Ragione ribaltata



Ragione ribaltata

Su la Repubblica del 1/9/9 è stato pubblicato un inserto sulla libertà di stampa.

Stefano Rodotà si chiede e afferma lapidario: “A che serve, però, l’offerta di centinaia di canali televisivi se le centrali di produzione dei contenuti sono nelle mani di monopolisti, obbediscono alla stessa logica, hanno gli stessi azionisti di riferimento? Rendere possibile l’esposizione di ciascuno al massimo possibile di opinioni diverse è ormai la condizione fondamentale per il funzionamento dei sistemi democratici. Altrimenti la democrazia pluralista si trasforma in un guscio vuoto”.

William Langewiesche, intervistato da Roberto Festa, a mio avviso fa un raffronto che mette il dito nella piaga in cui viviamo: “Negli Stati Uniti esistono norme che non consentono, a chi ha incarichi pubblici, di intraprendere cause per diffamazione contro i mezzi di informazione. Chi gestisce soldi pubblici, chi assume decisioni così importanti come mandare a morire la gente in guerra, deve essere soggetto al più ampio controllo. Deve accettare che si indaghi sui suoi atti politici, sulla sua vita privata, sulla sua condotta sessuale. E’ duro, ma è necessario, se si vuole ricoprire un incarico pubblico. 
Domanda: “E se la stampa sbaglia, deforma, diffama?”
“E’ un rischio calcolato. Fa parte del gioco. Le faccio un esempio. Sarebbe molto facile ridurre la criminalità. Basterebbero leggi più repressive. In quel modo, però, si colpirebbero le libertà civili. E allora, in democrazia, si accetta un certo grado di criminalità, per poter vivere più liberi. Così dovrebbe essere anche per l’informazione. In questo modo, ovviamente, si accetta anche la possibilità che la stampa sbagli, o deformi. Una società democratica è disposta a rischiare, se considera l’informazione un valore”.
Domanda: “E’ un prezzo che non tutti sono disposti a pagare”.
“Ogni libertà ha un prezzo. Gli errori della stampa non sono comunque così frequenti. Molto più facile che un politico cerchi di bloccare notizie sgradite...” 

Ecco, noi adesso diamo priorità all’eventualità d’errore da parte del giornalista anziché al monopolio che da trent’anni detengono Confalonieri, Letta e Berlusconi. Diamo priorità a chi dice di voler scoprire – chissà in quale modo – gli scafisti anziché evitare di far morire migliaia di poveri cristi.    

Questi sono due esempi (più che di distorsione) del vero e proprio ribaltamento fatto compiere alla nostra ragione.
  
2/9/9 – Leopoldo BRUNO