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Sansonetti:domande giuste su odio-conflitto, risposte sbagliate. Ma iniziamo tutti a parlarne di piu'....
- Subject: Sansonetti:domande giuste su odio-conflitto, risposte sbagliate. Ma iniziamo tutti a parlarne di piu'....
- From: marco palombo <elbano9 at yahoo.it>
- Date: Thu, 24 Dec 2009 15:43:23 +0000 (GMT)
Sansonetti iIl conflitto ha bisogno dell' odio? O, invece...l'odio ostacola il conflitto,avvantaggia il piu' forte?"
Sul settimanale Gli Altri, in edicola dal 24 dicembre, Piero Sansonetti si pone queste domande:"L' odio e' un elemento essenziale del conflitto politico?E' quindi un carburante della lotta, delle conquiste, del progresso?" La sua frase successiva "Se riesaminiamo la storia della Repubblica ci accorgiamo che non e' cosi'." riduce una questione enorme, universale ad uno spazio territoriale (Italia) e temporale (gli anni della Repubblica) infinitesimo, una dimensione sproporzionata alla vastita' e universalita' del tema. Non commento il grosso dell' articolo che traccia un affresco della storia italiana dal '45 ad oggi.Arrivo alle conclusioni. "Sicuramente una politica in cui prevale l' odio, e prevale senza argomenti (cioe' senza conflitto) e' una politica che avvantaggia i padroni. Pace sociale e guerra nei ceti dirigenti:questo e' il risultato dell' odio...Ma come e' possibile fermare l' odio? E' chiaro che non e' possibile senza un' azione unilaterale...Il PD ha l' occasione per farlo. Deve rompere con giudici e parte dei mass media..altrimenti vince Feltri, vince Berlusconi."
Le domande giustissime del titolo si perdono nel finale in sillogismi a dir poco "discutibili". Vediamo . Odio senza argomenti? No, e' giusto avversare Berlusconi, non odiarlo. Non solo per il conflitto di interessi gigantesco, soprattutto,ma non solo, in settori delicati (informazione). Sentenze dello Stato italiano dicono che il nostro Presidente del Consiglio e' coinvolto in reati di corruzione della giustizia, il "regista" della nascita del suo partito e' stato condannato per legami con la mafia, i miliardi a Craxi per leggi a suo favore sono dimostrati anche se non hanno portato a condanne (credo per prescrizione dei termini).
E' legittimo che settori della borghesia contrastino Berlusconi per questi motivi. Esistono molti altri conflitti, il conflitto sociale innanzitutto, ma anche l' antirazzismo,l' essere contro la guerra, questi siamo noi a doverli portare avanti, non e' colpa di Di Pietro o Repubblica se non hanno le nostre stesse idee sui rapporti sociali o altro.
Pero' la categoria "odio" e' veramente troppo presente nella sinistra "vera" (il PD non e' di sinistra, lo dicono loro, o no?). Nella stessa pagina del settimanale che ospita l' articolo di Sansonetti c'e' un' intervista a Edoardo Sanguinetti che ritorna su un tema a lui caro (o cade nuovamente in una trappola). "Io odio, me l' ha insegnato Beniamin". Ma anche l' episodio della curva Nord di Livorno, con i suoi slogan inneggianti all' aggressione fisica a Berlusconi, dimostra la presenza di questo atteggiamento sbagliato . In questo caso unito non a una cultura sofisticata ma ad una ingenua e rude "coscienza di classe" (ho vissuto a Livorno, questa e' autentica anche se discutibile).
Allora che conclusione possiamo trarre da tutto questo ?
Essenzialmente due.
a) Provare a riflettere,ragionare e far riflettere anche gli altri. Contrastando le semplificazioni con un atteggiamento paziente ma rigoroso, attento.
b)Con l' esempio, dimostrando che e' possibile lottare per le cose che riteniamo giuste senza violenza ne' fisica ne' di tipo diverso. La cultura della nonviolenza ci da molti strumenti per capire e per muoverci,ma c'e' una sproporzione gigantesca tra il valore di questa cultura, la sua elaborazione e la sua diffusione e applicazione. Ciascuno di noi deve provarci e cercare di correggere e ridurre i numerosi e inevitabili errori iniziali. L'' esempio e' l' unica strada per dimostrare che si puo lottare per cambiare le cose senza far violenza o odiare gli avversari di questo cambiamento.
Sul settimanale Gli Altri, in edicola dal 24 dicembre, Piero Sansonetti si pone queste domande:"L' odio e' un elemento essenziale del conflitto politico?E' quindi un carburante della lotta, delle conquiste, del progresso?" La sua frase successiva "Se riesaminiamo la storia della Repubblica ci accorgiamo che non e' cosi'." riduce una questione enorme, universale ad uno spazio territoriale (Italia) e temporale (gli anni della Repubblica) infinitesimo, una dimensione sproporzionata alla vastita' e universalita' del tema. Non commento il grosso dell' articolo che traccia un affresco della storia italiana dal '45 ad oggi.Arrivo alle conclusioni. "Sicuramente una politica in cui prevale l' odio, e prevale senza argomenti (cioe' senza conflitto) e' una politica che avvantaggia i padroni. Pace sociale e guerra nei ceti dirigenti:questo e' il risultato dell' odio...Ma come e' possibile fermare l' odio? E' chiaro che non e' possibile senza un' azione unilaterale...Il PD ha l' occasione per farlo. Deve rompere con giudici e parte dei mass media..altrimenti vince Feltri, vince Berlusconi."
Le domande giustissime del titolo si perdono nel finale in sillogismi a dir poco "discutibili". Vediamo . Odio senza argomenti? No, e' giusto avversare Berlusconi, non odiarlo. Non solo per il conflitto di interessi gigantesco, soprattutto,ma non solo, in settori delicati (informazione). Sentenze dello Stato italiano dicono che il nostro Presidente del Consiglio e' coinvolto in reati di corruzione della giustizia, il "regista" della nascita del suo partito e' stato condannato per legami con la mafia, i miliardi a Craxi per leggi a suo favore sono dimostrati anche se non hanno portato a condanne (credo per prescrizione dei termini).
E' legittimo che settori della borghesia contrastino Berlusconi per questi motivi. Esistono molti altri conflitti, il conflitto sociale innanzitutto, ma anche l' antirazzismo,l' essere contro la guerra, questi siamo noi a doverli portare avanti, non e' colpa di Di Pietro o Repubblica se non hanno le nostre stesse idee sui rapporti sociali o altro.
Pero' la categoria "odio" e' veramente troppo presente nella sinistra "vera" (il PD non e' di sinistra, lo dicono loro, o no?). Nella stessa pagina del settimanale che ospita l' articolo di Sansonetti c'e' un' intervista a Edoardo Sanguinetti che ritorna su un tema a lui caro (o cade nuovamente in una trappola). "Io odio, me l' ha insegnato Beniamin". Ma anche l' episodio della curva Nord di Livorno, con i suoi slogan inneggianti all' aggressione fisica a Berlusconi, dimostra la presenza di questo atteggiamento sbagliato . In questo caso unito non a una cultura sofisticata ma ad una ingenua e rude "coscienza di classe" (ho vissuto a Livorno, questa e' autentica anche se discutibile).
Allora che conclusione possiamo trarre da tutto questo ?
Essenzialmente due.
a) Provare a riflettere,ragionare e far riflettere anche gli altri. Contrastando le semplificazioni con un atteggiamento paziente ma rigoroso, attento.
b)Con l' esempio, dimostrando che e' possibile lottare per le cose che riteniamo giuste senza violenza ne' fisica ne' di tipo diverso. La cultura della nonviolenza ci da molti strumenti per capire e per muoverci,ma c'e' una sproporzione gigantesca tra il valore di questa cultura, la sua elaborazione e la sua diffusione e applicazione. Ciascuno di noi deve provarci e cercare di correggere e ridurre i numerosi e inevitabili errori iniziali. L'' esempio e' l' unica strada per dimostrare che si puo lottare per cambiare le cose senza far violenza o odiare gli avversari di questo cambiamento.
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