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Rovesciare la crisi
- Subject: Rovesciare la crisi
- From: "bruno\.leopoldo\@libero\.it" <Bruno.Leopoldo at libero.it>
- Date: Fri, 10 Apr 2009 16:26:04 +0200
Seminario: Rovesciare la crisi. Giornata organizzata dall’Onda Anomala Bologna. Interventi a cura dei proff.: Federico Chicchi e Andrea Fumagalli; studenti universitari da: Bologna, Roma, Venezia, Napoli, Torino, Padova, Pisa. Appunti della mattinata. Ci siamo! Stiamo entrando nel cuore della crisi. Nuove opportunità sociali e prospettiva storica. Abitare e agire politicamente la crisi. Crisi strutturale di qualità nuova, del legame sociale e fiduciario. Elementi della società che si sentono minacciati Lo spirito profondo del capitalismo è in crisi; il suo modello antropologico, la sua anima. L’individualismo proprietario è insufficiente. Ci si disincastra. La capacità dei valori torna a spingere; l’apertura al possibile e l’antagonismo stesso producono valore. E’ in crisi lo sfruttamento che è andato al di là del rapporto capitale/lavoro, che ha innervato tutto il tessuto sociale e quindi entra in crisi il tutto. E’ stato tutto valorizzato ed è entrato tutto in crisi. I mercati finanziari erano il più forte meccanismo di distribuzione del reddito, di moltiplicazione dell’economia reale, di plusvalenze che diventavano governance sociale; ecco perché è una crisi sistemica che ne colpisce cervello, cuore e nervi. Anche la remunerazione (non più solo salariale) era diventata partecipazione diretta a godere di piccola parte delle plusvalenze maturate dalle imprese. Meno potere d’acquisto dai salari, maggiore dalle plusvalenze. Ma le plusvalenze favoriscono i redditi già medio-alti, penalizzando i medio-bassi; hanno un effetto distorsivo di distribuzione dei redditi. Nascono problemi di insostenibilità sociale. Fino all’inizio della crisi, i mercati finanziari avevano svolto una funzione di assicurazione sociale al posto dello stato: fondi pensione integrativi, scelta tfr, smantellamento del welfare state e forme di assicurazione privata. La disciplina e l’autocontrollo della capacità lavorativa usati quali garanzie di se stessi per ripagare i propri debiti (debiti come colpa, in lingua anglosassone). Le forme di resistenza alla crisi e non di superamento sono corporative, di ritorno in grande stile dello Stato. La creazione di moneta attraverso nuovi titoli pubblici è vista dai mercati finanziari come una congiuntura, uno Stato che tampona i buchi. La novità sono le parole di Obama per lo sviluppo produttivo a basso impatto ambientale, allo scopo di far ripartire il sostegno all’accumulazione e rilanciare i mercati finanziari. I due attuali serbatoi del capitalismo sono il general intellect e il territorio inteso come luogo produttivo privilegiato (casa). Oggi la produzione è rilanciata come centro della produzione ecologica ma cozza con le tendenze neocorporative e la quantità di Cina e India. E quindi ci vuole un coordinamento globale di produzione e di investimento al di là di esigenze nazionali di area. Però non c’è oggi la capacità politica di fare una nuova Yalta economica. Il mercato finanziario non può nemmeno attendere soluzioni di nuova tecnologia a lungo termine: la cura darebbe i suoi frutti con il paziente ormai morto. Il riformismo regolatore non ce la fa; è morto. Questa è la crisi. La politica rivoluzionaria è l’unica soluzione. E’ necessario muoversi con soluzioni che non siano compatibili con la morta realtà attuale, ma presentate come compatibili. Movimenti che si muovono sulla rimodulazione delle politiche di welfare che fanno perno non sul ritorno al welfare pubblico keynesiano e in ciò vale lo slogan dell’Onda: noi non siamo più nel novecento. Un cambiamento di forme di produzione, di lavoro radicale irreversibile. No welfare keynesiano, no workfare ma welfare del comune. Basarsi sulla messa in circolo e diffusione della conoscenza (non solo intellettuale taylorista); più si mette in circolo e più si diffonde. Nello scambio di conoscenza sono insite potenzialità di grande valore che oggi vengono recintate con i brevetti, con il controllo e la privatizzazione dei percorsi formativi: c’è bisogno di cervelli per produrre processo creativo fin¿La fidelity card serve non solo per la fidelizzazione ma anche perché fornisce una serie di informazioni. Data main, raccolta di una miniera di dati non più attraverso indagini di mercato; utile per i contratti dei subfornitori e per presentare la scaffalatura nel modo più proficuo per la vendita nei supermercati, con ad esempio la merce giusta alla giusta altezza degli occhi. Produco informazione, creo valore con la fidelity card, tre per due per le giacenza di magazzino. L’introito tv è così del 60 – 70% dovuto a contratti pubblicitari. Vedo tv e creo valore. Lavoro di cura: privatizzazione di servizi sociali. La produzione culturale artistica dalla strada - di significato e simbolismo - viene cooptata ed entra a far parte del processo di valorizzazione: mercificazione di attività che sono frutto della manifestazione spontanea. Più musei, meno ponti sullo Stretto! Oggi l’obiettivo del management è accrescere il valore di un’impresa per finanziare la capacità di investimento. La fidelizzazione è conoscenza non estorta dall’individuo. Oggi non si guadagna il dividendo; lo si dà quando si è in crisi così per far vedere; ma il valore in Borsa crolla e non crea rendita. Capacità di ricapitalizzazione del profitto che diventa rendita: è questo ciò che conta. I mercati finanziari sono tutt’altro che parassiti! Oggi crisi di tipo cognitivo, del meccanismo di accumulazione, ma non vuol dire che siamo alla fine. 1929: welfare e debito dello Stato. Oggi la capacità cognitiva non riesce ad essere gestita dal mercato finanziario: banche, Stato, soggetti insolventi e tutti entrano nel mercato finanziario uguale crisi di meccanismo di accumulazione che deve quindi passare anche su meccanismi sociali. Il welfare reddito di base porta fuori dal capitalismo anche se economicamente il capitalismo se lo potrebbe permettere. Il capitalismo come debito ci vuole perché ci sia accumulazione; l’indebitamento coniuga il capitale e il lavoro. Il debito è strutturale al sistema capitalistico. Due livelli di debito: debito di sistema aggregato e debito individuale. Il valore debitorio è attualmente 12 volte il capitale e quindi il rapporto non può mai essere chiuso. Il lavoratore corresponsabile dipende da quanto lui è in debito con la società. La comunicazione sociale in rete mi dà delle informazioni. Lo spazio di non sottomissione come ampliarlo per coscienza e soggettivazione? Strumenti culturali di conoscenza e carattere immaginifico: controllo mediatico (ogni estate ad esempio si ripetono: pedofilo in spiaggia, migranti, fulmini, ecc.). Si adeguano le forme di comunicazione/advertising dei media. Comunicazioni immaginarie con capacità potenti culturali. Cultura-merce è un elemento strutturale. Crisi come elemento di coscientizzazione non come dopo il ’20-30. Il diritto di scelta politica non esiste più. La rappresentanza sul territorio e nazionale non c’è più: se lo sono riappropriato. 10/4/9 – a cura di Leopoldo BRUNO
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