proposta di formazione....



Nonviolenze: femminile, plurale

Percorso di tre laboratori sui conflitti interpersonali a partire dalla differenza di genere

 

Per il secondo anno il Movimento Nonviolento organizza un ciclo di tre laboratori sul tema dei conflitti interrelazionali.

Quest’anno vi proponiamo di cominciare ad esplorare le voci di donne che lavorano da tempo nella formazione su questi temi. Sono notevoli le differenze che le tre formatrici presentano: dalle diverse metodologie al differente peso che tali autrici danno al loro essere donna. La parola “nonviolenza” diventa così “nonviolenze”, poiché la scommessa è che i saperi delle donne ne rimettano in discussione la monolitica appartenenza al neutro-maschile declinandola a partire da altre pratiche, più vicine alla vita e all’esperienza delle donne.

Monica Lanfranco è l’unica a mettere a tema la differenza di genere e propone un lavoro fortemente improntato su questa; Pat Patfoort, pur non facendo lo stesso, ha (tra le altre cose) da sempre lavorato sul suo rapporto con i figli e la famiglia; per quanto riguarda il lavoro condotto da Claudia Pallottino, il Teatro dell’Oppresso sarà un insolito strumento attraverso il quale mettere a fuoco le problematiche che sono sullo sfondo della differenza tra i sessi.

Il percorso è aperto a chiunque voglia approfondire il tema del conflitto e del conflitto di genere e fare esperienza di nuove e diverse modalità per una sua gestione più consapevole.

 

 

Lavorare sui conflitti

a partire dalla differenza di genere

 

24-25 gennaio

 

laboratorio di due giorni condotto da Monica Lanfranco

 

La conflittualità è una dimensione che caratterizza fortemente il nostro quotidiano, che riguarda sia il nostro mondo interiore, sia la sfera delle relazioni sociali che viviamo, sia l’intera realtà sociale che ci circonda.

Nella maggior parte dei casi viene rivestita di un’accezione puramente negativa, viene vista come problema la cui risoluzione forzata, a volte violenta, intesa sia come strappo sia come fuga, non può non essere l’unica soluzione possibile e praticabile.

Gestire il conflitto in modo positivo, favorirne una sua trasformazione nonviolenta, è una capacità che già possediamo in alcune situazioni ma di cui raramente siamo consapevoli; si tratta allora innanzitutto di prendere coscienza di come siamo abituate/i a pensare al conflitto, di quali sensazioni ci trasmette e di quali reazioni fa scattare, al fine di rafforzare i comportamenti positivi, intesi come possibile espressione di competenze, che già manifestiamo, anche se spesso solo parzialmente, in tali situazioni.

Una tale consapevolezza, unita alla conoscenza dei presupposti della pratica nonviolenta e delle principali dinamiche attive nei conflitti, è il punto di partenza per maturare ulteriormente le competenze - intese come capacità relazionali - indispensabili per non essere costrette/i a fuggire di fronte ad una situazione conflittuale o a rifugiarsi dietro reazioni distruttive, per sentirsi in grado di “poterla attraversare” senza rimanerne prigionieri.

 

Nel percorso verranno impiegate metodologie formative di carattere attivo, alternando momenti di comunicazione, esercitazioni, lavori di gruppo, integrazioni esperienziali. Il gruppo, con le sue esperienze, costituirà la principale risorsa di lavoro. Verranno effettuati lavori in gruppo, simulazioni di situazioni di  conflitto e giochi di ruolo. Se possibile saranno visionati materiali video e discussi film interi e a spezzoni sui quali il gruppi discuterà. Consigliati abiti comodi per eventuali esercizi e giochi di ruolo.

Ecco alcuni temi che saranno affrontati:

 

La nonviolenza: dalla teoria alla pratica;

Il conflitto interpersonale: risonanze emotive e dinamiche relazionali;

Per una gestione nonviolenta dei conflitti: competenze;

Dal micro al macro: la nonviolenza come strumento di azione sociale;

Potenzialità e conflitti a partire dal genere;

Essere uomini ed essere donne: non una semplice constatazione ma il conflitto dal quale partire;

Fra condivisione e dominio;

Pratiche di non violenza nella storia dei movimenti sociali per il cambiamento– l’apporto dei movimenti delle donne;

Uso della lingua  come cornice dell'oppressione/ il linguaggio sessuato;

La presenza femminile nella storia italiana degli ultimi decenni: elaborazioni teoriche, visibilità politica, mutamenti del costume;
La differenza di genere;
Il linguaggio sessuato;
La differenza di genere come ipotesi di lavoro.

 

Considerando il carattere modulare e flessibile di questa specifica offerta formativa, i contenuti possono variare per essere adattati ai desiderata del gruppo.

 

Monica Lanfranco, giornalista, formatrice sui temi del conflitto e della differenza di genere (www.monicalanfranco.it)

 

Teatro dell’Oppresso

 

28 febbraio 1 marzo

 

Laboratorio in due giorni condotto da Claudia Pallottino

 

Due giorni di esplorazioni di comportamenti in situazioni conflittuali col TdO (Teatro dell’Oppresso). Le possibilità di lavoro sono aperte ai temi su cui il gruppo vuole lavorare.

Il Teatro dell’Oppresso è un metodo teatrale che usa il teatro come mezzo di conoscenza, come linguaggio e come strumento di consapevolezza e trasformazione della realta' interiore, relazionale e sociale. E' un teatro che rende attivo il pubblico e serve ai gruppi di "spett-attori" per esplorare, mettere in scena, analizzare e trasformare la realta' che essi stessi vivono.
Fulcro del lavoro e' l'analisi e trasformazione delle situazioni oppressive, di disagio, conflittuali, della vita quotidiana, attraverso un atteggiamento non indottrinante ma maieutico: esso non dà risposte, ma pone domande e crea contesti utili per la ricerca collettiva di soluzioni.
Comprende anche una serie di esercizi e giochi che mirano a sciogliere le "meccanizzazioni" del nostro corpo/mente/emozione che sono cristallizzate nella cosiddetta "maschera sociale". Pur toccando aspetti personali ed emotivi, il TdO non si pone come terapia, ma come strumento di "liberazione" collettiva che poggia sulla presa di coscienza autonoma delle persone, sullo "specchio multiplo dello sguardo degli altri".
Il Tdo vuole essere uno strumento per forgiare scoperte circa se stessi e circa l'Altro, per chiarificare ed esprimere i nostri desideri; uno strumento per il cambiamento delle circostanze che producono infelicita' e pena, e per l'intensificazione di cio' che porta pace; per rispettare le differenze tra gli individui e gruppi e per includere tutti gli esseri umani nel Dialogo; è infine uno strumento per ottenere giustizia economica e sociale
.

 

 

Claudia Pallottino, attualmente assistente sociale in un servizio di base, si occupa da circa 10 anni di formazione di volontari in servizio civile e di gruppi di adulti sui temi del conflitto e della nonviolenza.  Si è formata al metodo del Teatro dell'Oppresso con l’Associazione Giolli. E’ formata teatralmente attraverso percorsi di danza contemporanea sperimentale ed espressione corporea.

 

Pat Patfoort

28-29 marzo

Laboratorio di due giorni sul modello dell’Equivalenza

 

Pat Patfoort è una antropologa e dottore in biologia umana belga. Nella sua formazione, è stata segnata dai numerosi contatti con le associazioni gandhiane fondate da Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, nonché dalla formazione religiosa e la lunga permanenza (otto anni) in Africa Occidentale. Dirige il Centro per la gestione nonviolenta del conflitto "De Vuurbloem" ("Il fiore di fuoco") a Brugge-Bruges, in Belgio, di cui è anche cofondatrice. Ha lavorato, a livello nazionale e internazionale, come trainer e mediatrice sulle tematiche della trasformazione e della gestione nonviolenta dei conflitti, ideando un originale approccio teorico (denominato "Mme-model", modello dell’Equivalenza), che ha applicato nell'educazione dei suoi due figli e verificato in questi trent'anni di formazione. Proprio su tale approccio verterà il lavoro che vi proponiamo.

Le sue pubblicazioni in italiano:

Una introduzione alla nonviolenza. Presentazione di uno schema di ragionamento, Edizioni del Movimento Nonviolento, Verona (1988);

Costruire la nonviolenza. Per una pedagogia dei conflitti, La Meridiana, Molfetta (Bari) (1992);

Io voglio, tu non vuoi. Manuale di educazione nonviolenta, EGA Editore, Torino (2001);

Difendersi senza aggredire. Il potere della nonviolenza, EGA Editore, Torino (2007)

 

 

“Troppo spesso, quando ci sentiamo aggrediti, non vediamo che due possibili risposte: diventare a nostra volta aggressori oppure subire passivamente. C’è invece una terza possibilità: un modo di agire che non comporta né aggressione, né passività. Non esiste solo la scelta tra dominare o essere dominato, c’è un modo di essere forti senza cercare di avere il controllo di qualcun altro. Per mettere in pratica questa modalità di comportamento è necessario essere coscienti che è una strada possibile e che si può imparare a concretizzarla. Più numerosi saremo a metterci su questa strada, meno violenza, sofferenze, tragedie vi saranno nel mondo e più cresceranno benessere, felicità e energia costruttiva. (Patfoort)

www.patpatfoort.be

 

 

Tutti i laboratori si svolgeranno presso la casa della nonviolenza e avranno i seguenti orari:

sabato 9,30-13,30 e 14,30-18,30;

domenica 9.30-13.30

 

Iscrizioni:

Per info e iscrizioni contattare Laura 3488279423; mail laurasebastio at virgilio.it

per il laboratorio del 24-25 gennaio far pervenire la propria adesione entro il 17 gennaio;

Per il laboratorio del 28 febbraio-1 marzo far pervenire la propria adesione entro il 21 febbraio;

per il laboratorio del 28-29 marzo far pervenire la propria adesione entro il 21 marzo.

 

contributo per un laboratorio: 70 euro;

contributo per tre laboratori: 180 euro.

Si richiede un anticipo di almeno 20 euro.

 

 

I versamenti possono essere effettuati direttamente presso la Casa per la Nonviolenza oppure con versamento sul c/c postale 18745455 intestato a Movimento Nonviolento oppure per bonifico bancario utilizzare il Codice IBAN: IT 35 U 07601 11700 000018745455. Nella causale specificare “Contributo di adesione al laboratorio MN”

(detraibile ai fini fiscali)