30 giorni x 30 articoli.
Verso il 10 dicembre 2008: leggiamo insieme ogni giorno un
articolo
della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
Art. 9
"No a Guantanamo"
La Tavola della pace rinnova
l'appello ai direttori dei TG della RAI:
bastano pochi secondi al giorno nei TG
Oggi, martedì 18 novembre 2008, leggiamo insieme il nono articolo della
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Articolo 9 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
"Nessuno individuo potrà essere arbitrariamente arrestato,
detenuto o esiliato"
Segue il commento del prof. Antonio Papisca.
"Questo divieto fa parte di quell'insieme di principi che vanno sotto
il nome di 'Habeas corpus'. In questo stesso contesto si
collocano anche i successivi articoli 10 e 11. La materia è
particolarmente delicata trattandosi di limitazioni alla libertà fisica
della persona e quindi di situazioni in cui la persona può essere
oggetto di gravi soprusi. L'eventuale detenzione o imprigionamento (o
'fermo') deve avvenire in ossequio alla legge. Chi si trova coinvolto
in queste situazioni ha il diritto di conoscerne i motivi. Siamo in
presenza di un principio sacrale di diritto consuetudinario, il cui
inizio si fa risalire in Inghilterra (1305 sotto il re Edoardo I), con
successiva codificazione ad opera del Parlamento inglese nel 1679.
L'espressione latina fa riferimento ad un'ordinanza di rilascio di un
prigioniero: "Hai il tuo corpo".
Sulla traccia della Dichiarazione universale, il Diritto internazionale
dei diritti umani si è arricchito di norme e strumenti sempre più
puntuali e rigorosi.
L'articolo 9 del Patto internazionale sui diritti civili e politici
(1966) fa precedere il 'divieto' dal 'diritto': "Ogni individuo ha
diritto alla libertà e alla sicurezza della propria persona".
Stabilisce che "nessuno può essere privato dalla propria libertà, se
non per i motivi e secondo la procedura previsti dalla legge" e che
"chiunque sia arrestato deve essere informato, al momento del suo
arresto, dei motivi dell'arresto medesimo, e deve al più presto aver
notizia di qualsiasi accusa mossa contro di lui". Dispone inoltre che
"chiunque sia stato vittima di arresto o detenzione illegale ha pieno
diritto ad un indennizzo". Anche le Convenzioni che sono alla base dei
sistemi regionali dei diritti umani dedicano puntuali articoli alla
materia dello 'habeas corpus': per esempio l'articolo 5 della
Convenzione europea del 1950, l'articolo 6 della Carta africana dei
diritti dell'uomo e dei popoli del 1981, l'articolo 7 della Convenzione
interamericana del 1969, l'articolo 14 della Carta araba dei diritti
umani del 2004.
Nel quadro delle Nazioni Unite sono stati prodotti numerosi documenti
che fissano criteri e regole di comportamento per gli operatori della
giustizia, tra gli altri: 'Regole minime standard per il trattamento
dei detenuti" (1957, 1977), 'Corpo di principi per la protezione di
tutte le persone sottoposte a qualunque forma di detenzione o
restrizione' (1988), 'Regole delle Nazioni Unire per la protezione dei
minori privati della libertà' (1990), 'Linee guida sul ruolo dei
Procuratori' (1990).
Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, lo 'habeas corpus' ha
subito notevoli deroghe, assolutamente incompatibili ai sensi della
vigente legalità internazionale (consuetudinaria e scritta e sviluppata
in convenzioni giuridiche). Nel 2002 l'Amministrazione Bush diede vita
ad un sistema di tribunali militari per giudicare presunti terroristi,
per i quali non doveva valere lo "habeas corpus' nei riguardi di
soggetti i quali, sempre secondo Bush, si collocavano al di fuori delle
garanzie previste dalle Convenzioni di Ginevra (Diritto internazionale
umanitario). Questo approccio fu rigettato dalla Corte Suprema nel
2006. Il Congresso, controllato dai Repubblicani, rispose varando il
'Military Commissions Act" del 2006 che, nella sostanza, recepiva la
tesi dell'Amministrazione. Il 12 giugno 2008, la Corte Suprema, con
cinque voti a favore e quattro contrari, decretò l'incostituzionalità
della suddetta tesi, dichiarando che i sospettati di terrorismo
internazionale detenuti nella base militare di Guantanamo Bay hanno il
diritto di ricorrere presso le (ordinarie) corti federali contro la
loro detenzione in quella base.
Certamente, diritti umani e stato di diritto sono messi a dura prova
dal terrorismo, così come dalla criminalità organizzata, interna e
internazionale. Per la tenuta dei regimi autenticamente democratici,
oltre che la probità e la competenza dei governanti (compresi i
magistrati e gli operatori di polizia), è assolutamente necessaria la
fiducia dei cittadini nelle pubbliche istituzioni. Altrettanto
necessaria è la cooperazione internazionale, da portare avanti nelle
legittime sedi istituzionali multilaterali."
Antonio Papisca
Cattedra UNESCO "Diritti umani, democrazia e pace" presso il
Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli
dell'Università di Padova (antonino.papisca at unipd.it).
Tutte le attività promosse in vista del 10 dicembre sono pubblicate sul
sito: www.perlapace.it.
Perugia, 18 novembre 2008
Ufficio Stampa Tavola della pace
Floriana Lenti 338/4770151
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