Rischio, Paura, Responsabilità



Appunti del seminario tenutosi il 18/5/9 a Scienze politiche dell’Università di Bologna, nell’ambito del progetto “Governare la paura”

Rischio, Paura, Responsabilità; Prof.ssa Elena PULCINI, Università di Firenze

Uno dei temi di cui mi occupo è quello della paura e per il quale a settembre pubblicherò un libro. 
Diagnosi e propositività. Con Hans Jonas più che la parola rischio c’è il concetto di principio della responsabilità. Con Gunther Anders viene trattata una filosofia di occasione che parta dagli eventi; misurarsi col presente; categorie della modernità. 
Due occasioni mie: 1) ritorno della passione della paura; continuità; messa in discussione. La premessa della modernità è liberare gli uomini dalla paura. 2) responsabilità; Max Weber; prospettiva. 
Responsabilità, rischio paura dalla seconda metà del novecento. Principio responsabilità di Jonas: dalla responsabilità come imputabilità alla responsabilità come risposta a qualcuno. Cura, farsi carico dell’altro. Manuel Cruz.
Potere causale, principio di responsabilità, Max Weber, imputabilità. Farsi carico delle conseguenze delle proprie azioni.
Responsabilità: futuro prossimo, passato; responsabilità dei conti: determinazione del da farsi. Responsabilità della causa che mi impone di agire; ‘responsabilità per’: autoreferenziale. Dal concetto giuridico di responsabilità al concetto etico; l’altro, l’alterità che assume spessore. 1) resp. di fronte all’altro; 2) resp. x l’altro. Cosa produce lo slittamento dal primo al secondo? Dalla linea decostruttivista – Derrida – carattere simmetrico della logica retributiva della responsabilità. 
Oggi, qui presento più un piano sociologico che sociale. Sociologica è l’irruzione dell’idea di altro. Due eventi: 1) Shoah; 2) rischi a causa dello sviluppo tecnico. Due eventi fondati su fondamenta etiche e relazionali di responsabilità. Levinas; Jonas; resp. rischio (paura).
Il principio di resp.: il potere dell’uomo con la tecnica ha trasformato promesse in minacce: crisi economica del futuro del pianeta. Homo faber, produttivismo e coazione a produrre dell’homo faber. Jonas: homo faber, Prometeo scatenato: senza vincoli: situazione inedita, ‘qui tutto è nuovo’. Radicale novità dello scenario; novità: ripensare i fondamenti dell’etica. Due fattori: 1) condizione globale della vita umana; Jonas filosofo della civiltà della tecnica; 2) Jonas etica e idea di futuro; non solo presente e futuro prossimo; preoccuparci delle conseguenze del futuro remoto.
Nesso potere e responsabilità; futuro e modalità nuove del potere dell’uomo prodotto dalla tecnica; potere illimitato. Effetti inintenzionali, non consapevoli. Causa dell’agire responsabile è esterna al soggetto ma lo vincola. Causa – dovere di responsabilità: è l’altro vulnerabile, oggetto fragile, imperfetto, transeunte; che ci vincola - in quanto imperfetto – alla sua attenzione. Idea di vulnerabilità: etica, fragilità; Ricoeur, Levinas, Butler (critica della violenza etica). Responsabilità viene da una chiamata cogente che viene dall’altro: dovere di rispondere all’appello. Idea di dovere oggi; problemi immensi: ultimo decennio ha messo in discussione l’idea di dovere etica postmoderna.
1)Gilles Lipovesky: post dovere. Responsabilità vs dovere; patologie della personalizzazione; pesi di imperativi categorici non capaci di sopportarli. Crisi dell’idea di dovere. 2) Zygmunt Bauman: etica e teorema del dovere e delle regole. Ripersonalizzazione della morale: un io senza fondamento. Dalla certezza del dovere all’incertezza della responsabilità. Etica senza illusione. Incertezza – ambivalenza. 
Jonas: noi responsabili perché l’umanità deve essere; l’essere è meglio del nulla. Organismo e libertà. Assunto ontologico, metafisico. L’umanità deve esserci, questo è l’imperativo; al di là della condizione metafisica. Jonas parla della ‘motivazione ad agire’. Filosofia sociale: dovere di prendersi cura dell’altro. 
Tre aspetti di cui è chiamato a rispondere il soggetto: 1) contingenza, esposizione distruzione; 2) carattere estremo del male; 3) vulnerabilità dell’altro. 
Radicalità del male che incombe sull’umanità; destino non solo dell’umanità ma dell’intero universo. Ragione radicale all’assunzione del dovere. Dimensione emotiva della responsabilità; sentimento e insieme ricorso alla paura. E’ ciò che ci dà lo stimolo. Il presupposto alla responsabilità. Contingenza e radicalità del male è ciò che fa risvegliare la paura. Resposabilità è un momento di preoccupazione – apprensione che scaturisce dalla paura che la minaccia. Nuovi doveri del nuovo potere: euristica della paura. Temporalità: male è futuro remoto, solo immaginabile, non è immediato, esempio disastro ecologico. Non è pericolo uguale morte. Paura e vulnerabilità dell’altro. 
Il limite di Jonas – a parere della Pulcini – è che presuppone un soggetto capace di rispondere alla vulnerabilità dell’altro; di riconoscere e rispondere all’altro. Ma l’homo faber è la causa, come fa a farsi carico della preservazione della vita? 
Nesso antropologia – etica. Teoria critica del presente, in grado di proporre soluzioni alternative a partire da una diagnosi del presente. Jonas vede solo soggetto altruistico; esempio rapporto parentale – responsabilità; esempio comportamento altruistico; esempio figli, amore e natura. Ma la responsabilità verso mondo vivente e generazioni future né rapporto naturale né biologico d’amore. Paura non insorge automaticamente di fronte a rischi globali ma si accorda…
Pensiero anticipante verso la paura, anticipazione del male; allora paura solo paura altruistica. Preoccupazione per il destino dell’altro futuro: primo dovere. Altruismo e dovere: diritto dell’umanità e del mondo all’esistenza. Ma così non si fanno i conti con le patologie (Honnert); con l’homo faber. 
Patologie dell’età globale: degenerazione del sociale, rischio di estinzione del pianeta. ‘L’uomo è antiquato’ di Anders: rischio globale per eccellenza è quello atomico. Hiroshima e dopo Hiroshima. Homo faber perversione in homo creator. Homo faber: predatorio, acquisitivo, ma strumentale, utilitaristico. Homo creator produce effetti distruttivi inintenzionali per l’uomo stesso. 
Hobbes: non c’è più autoconservazione. 
Potere illimitato e vulnerabilità insieme. Rischio estinzione: mondo senza uomo perché da una scissione di facoltà ‘dal fare al prevedere’ le conseguenze del proprio agire: emozioni – immaginazioni non più all’altezza della nostra potenza. Non riusciamo a essere all’altezza del mondo costruito da noi stessi. Scissione fra sfera produttiva e sfera d’agire. Incapaci di riconoscere i rischi. Incapaci di provare emozioni adeguate al pericolo. Tutti sanno della bomba atomica ma si sa solo in modo vago. Non c’è azione, non c’è una consapevolezza emotivamente fondata; sentiamo troppo poco, siamo inferiori a noi stessi. Scissione fra sfera cognitiva e sfera emotiva; scissione fra ciò che si sente e ciò che si conosce. Cecità all’apocalisse. Inadeguatezza che riguarda in prima istanza la paura. Non c’è paura, subisce un’anestetizzazione, un diniego. Anestesia della paura: meccanismo di difesa. Diniego della realtà (Freud). Non arriva alla sfera intima; non è rimozione, è difesa verso l’esterno. E’ conosciuta e riconosciuta ma non partecipata e sentita (meccanismo di difesa). Patologia: dinamica collettiva per tutta la società; stati di diniego. Società del rischio: diniego indeterminato, lontano, non imputabile. Diniego ed enormità del rischio. 
Nostra morte pensata ma non quella di migliaia di persone e dell’apocalisse. Fine umanità è possibile ma la psiche si sottrae all’idea di questa responsabilità.
Analfabeti della paura. Incapacità di provare paura. Distinzione fra paura mobilitante e angoscia cioè indeterminazione paralizzante demotivante. La prospettiva morale deve fare i conti con le patologie del soggetto; con la scissione e come superarla. Paura come passione attiva mobilitante se si supera la scissione. Recuperare il pericolo dei propri limiti per poter agire. Jonas: necessità di paura; Anders: perché della sua assenza superando il diniego che anestetizza. Anders: ristabilire un contatto fra le facoltà. Più sentire. Ricomporre la scissione compito morale. Reimparare ad avere paura. Dall’angoscia improduttiva a una paura motivante – attiva. 
In Usa, immaginazione è tema di interesse nuovo; emancipazione dal dato, dal presente. 
L’esistenza dei rischi e le loro potenzialità possono rimettere in moto l’uomo. 
Per la prima volta si realizza la possibilità di un Noi che non richiede adesioni particolari. Dal male soggetto attivo e responsabile; Edgar Morin: età globale contiene in sé maggiore minaccia e maggiore promessa insieme. Età globale uguale comune destino. Nuovo non solo negativo ma virtuoso di apertura, di possibilità. Arendt = ricominciamento. Interdipendenza globale: unificazione. Inedito senso di appartenenza al genere umano e comune destino. Pervasività: qui e ora. Paura dei rischi globali uguale consapevolezza della nostra vulnerabilità; chance; ripensare la responsabilità. Riconoscimento di dipendenza e interdipendenza. 
Solo il soggetto che ha paura può rispondere e farsi carico dell’altro. 
Umanità – mondo – generazioni future uguale non amore o dovere. Ma percezione per esso stesso di vulnerabilità e reciprocità. Sua costitutiva socialità o relazionalità. 
Dislivello fra ciò che si conosce e ciò che si sente (es. conoscenza e paura della bomba H); mancanza di immaginazione.                       
Concetto di senso da rimobilitare: il legame di specie ha un senso? Mi importa delle risorse fra 100 anni? Generazioni future e pianeta stesso: ci interessa? Se non c’è concetto di senso non c’è paura né responsabilità. Senso ci fa tornare a sentire vincolati agli altri. 
Dislivello prometeico di Anders: dislivello cognitivo-emotivo. 
A monte c’è un’idea di soggetto da ripensare. Termini soggettivistici – atomistici – di ritornare a una sfera dell’etica non permeata solo dall’unico concetto di dovere. 
Passione per lo stile di vita prevale sulla passione per il futuro. 
Diniego uguale nucleare – non voler e non poter immaginare. 
Passione acquisitiva, del presente, autopreservazione. Hobbes: paura della passione del presente – paura non si mette in moto se … riabilita la paura, da recuperare, da far insorgere. Fondamento della modernità è la paura ma non è detto che debba prendersi per buono. No buonismo ma solidarietà. Passioni solidali – positive – no benevolenza. Riconoscere la propria vulnerabilità – non c’è altruismo; rammemorare la nostra vulnerabilità. 
Età globale uguale chance uguale unico pianeta – ristretto – senza confini; ma anche mondo finito – piccolo – molto piccolo uguale nuovo soggetto da cogliere. 
Frank Furedi: cosa è paura e ti dirò da che parte stai; alimentazione della paura dall’ambito del potere politico; prodotta dall’alto. 
Io paura che sorge dal basso; stato inerme dei soggetti in preda a paura e insicurezza. Declinare in positivo concetto di vulnerabilità – non più inermi – Levinas – qualcosa che configura la diversità del soggetto. Vulnerabilità e interdipendenza (Butler).    
Dislivello prometeico: incapacità di adeguare le conseguenze del mio agire rispetto al mio agire (effetti della bomba H che lancio). Ma noi conosciamo le conseguenze grazie al sapere. Stile di vita uguale conseguenze che conosco. Più conoscenza profonda e più scelte di conseguenza: minuziosità di ogni atto è importante rispetto alla crisi ecologica. 
Sopravvento delle passioni del presente uguale diniego. Diniego perché le conoscenze ci sono uguale autoinganno che spinge a fare le cose. C’è chi esagera – catastrofismo. Diniego in forma di autoinganno è atteggiamento prevalente, difficile da smontare. Ma non c’è alternativa. 
Come risolvere oltre la diagnosi catastrofica che non basta. Voglio arrivare a pensare soluzioni.
Jonas è dovere, il resto è poco. 
Kant parla di rispetto perché non ha tematizzato il futuro (Kant con insufficienti sentimenti). Kant solo dovere perché il sentimento non ce la fa. 
Vero utilitarismo è traballante: quale utilitarismo, è di corto respiro oggi. Uso il motorino. Perseguimento dell’utile è oggi un fenomeno autoingannevole. 
Era Bush, era costruita dalla paura. Pericolo di delega. Sgravare. Esonerare vs responsabilità – soggettiva singolare capillare. 
Liberarci da noi dalla paura. 
Paura buona e paura cattiva. Non si può vivere senza paura. Passione primordiale della paura. Risposte: magia – tecnica – politica. Oggi non solo istanze esterne per far scomparire la paura. Felicità – libertà: promesse mitologiche. Linee di tendenza. Sappiamo che non sono definitivi, è lotta costante. 
Corsi ricorsi – storia individui – idea di progresso è granitica. 
Distinguere fra paura buona e paura cattiva se riusciamo a non far essere il progresso granitico. 
Arendt: capaci di ricominciare. 
Pensiero che prova soluzioni oltre (la critica e) la diagnosi.
Rompere la paralizzazione dell’angoscia per la paura mobilitante. Io sono fragile e allora agisco (il mondo è fragile) -  Arendt sblocco. I meccanismi di paralisi attraverso l’angoscia. Primo passo per rientrare in circuito emozioni con tonalità; speranza può essere delegante. Oppure rinascita dopo il terrore. Ricominciare rimobilitarsi. 
Capire quali sono le minacce reali e allora c’è una paura sana, indispensabile, che non toglie la speranza ma che spinge a moblitarmi.
Passione è concetto ambivalente: dobbiamo capire di cosa parliamo. 
Io (Pulcini): pessimismo cosmico verso la politica. Dall’altro lato, penso una politica senza star come la Arendt. (Rousseau: politica - forma di potere degli Dei)
Riappropriazione da parte del soggetto del suo contare. Capace del legame sociale. Cittadinanza – diritti: sono un po’ di retroguardia. Oggi c’è dell’inedito che dobbiamo prendere in mano. E la politica non è in grado di prenderlo. Soggetto relazionale – sociale che fa politica. 

28/7/9 – Appunti né riveduti né corretti a cura di Leopoldo BRUNO (c’è quel che c’è)