli riconosce che la questione non era > trascurabile, né infondata. > > Inoltre quell'ufficio e Giovanardi hanno riconosciuto il diritto soggettivo all'obiezione di > coscienza. > > “Nel merito occorre sottolineare come la legge 8 luglio 1998, n. 230 abbia avuto una dirompente > forza innovativa rappresentata dal definitivo riconoscimento del diritto soggettivo all ‘obiezione > di coscienza. Tanto risulta sia dal richiamo espresso, di cui al primo articolo della citata > legge, alla Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo e alla Convenzione internazionale sui > diritti civili e politici (che attribuiscono all’obiezione di coscienza la valenza di > insopprimibile diritto dell’Uomo), sia dall’esplicito riferimento al “diritto di obiezione di > coscienza” contenuto nell’articolo 2 della medesima legge. In tal senso si è espresso anche il > Consiglio di Stato nei pareri n. 964/03, n. 10425/04 ribadendo come l’ esercizio del diritto > all’obiezione di coscienza sia rimesso alla libera disponibilità del titolare e conseguentemente > debba ritenersi consentita al medesimo in base ai principi generali in materia e nel rispetto > delle forme prescritte.” > > Ma la vittoria della risposta è una vittoria di Pirro: perché il contenuto della risposta non > riconosce oggettivamente quel diritto soggettivo che pure ha riconosciuto a chiare lettere. > Comunque questa risposta negativa era del tutto prevedibile, se non altro per la natura fortemente > autoritaria di questo governo e per l’attuale strapotere delle FF.AA. italiane, che, contro la > legge, non vogliono rinunciare al monopolio sul tema difesa nazionale e pertanto dieci anni fa > hanno fatto fare “carte false” ai politici per non avere più obiettori attorno: hanno fatto > inventare la “sospensione” del servizio di leva, parola inaudita per la Costituzione. Di fronte ad > una risposta negativa di Giovanardi era già previsto di ricorrere al TAR e, casomai, in sedi > giudiziarie superiori. > > Il ragionamento di Giovanardi dipende da un'ipotesi sbagliata: essendo “sospeso” il servizio di > leva, non ci siano più obblighi di leva, e quindi neanche il rifiuto di questo obbligo; e in > Italia non ci sarebbero più persone “interessate” a compiere obiezione alle armi nella difesa > italiana. > Ma per prima cosa bisogna porre una questione che è molto rilevante: la legge della “sospensione” > non è costituzionale. Come il prof. Venditti sostenne nella terza edizione (Giuffré,1999) del > libro "L'obiezione di coscienza al servizio militare", pp.179 e segg., l'art. 52 Cost. prevede > tassativamente il servizio militare come obbligatorio e non consente manovre interpretative che > giungano ad escludere o a sospendere l'obbligatorietà. Tanto più che l'obbligo del servizio > militare è agganciato al "dovere di difesa della patria" di cui parla il primo comma dell'articolo > stesso, dovere che è assolutamente inderogabile. Anche altri giuristi importanti (ad es.: > Pizzolato, Romboli, Dal Canto, ecc.) hanno sostenuto che la sospensione del servizio di leva non è > affatto costituzionale. Quindi anche la sola “sospensione” dell'obbligo del servizio militare > avrebbe dovuto, casomai, essere disposta dal Parlamento con legge di modifica costituzionale, non > con legge ordinaria. Questo punto ha un fondamento chiaro e decisivo per la difesa della > Costituzione italiana (già minata da una serie di attacchi politici avvenuti in questi anni). Per > cui la risposta più appropriata alla lettera di Giovanardi è un ricorso al TAR per sollevare > eccezione di costituzionalità di quella legge. > > Inoltre Giovanardi sembra rispondere che oggi il dovere, risvolto dell'obbligo della difesa della > patria, non ci sia più. Invece, ammesso e non concesso che il dovere sia solo il risvolto > dell'obbligo, occorre domandarsi: questo obbligo della difesa italiana deriva dalla legge o dalla > Costituzione? Infatti, ammesso e non concesso che sia valida la legge che "sospende" il servizio > di leva, essa non ha sospeso l'art. 52 della Costituzione. Quindi l'obbligo del "sacro dovere > della Patria..." per il cittadino c'è sempre, anche se oggi la legge gli permette di restare a > casa sua per curare gli affari personali. Lo studio di F. Dal Canto (“Il cammino del sacro dovere > della difesa della patria, dalla guerra di aggressione alla solidarietà sociale”, Riv. Diritto > Costituzionale, 2000, 263-311) ha il par. 4 intitolato espressamente “La difesa della patria come > dovere a tempo indeterminato” Infatti la Corte Cost. già dalla sent. 164/1985 ha affermato > ripetutamente che questo dovere “trascende e supera il dovere del servizio militare”. Quindi ex. > art. 52 l'obbligo imposto dallo Stato ai cittadini c'è sempre e di conseguenza c'è anche il > risvolto del diritto del cittadino all'obiezione su come egli vuole adempiere il dovere della > difesa italiana (oggi o domani che sia). > > Inoltre le leggi sulla obiezione di coscienza hanno configurato una figura di obiettore non perché > egli è motivato da fatti specifici del servizio di leva, fatti che scompaiono con la scomparsa del > servizio di leva; ma perché è motivato da cause di importanza fondamentali per la vita della > persona, come sono le convinzioni religiose, filosofiche e morali. Quindi le leggi hanno disegnato > un cittadino che rifiuta le armi per motivi al di sopra di qualsiasi legge contingente sulla leva > (infatti gli obiettori che tornano indietro lo fanno non per rientrare nelle liste dell’obbligo di > leva, che non sono più in esercizio, ma perché dichiarano, indipendentemente dall'obbligo di leva, > di aver cambiato idea sulle armi e quindi vogliono portare armi). Le convinzioni non possono > essere sospese per legge( cioè perché oggi la legge ha sospeso il servizio di leva). Altrimenti, > l’obiezione sarebbe da considerare come una particolare esenzione dalla leva (proprio come era > concepita la vecchia legge 772/1972; ma non la nuova legge 230/1998 che ha dato all’obiettore non > una esenzione dal servizio militare, ma un servizio civile alternativo). L ’obiezione non è una > esenzione; essa vale per decisione dell’obiettore. > > E poiché la Costituzione e le leggi sulla difesa nazionale prevedono il diritto all’obiezione, > questo diritto alla scelta sul tema cruciale della difesa nazionale deve essere registrato dallo > Stato, senza aspettare lo scoppio di una prossima guerra. Come il medico obiettore all'aborto non > deve aspettare la ragazza in cinta per farsi registrare come tale, così l’ obiettore alle guerre > deve potersi far registrare per ogni eventuale guerra. > Questo è un caso ben più forte di quello di uno Stato che viola i diritti inalienabili sanciti > dalla Carta dell’ONU, rispetto alla quale violazione tutti gli Stati democratici e l’opinione > pubblica mondiale protesta, condannando quello Stato; qui il diritto in questione è sancito dalla > legislazione nazionale dello Stato stesso che non vuole ricevere le dichiarazioni pubbliche dei > cittadini. > > > In definitiva, Giovanardi risponde dal punto di vista di quello Stato che non vuole avere più la > leva di popolo. Quindi ragiona con il “wishful thinking” dicono gli inglesi: piega la verità alla > volontà politica sua e dei militari. Ma non tiene conto di quel diritto soggettivo che pure > riconosce all’inizio. Se questo diritto viene riconosciuto, allora lo Stato deve riconoscere in > maniera giuridicamente formale questo diritto. > > Giovanardi inoltre sembra sostenere che oggi la difesa nazionale la farebbero solo i militari > professionisti; tanto che, non facendo distinzione tra “abrogazione” e “sospensione”, egli si > spinge a prevedere che ci vorranno “nuove norme” per cambiare la situazione attuale di > sospensione. Ma forse l'esercito professionale è al di sopra della legge di "sospensione" della > leva, per esercitare lui solo quella difesa italiana che riguarda tutto il popolo italiano? Ma la > sospensione della leva non è stata la sospensione della interezza della difesa italiana. Anche se > non ci sono pericoli immediati, c’è sempre un bilancio per la Difesa nazionale e una serie di > persone addette, più cappellani militari. Per di più, alla luce dei principi costituzionali (art. > 52 in particolare) la legge 331/2000 ha stabilito, come terza finalità delle FF.AA., l’intervento > all’estero nelle crisi internazionali; (e quindi, per equivalenza, anche della difesa nazionale > non armata; tanto più che la legge stabilisce ciò per richiamo esplicito all’art. 11 della > Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie > internazionali …”). In più la Corte Cost. ha affermato una difesa della Patria che non si esplica > solo con le armi, ma equivalentemente con la difesa alternativa. Questa non è stata affatto > “sospesa”, perché oggi essa esiste ed è operativa: la vigente legge 64/2001 sul Servizio civile > volontario finalizza quel Servizio civile (art. 1 a) alla "difesa della Patria… con mezzi ed > azioni non militari". Inoltre l'Uff. Naz. SC esiste da dodici anni come un “autonomo istituto > giuridico” rivolto proprio a gestire questa difesa della Patria (tant'è vero che ha una voce di > bilancio specifica, per la quale accetta anche contributi volontari). In più, dal 2004 tre volte > un DPCM, in virtù della legge 230/98 e della legge precedente, ha istituito un Comitato per la > Dcnanv. Quindi al diritto soggettivo del cittadino di essere obiettore alle guerre oggi in Italia > corrispondono istituzioni giuridiche statali di difesa non armata che certamente non sono state > sospese dalla legge della "sospensione " della leva. > > Infine, poiché la Difesa nazionale non è sospesa, un cittadino obiettore che oggi voglia > esercitare questo suo diritto ovviamente non può partecipare ai concorsi per entrare come militare > professionista, perché verrebbe scartato alle prime domande del colloquio orale; e comunque > sarebbe in contraddizione con se stesso. Siccome la legge prevede una difesa alternativa a quella > militare nella fattispecie del SC, piuttosto egli può partecipare al SC nazionale è finalizzato > proprio alla difesa alternativa “con mezzi ed azioni non militari”. Ma oggi, anche se questo > giovane fa il SC non può farsi registrare come obiettore, perchè l’ amministrazione del SC > colpevolmente non prevede questo diritto. > > La volontà evasiva delle leggi di Giovanardi è dimostrata dal fatto seguente. Le Regioni hanno > rivendicato la loro competenza esclusiva su servizio civile con ricorso alla Corte Cost. La Corte > ha risposto con la sent. 228/2004 che il sevizio civile è adempimento della difesa della patria e > pertanto appartiene allo Stato, non alle Regioni. Per dimostrare che lo Stato sta compiendo questa > difesa alternativa Giovanardi ha istituito dal 2004 il Comitato Dcnanv, ma ponendolo nelle > condizioni di non poter assolvere al suo compito di proporre iniziative di Dcnanv, perché non può > sapere nemmeno su quanti cittadini che optano per la difesa non armata e nonviolenta può contare; > proprio perché Giovanardi non accetta di registrare gli attuali obiettori nell’albo di sua > competenza. Le proposte del Comitato oggi non possono essere di attuazione di quella difesa che > invece le leggi italiane hanno istituito sin dal 1998. In questo senso Giovanardi evade la legge > sulla difesa alternativa e la sentenza della Corte Cost. > > Ritenevo importante condividere questi pensieri con te, attesa la prossimità del ricorso al TAR > Lazio che alcuni di noi si stanno preparando a proporre per ottenere in via giudiziaria ciò che > questo governo ci nega. > > Se ritieni, aderisci anche tu a tale battaglia contattando Tonino Drago (drago at unina.it) oppure > Luca Saltalamacchia (saltalamacchia at tin.it). > > Cordialmente > > >
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