D'intesa con la redazione di Rocca (rocca at cittadella.org ;
www.rocca.cittadella.org ) diffondo in anticipo
(come già faccio con gli articoli di La Valle) il mio prossimo articolo per
la rubrica "Fatti e segni" (che tengo dal 1989), come invito a conoscere questa
rivista quindicinale, chiedendone numeri in saggio. Rocca è eccellente per la
larghezza di interessi, per l'attenzione approfondita a problemi e fatti, ed è
ben leggibile per il linguaggio serio, libero, non riservato a
specialisti.
Enrico Peyretti,
Torino
Chi ci ha derubato?
Enrico
Peyretti
Angelo - Da bimbi lo
sapevamo e l’abbiamo dimenticato: un angelo accanto ad ognuno, che ha cura di
lui. Che altro sapevamo che non sappiamo più? Che cos’abbiamo imparato che i
bimbi non sanno? Che cosa potremmo imparare se continuassimo a
nascere?
Bimbi - Ero lì senza
sorriso, quando piccoli passerotti umani compaiono correndo, giocando ad
inseguirsi sulla via, due bimbetti appena sgambettanti, spettacolo di vita
risorgente, e io senza volerlo mi trovo che sorrido.
Dolore - Ricordo una riflessione di don Michele Do sul
“buon ladrone”. Tento di riassumerla. È un uomo condannato ad atroce sofferenza
che sa guardare al dolore del vicino, non solo al proprio; è un colpevole che
riconosce il proprio male e chiede a Gesù che si ricordi di lui, nel suo regno.
Gli altri (anche l’altro condannato) sfidano Gesù a salvare se stesso se vuol
salvare altri. Forse in quel momento Gesù è tentato di ritenere fallita tutta la
sua opera, abbandonato dal Padre. Il buon ladrone lo riporta alla missione per
cui è nato, per cui muore: annunciare la salvezza. Il ladrone aiuta Gesù, quasi
lo salva come messia, e Gesù gli promette salvezza per questa sua fiducia nella
vita mentre è preda di una vendetta di morte, per la rara santità di saper
guardare l’altro, crocifisso come lui, accanto a lui. Noi siamo salvati sulla
croce di Gesù, ma anche su quella del ladrone buono.
Dono - Ognuno restituisce ai
figli ciò che ha avuto dai genitori. Non è al datore che si rende il dono.
Continua solamente ciò che si perde.
Giustizia - Enormi parti dell’umanità hanno creduto e
sperato nella giustizia, amato e lottato per l’uguaglianza di tutte le persone
nella dignità effettiva, hanno pagato anche con la vita per la liberazione dalla
fame e dalla soggezione ai bisogni che abbrutisce. Tutto questo non è stato solo
nel movimento operaio e socialista nei due secoli precedenti all’attuale, ma era
già nelle sapienze e nelle morali antiche, che sono radice e anima, spesso non
riconosciuta, di quel movimento contemporaneo. Oggi quella fede sembra perduta.
Chi ci ha tanto derubato? Chi ci ha tolto la fede nella giustizia? Chi ha
distrutto quest’anima, senza la quale l’umanità non è viva? Se riusciamo a
vedere chi e che cosa, anche in noi stessi, ci ha avvelenato la speranza, chi ci
ha falsificato l’ideale in illusione, per potere spararci addosso il colpo
mortale della delusione e della rassegnazione, allora potremo tornare a fare
analisi della realtà alla luce della intelligenza disincantata e con la forza
dell’anima (satyagraha), e potremo vedere dove sta l’inganno e come si può
cercare di diventare veramente umani, soci o fratelli, più giusti.
Mare - La nave taglia il
mare: una gran pelle ferita sanguina schiuma bianca. Il mare è mobile, grande,
uguale, rotondo, superficie del profondo. Qui il mondo liquido prende forma dal
vento, che si rivela in onde dalle creste bianche, che subito scompaiono.
Immagino che siano queste le figure antiche di sirene nascenti dall’acqua. Il
mare è più antico di tutta la storia, solo le stelle più antiche di lui. Si
affacciano i delfini, a ridere di noi superficiali e metallici.
Pena - La coppia che litiga
per strada è molto penoso spettacolo, fa vacillare il senso delle cose.
Pensare - Integra la realtà con la fantasia e
puoi incontrare nuova realtà. Limita la fantasia alla realtà e puoi perdere
nuova realtà.
Regalo - Non puoi regalare
un giocattolo a un bambino, che ce l’ha già… Ne hanno troppi. Una buona idea:
cercare i giocattoli di una volta, originalissimi. Ma ci sono
ancora?
Scusa – Vorrei potere
scusare un uomo potente e vuoto, miserabile. Anche lui, affamato di donne
prelibate, cerca Dio, purché non le consideri sacrifici umani dovuti alla
propria divinità, ma spenda se stesso, deluso dal potere, come estrema
invocazione, nel seno di ogni povera immagine dell’infinita
bellezza.
Silenzio - I morti sono in
Dio. Se parlo con Dio parlo con loro. Rispondono, per la stessa via, come
risponde Dio: con silenziosi suggerimenti interiori.
Tempo - Con l’invecchiare,
sempre meno sono i nomi che ti risultano nuovi, e tutte le facce che vedi
somigliano ad una già vista. Ti scopri a pensare come Qohelet, sempre più
spesso. I tipi umani sono limitati. Sì, ogni persona è unica, ma l’umanità si
ripete terribilmente simile, nei suoi aspetti, e nei comportamenti.