25/11 presentazione libro palestina - Lettere al di là del muro
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- Date: Sun, 23 Nov 2008 18:49:32 +0100
Vento
di Terra Onlus vi invita alla presentazione del libro LETTERE
AL DI LA’ DEL MURO
Incontro
con i curatori STEFANO APUZZO, SERENA BALDINI E BARBARA ARCHETTI, del
libro
"LETTERE AL DI LA' DEL MURO" (Edizioni Stampa Alternativa) che
contiene approfondimenti storici, foto, disegni e soprattutto le
lettere più
belle e toccanti dei bambini che vivono nei campi profughi alle porte
di Gerusalemme.
I bambini si raccontato senza remore e paure, una testimonianza unica e
preziosa, uno strumento utile anche per insegnanti ed educatori. Un
libro per
la pace. Barbara, operatrice sociale, e Serena, insegnante, hanno
vissuto e
lavorato in Palestina, e sono socie della Onlus Vento di Terra (
www.ventoditerra.org
), organizzazione da anni impegnata nel supporto a
progetti educativi nei campi profughi palestinesi. Nella
serata saranno presenti anche contributi video e illustrate le diverse
sue
attività. INCONTRO
APERTO A TUTTI, FINO AD ESAURIMENTO POSTI DALLE 19.30
APERITIVO
OFFERTO DALLA LIBRERIA
"Lettere
al di là del muro"
di Stefano Apuzzo, Serena Baldini e Barbara Archetti; foto interne di Luca Tommasini Il
libro contiene le lettere più belle e toccanti dei bambini che vivono
nei campi profughi palestinesi alle porte di Gerusalemme. Le loro
famiglie furono espulse dai villaggi natii alla nascita dello Stato di
Israele nel 1948 e dopo l’occupazione illegale dei Territori
Palestinesi nel 1967.Cosa significa per dei bambini crescere ingabbiati
da un muro di cemento altro 9 metri, senza la possibilità di non uscire
mai dai campi in assenza della “carta blu”? Lettere al di là del muro è
un testodi bambini palestinesi che si raccontano senza remore e paure,
una testimonianza unica e preziosa, uno strumento utile anche per
insegnanti ed educatori. Un libro per la pace.
Gli autori: Barbara Archetti, operatrice sociale, e Serena Baldini, insegnante, sono socie di Vento di Terra Onlus, organizzazione da anni impegnata nel supporto a progetti educativi nei campi profughi palestinesi. Entrambe hanno vissuto e lavorato in Cisgiordania, occupandosi di progetti di cooperazione internazionale. Stefano Apuzzo, giornalista e scrittore, autore di diversi testi di successo (l’ultimo dei quali è Farmakiller, in questa stessa collana). Presidente di Amici della Terra Lombardia. E’ attivo nei progetti promossi nei campi profughi palestinesi. Ex parlamentare è attualmente assessore nel Comune di Rozzano (Mi). Luca Tommasini, fotografo, vive e lavora in Palestina. Seguono 3 lettere tratte dal libro: Interrogativi Marah - 14 anni Sono
una ragazza di 14 anni del campo di Qalandja. Chiedo al mondo arabo, al
mondo occidentale e a tutti gli esseri umani sulla terra: che colpa ha
l’infanzia per essere uccisa così in Palestina? Io sono nata in
Palestina, è questa la mia colpa? E ancora, sono nata in una zona
ancora più piccola della Palestina, un campo profughi. Che colpa ne ho
io se gioco con una pietra o un fucile, al posto di giocare con una
bambola o una macchinina? Che colpa ne ho io se mangio una volta sola
al posto che tre? Che colpa ne ho io se abito con tutta la mia
famiglia in una sola stanza con un bagno ed una cucina? Dove sono la
mia stanza, la mia bambola, la mia vita? Perché devo giocare per la
strada, ma non in un campo giochi? La mia colpa è essere palestinese?
Essere bambina costretta a vivere in questo posto occupato? O forse la
mia colpa è non riuscire a togliermi di dosso questa occupazione? Io
non riesco a trovare qualcuno che risponda alle mie domande, ma io
continuo a vivere la mia vita in questo piccolo posto nonostante tutto,
perché io appartengo a questo campo e sono orgogliosa di questo campo,
perché è il mio paese, è la mia patria ed è il posto dove morirò
La chiave Anas Wahdan - 12 anni Non
riesco a capire se qualcuno ha raccolto o sta raccogliendo le chiavi di
Sheikh Abbas, che le ha portate con sé per più di venti anni. E perché
le raccoglieva, nonostante le loro porte fossero state distrutte o
bruciate? La chiave è diventata una canzone e una leggenda. Perché non
possiamo tessere le leggende sulle nostre chiavi perse o su quelle
rimaste sulle porte, tutte arrugginite, in attesa del ritorno dei loro
proprietari? Alcuni pensavano di poter tornare dopo qualche giorno, ma
si sono susseguiti i giorni, i mesi e gli anni e ancora non sono
tornati. Sheikh Abbas si è accorto delle chiavi dimenticate nelle
serrature delle porte e le ha raccolte una ad una. Le portava sempre
con sé e loro danzavano sul suo fianco, lo hanno fatto per più di venti
anni, finché un giorno sono cadute per terra vicino al suo corpo che è
stato sbranato da un orso cattivo. E nessuno le ha più raccolte perché
abbiamo perso la speranza.
Le dita di una mano non sono tutte uguali Iman Juhaleen – anni 12 La
mia vita nel campo è molto normale perchè mi ci sono abituata. Ci sono
persone buone e persone cattive perchè le dita di una mano non sono
tutte uguali, sono diverse. Ci sono i buoni e quelli che non lo sono,
la gente che vive in questo campo è così. Nel campo vive tantissima
gente e ci sono tanti centri e scuole, medici, negozi e la clinica
dell’UNRWA, che da quando è stato costruito il campo ha la direzione
dei servizi, ed i negozi di arredamento e di elettrodomestici e le
farmacie e i venditori di vestiti e i fornai, tutto quello che serve.
Grazie a Dio ci mancano solo alcune cose che considero poco importanti,
come la pulizia delle strade. Se la gente si aiutasse e si impegnasse
di più il campo sarebbe più pulito, per noi e i nostri figli e per
tutta la società, io e le mie amiche discutiamo di questo argomento.
Visto che siamo un popolo istruito e colto dobbiamo risolvere i nostri
problemi e non aspettare che vengano risolti da altri. La nostra
situazione è più difficile che nel passato per la presenza del Muro di
separazione razziale che ci circonda da tutti i lati, siamo diventati
come un uccello in gabbia. E’ questo il grosso problema che
affrontiamo. Quando ci sono delle difficoltà prego tutti gli abitanti
del campo di affrontarle insieme, mano per mano. Purtroppo, quando vado
fuori dal campo, nelle città vicine, vedo che non ci sono gli stessi
problemi, mi auguro con tutto il cuore di diventare come loro. Perchè
siamo capaci di migliorare la nostra situazione, continueremo e
riusciremo a fare molto con la volontà. Nel futuro vorrei essere una
giornalista e vorrei diventare importante. Che Dio porti il successo.
La pace sia con voi.
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