A chi ha risposto alla mia
nota sul razzismo “Come in Germania anni ‘30”
Mando questa risposta unitaria e
sintetica a quanti mi hanno scritto in risposta alla mia nota circolata
(per lo più) col titolo “Come in Germania anni ‘30”. Ho raccolto gli
indirizzi in due gruppi Antirazzismo 1 e 2. Per riservatezza li lascio
nascosti. Non sono in grado per ragioni di tempo e per i molti impegni di
fare da segretario e portalettere tra tutti. Se i moderatori accettano,
chiedo di indirizzare eventuali proseguimenti sulle liste belle e
impegnate che trovate in evidenza, a cui io sono iscritto. Chi non è
iscritto potrà chiedere di iscriversi, e resterà libero di ritirarsi
quando vorrà.
*
Il mattino di domenica 27 dicembre 2009,
scrivevo una nota “indignata” e sofferta dopo aver visto la sera
precedente il film francese Welcome, su intolleranza e razzismo verso gli
immigrati. Quel film non dice una novità, e proprio perciò rialza
l’impegno antirazzista. Era una nota emozionata, ma non per questo meno
fondata: «L’emozione non è il pensiero, ma è la madre del pensiero»
(Ignacio Matte-Blanco)
Nello stesso giorno ricevevo 22
risposte significative, e altre
nei giorni successivi, fino (salvo errori) a 46.
Ne ho
fatta una sintesi (salvo di quelle riservate), per procedere nell’impegno.
I nomi sono puntati. Chi vuole quella sintesi (9 pagine) me la chieda.
Ho ricevuto dal prof. Valerio Onida (già presidente della Corte
Costituzionale) una grande relazione sui diritti costituzionali dello
straniero. Sono da lui autorizzato a inviarla a chi me la chiede, o nella
forma integrale, o in una sintesi fatta da me.
Da un’avvocato valorosamente impegnata nella difesa degli immigrati
ho ricevuto una sintesi del “pacchetto sicurezza”, che posso pure fornire
su richiesta.
*
Il clima
razzista sordo, diffuso, grave, fomentato e utilizzato a fini di potere,
non è solo un’ingiustizia, ma va a sgretolare le istituzioni e valori
irrinunciabili della civiltà giuridica e umana. L’aggressione programmata
dell’attuale maggioranza alla Costituzione, contro la democrazia
parlamentare e partecipata, a favore del “principato” monarchico e
pre-moderno, e del privilegio nazionalistico, è una barbarie. La politica
contraria al principio civile della “legge uguale per tutti”, a favore di
una immunità personale di berlusconi dal controllo giudiziario, è una
barbarie.
*
Quella
mia nota, per come mi esprimevo, è sembrata ad alcuni un invito a
colpevolizzarsi, e ad altri un appello all’azione.
So bene
che riconoscersi colpevoli paralizza se non diventa un moto di coscienza
ad agire più giustamente.
Quanto
all’azione, io non sono un uomo pratico, e non so organizzare alcunché. Il
mio lavoro è soltanto per la circolazione delle idee che mi sembrano
giuste e che possono promuovere comportamenti e politiche giuste. Scrivevo
quelle parole gravi invitando il lettore a coordinare con altri
sentimenti, idee, pratiche civili. Chi è capace di raccogliere e
organizzare iniziative, sempre democratiche e nonviolente, sia personali
che collettive, localmente o più ampiamente, farà bene a farlo.
L'importante è che ognuno crei sensibilità, in sé e attorno a sé. Dalla
sensibilità nascono opere concrete. Non si tratta per nessuno di fare gli
“eroi”, ma ognuno può aiutare l’azione giusta di tanti. Occorre anche il
coraggio di disturbarsi.
Credo che
ci siano tante energie, buone volontà - dalla cultura della giustizia al
volontariato che assiste sul territorio i bisogni primari – che hanno solo
bisogno di rafforzarsi nella consapevolezza, nell’appoggio reciproco e
nella collaborazione. L’Italia ne ha bisogno, affinché un afflusso di
civiltà umana e solidale arrivi alla politica degenerata o fiacca.
*
Con l’aiuto di un amico, abbozzo un censimento. Un ampio
gruppo delle vostre risposte fa perno sul concetto di
“sensibilizzare: fare ciascuno la propria parte - diffondere
riflessioni antirazziste - impegnarsi” (senza altre
specificazioni).
Altre
risposte invitano a dichiarazioni pubbliche, ad esporsi con
azioni personali, a far percepire pubblicamente che c’è una parte
cospicua di cittadini che non accetta.
Altre ancora invitano e si impegnano
personalmente a “nutrire quei pochi” che ciascuno può
sostenere: cioè ad attivarsi nel concreto
raggiungibile, anche se piccolo, assistendo le vittime della
discriminazione.
Alcuni invitano a rafforzare le reti di collegamento, con
formule varie.
Alcuni prospettano un impegno in un contesto politico, o
comunque strutturato.
Altre risposte formulano osservazioni sparse
(spesso la risposta è plurima).
Una grande difficoltà segnalata è come comunicare e
modificare i pregiudizi della parte più sprovveduta e impaurita della
popolazione, soggetta alla cattiva informazione, dominata dalla strategia
della paura. Infatti, c’è una spaccatura nel dialogo del paese, inflitta
dai mezzi mediatici di berlusconi, facili, falsificatori, distraesti,
corruttori della libertà di sapere. Perciò, diversi, pur impegnati
ciascuno con le proprie capacità, soffrono un senso di impotenza e
frustrazione.
*
Non traggo alcuna conclusione. Vedo che il problema è grande e
grave. Chiedo che quanti lo sentiamo comunichiamo tra noi per guarire la
coscienza e la politica italiana da un virus malefico: la
discriminazione tra esseri umani. Le soluzioni giuste sono difficili,
ma, senza lo spirito giusto, diventano impossibili. Cercare lo spirito
giusto e unirci in esso è la cosa più urgente e la prima
concretezza.
Enrico Peyretti