30 giorni x 30 articoli.
Verso il 10 dicembre 2008: leggiamo insieme ogni giorno un
articolo
della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
Art. 10
"Indipendente e
imparziale"
La Tavola della pace rinnova
l'appello ai direttori dei TG della RAI:
bastano pochi secondi al giorno nei TG
Oggi, mercoledì 19 novembre 2008, leggiamo insieme il decimo articolo
della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Articolo 10 della Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani
"Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena eguaglianza,
ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e
imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi
doveri, nonché della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga
rivolta".
Segue il commento del prof.
Antonio Papisca.
"Come per altri articoli, anche in questo caso il Patto internazionale
sui diritti civili e politici e le Convenzioni giuridiche sono più
dettagliati. L'articolo 9 del Patto, in particolare i commi 2 e 3,
stabiliscono che chiunque sia arrestato o detenuto in base ad un'accusa
di carattere penale deve essere tradotto "al più presto" davanti ad un
giudice e la detenzione delle persone in attesa di giudizio non deve
costituire la regola. L'espressione "al più presto" viene ribadita dal
terzo comma dell'articolo 5 della Convenzione europea con l'aggiunta
che la persona in questione "ha diritto ad essere giudicata entro un
termine ragionevole o di essere messa in libertà durante il
procedimento".
A queste norme riguardanti il processo dentro gli stati, occorre
aggiungere le altre che dispongono che le persone, una volta esauriti i
rimedi interni, hanno il diritto e la possibilità di adire anche i
tribunali internazionali competenti a giudicare in materia di diritti
umani (Corte europea, Commissione e Corte interamericana, Corte
africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, Corte penale
internazionale, Tribunali internazionali speciali). Come dire, la sfera
della giustiziabilità è andata al di là della mera 'giurisdizione
domestica' degli stati.
Le garanzie qui evocate sono costituite, innanzitutto, dalla reale
possibilità che tutte le persone, su un piede di 'piena eguaglianza',
possano adire un tribunale, che giudichi super partes. Il
tribunale deve essere indipendente, in particolare rispetto al potere
dell'Esecutivo, e i suoi membri devono procedere in tutta imparzialità.
La cosiddetta certezza del diritto è assicurata primariamente dalla
magistratura. Siamo in presenza di principi fondamentali dello 'Stato
di diritto", che prevedono la "distinzione dei Poteri' (legislativo,
giudiziario, esecutivo). Nel sistema democratico, il potere
legislativo, esercitato dal Parlamento ha certamente la primazìa sugli
altri, ma anche lo stesso Parlamento, nell'esercizio della delega
ricevuta dal 'popolo sovrano' (democrazia rappresentativa), non può
discostarsi dal nucleo duro di principi e norme costituito dal Diritto
internazionale dei diritti umani, non può insomma disattendere
l'obbligo che anche su di esso incombe di salvaguardare i diritti e le
libertà fondamentali della persona. In altre parole, e sempre con
riferimento ai sistemi politici democratici, quando si tratta di
'riformare' il processo e la magistratura occorre aver ben presenti i
'paletti' dello ius cogens universale e procedere nell'ottica
di garantire, non di condizionare o restringere, la sfera di
indipendenza e imparzialità dei giudici. Occorre ribadire, opportune
et inopportune, che la filosofia morale e giuridica dei diritti
umani è quella del procedere sulla via del migliorare e del
perfezionare, non del regredire.
C'è la garanzia della pubblicità delle udienze: i procedimenti 'a porte
chiuse' sono, devono costituire delle eccezioni. Faccio notare che in
non pochi casi si rende necessaria e utile la presenza alle udienze di
delegazioni di osservatori internazionali, soprattutto di
organizzazioni non governative quali Amnesty International e Human
Rights Watch.
Un'ulteriore garanzia sta nei tempi, che devono essere rapidi (si parla
anche di tempi ragionevoli) sia quanto ad apertura dei procedimenti sia
quanto ad espletamento dei medesimi. La tempestività, così come
l'osservanza dei parametri di indipendenza e imparzialità, dipende sia
da fattori obiettivi - buone leggi, codici non farraginosi,
organizzazione degli apparati, ecc. - sia da fattori che attengono alle
qualità personali dei giudici: senso della legalità, competenza
tecnica, rigore morale, incorruttibilità, consapevolezza di esercitare
il massimo dei poteri, qualcosa che somiglia, quanto meno
metaforicamente, ad un diritto di vita o di morte sulle persone. Per i
magistrati occorre una marcia in più: la particolare sensibilità che
discende dall'interiorizzazione del codice universale dei diritti
umani. All'interno della scuole di specializzazione forense deve essere
dato maggiore rilievo alla conoscenza 'interdisciplinare' di questa
materia.
Anche in questo campo deve funzionare una pedagogia del giudicare e,
come per qualsiasi disegno educativo e formativo degno di questo nome,
lumeggiare e seguire l'esempio è essenziale: tra gli altri esempi, che
sono numerosi, quello di Rosario Livatino, il giudice ragazzino
assassinato da un commando della mafia il 21 settembre del 1990.
Tutti i magistrati devono essere consapevoli di essere 'difensori dei
diritti umani', valgono anche per loro le garanzie proclamate dalla
Dichiarazione delle Nazioni Unite "sul diritto e la responsabilità
degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere
e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali universalmente
riconosciuti". Questa Magna Charta dei difensori dei diritti umani
accomuna i magistrati alla schiera dei 'persuasi', anche dei più umili,
i quali operano per gli ideali di giustizia buona e giusta,
riassumibili in: 'tutti i diritti umani per tutti'."
Antonio Papisca
Cattedra UNESCO "Diritti umani, democrazia e pace" presso il
Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli
dell'Università di Padova (antonino.papisca at unipd.it).
Tutte le attività promosse in vista del 10 dicembre sono pubblicate sul
sito: www.perlapace.it.
Perugia, 19 novembre 2008
Ufficio Stampa Tavola della pace
Floriana Lenti 338/4770151
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