IL MEZZO 
  E’ IL MESSAGGIO   
  di Raniero 
  La Valle
  Articolo della rubrica 
  “Resistenza e pace” in uscita sul prossimo numero del quindicinale di Assisi, 
  Rocca (rocca at cittadella.org 
  )
   
  In una sciagurata 
  intervista a “Linea Notte” il presidente dei deputati della Lega Nord, Roberto 
  Cota, alla domanda sul perché fare il “processo breve” per il presidente del 
  Consiglio e invece lasciare il “processo lungo” per gli immigrati, ha risposto 
  che si tratta di dare, qui e in ogni altra occasione, la prova che “il 
  contrasto alla immigrazione clandestina” è una indiscutibile politica e 
  priorità della maggioranza e del governo. Non è questione di efficacia: alla 
  sicurezza non aggiunge nulla che un immigrato possa essere processato a vita, 
  mentre molto serve alle fantasie xenofobe sapere che nei suoi confronti la 
  pretesa punitiva dello Stato non  
  viene mai meno. 
  In modo imprevisto si 
  realizza il vecchio annuncio di Marshall Mac Luhan: il mezzo è il messaggio. 
  Perché sia chiaro che gli stranieri che non ci servono devono stare fuori dai 
  piedi, il mezzo è di assimilarli, nella procedura penale, ai terroristi e ai 
  mafiosi, di lasciarli affondare coi barconi nel Mediterraneo, di incriminare 
  chi li soccorre, di arrestarli se si sentono male e chiamano il 118 o vanno al 
  Pronto Soccorso, di farli nascere come figli di nessuno, di braccarli se 
  lavano i vetri o si improvvisano giocolieri ai crocicchi delle strade. Non 
  serve a niente, ma serve a far capire che qui siamo inflessibili, e perciò non 
  vengano e se ne vadano. 
  L’ultimo messaggio è 
  quello del “White Christmas”, il bianco Natale, cioè il Natale pulito, 
  inventato dal comune leghista di Coccaglio (Brescia) Si tratta di fare pulizia 
  etnica, fino al 25 dicembre, andando a pescare in tutte le case gli immigrati 
  non in regola, o non più, togliendo loro la residenza. E poi c’è il messaggio 
  dell’ “Ambrogino”, con cui il comune di Milano ha premiato la squadra dei 
  vigili che andava a caccia dei clandestini sugli 
autobus.
  Ma ci sono altri messaggi. 
  Il “processo breve” il premier Berlusconi se lo fa per sé, con ostentazione: 
  tutto l’impegno del suo ministro e dei suoi avvocati messi in Parlamento è ora 
  quello di aggirare la Costituzione scrivendo una legge che, senza veli, 
  suonerebbe così: “Silvio Berlusconi non può essere sottoposto ad alcun 
  procedimento penale”. Anche qui il mezzo è il messaggio; esso dice: Berlusconi 
  è “il sovrano del popolo”, e pertanto è insindacabile, inviolabile e non 
  punibile; che poi è il messaggio definitivo, finalmente svelato, della 
  cosiddetta “governabilità”: chi riesce a farsi eleggere poi può fare quello 
  che vuole e viene pulito anche il suo passato.
  Insieme con questo è 
  arrivato il messaggio che il ministro Bondi è andato a proclamare in TV: “la 
  magistratura assedia la democrazia italiana”, il che vuol dire che il governo 
  dichiara guerra alla magistratura; il sovversivismo delle classi dirigenti 
  giunge qui fino all’orlo della guerra civile.
  Poi ci sono i messaggi che 
  le tasse sono un furto di Stato, che evaderle merita una legislazione 
  premiale, che la corruzione non fa male e che per il resto gli italiani – 
  disoccupati, licenziati, cassintegrati – si arrangino, tanto la crisi non c’è. 
  
  Di questi messaggi 
  Berlusconi è la fonte, il cuore, il catalizzatore, la condizione, il garante. 
  Messaggi che inesorabilmente diventano convinzione diffusa, cultura e senso 
  comune, riflesso condizionato, vita quotidiana. E una società intera finirà 
  per muoversi così, senza più neanche sapere che questi sono diventati i suoi 
  parametri, i suoi moventi.
  Per questo la permanenza 
  di Berlusconi al potere è di per se stessa turbativa dell’ordine pubblico ed è 
  un fattore gravemente inquinante della nostra comunità nazionale. È una 
  lesione che diventa metastasi. Gli alti sondaggi non sono una legittimazione, 
  sono un’aggravante. L’accanimento terapeutico con cui i suoi accoliti e 
  alleati lo difendono, pur se non lo stimano e dissentono, si spiega solo col 
  fatto che Berlusconi è il nome del loro stesso potere, e sanno che col voto, 
  anticipato o no, esso finirà.
  Dunque è giustificato non 
  solo giudicare e criticare le politiche del governo, ma anche continuare a 
  porre il problema personale del presidente del Consiglio, comprese le 
  manifestazioni popolari come quella del 5 dicembre, perché la preoccupazione 
  in almeno la metà del Paese è altissima, e il nostro sistema istituzionale, a 
  causa della riuscita neutralizzazione del Parlamento, è rimasto privo di ogni 
  strumento di difesa. E quanto alle nostre istituzioni educative, che 
  potrebbero almeno lottare con altri e alternativi messaggi, in questo tempo 
  hanno smesso di educarci. 
   
     Raniero La 
  Valle