Fa senatore (anzi, giudice costituzionale!) il suo cavallo




Chiedo a persone e gruppi di sostenere questa presa di posizione, che viene dall'interno del PD, contro l'ultima oscenità incivile di Berlusconi, uguale al fare senatore il proprio cavallo. A questo ricatto non si deve cedere.
Chiedo a chi ha più voce di me di avviare sui media questa protesta dal basso contro le "porcate" (linguaggio del ministro Calderoli) quotidiane di questo governo padronale e razzista, segregazionista di scolari, che marcia a tappe forzate verso la barbarie.
Poi, sfogata l'indignazione doverosa, chi dice di saper fare politica, faccia un effettivo concreto governo ombra, alternativo, senza concessioni, che risvegli e richiami, se c'è ancora - e ci deve essere - la coscienza civile d'Italia.
Enrico Peyretti, Torino
 

 
----- Original Message -----
Sent: Wednesday, October 15, 2008 11:13 AM
Subject: Dal BLOG

mercoledì 15 ottobre 2008

Privatizzazione dell'Italia? No, grazie.

Ricevo da un amico, assiduo lettore e scrittore di questo blog, e pubblico volentieri, condividendo quanto afferma.
Nando



Grazie Nando,

spero che questo canale televisivo abbia successo (Youdem.tv), proponendo riflessioni critiche e progetti aperti, e non solo uno specchio in cui guardarsi e gongolare.

A proposito di PD:

  1. se passa la nomina di Pecorella alla Corte Costituzionale nell'ambito di uno scambio con Orlando alla RAI, avro' chiuso con questo PD
  2. non penso affatto che il muro contro Orlando fosse su IdV e Orlando specificamente: l'ho sempre inteso come una strategia per ottenere: Pecorella é l'avvocato di Berlusconi scelto da lui pesonalmente per questo ruolo, oltre ad essere la persona che ha fatto questo e quest'altro, ma ormai le due cose vanno insieme
  3. nessuna considerazione mi renderà partecipe della privatizzazione dell'Italia che la nomina di Pecorella confermerebbe e promuoverebbe ulteriormente
  4. dico, nessuna considerazione: non in nome dell' "interesse nazionale" , non in nome delle "riforme", non in nome dei "legittimi giochi democratici" siamo matti ? Significa che c'é un grosso equivoco sull' "interesse nazionale" la "democrazia" il ruolo delle "riforme", o almeno che c'é una parte politica che "vende" letteralmente questi valori in cambio della gestione del potere a proprio comodo: non partecipero' all'apertura di questi cavalli di Troia e non mi spaventa affatto l'essere considerato un "vicino" di Di Pietro. Siamo matti ? per caso la Resistenza l'abbiamo fatta da soli ? o non piuttosto insieme a liberali e cattolici, in larga parte anticomunisti ?!

Mi piacerebbe, caro Nando, che considerazioni di questo tipo circolassero sul tuo blog, proprio perché é letto da gente del PD di tutte le tendenze. Mi preoccupa invece il fatto che circolino "timidamente" solo in alcuni fondi di quotidiani a tiratura limitata.

Un abbraccio,

Cosimo (Bruxelles)

postato da Nando

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sabato 11 ottobre 2008

QUALE SCUOLA ?

Riceviamo da Mario Setta, docente di storia e filosofia in pensione presso il Liceo Scientifico Statale Fermi di Sulmona.



La storia della scuola procede con la storia del pensiero. Per questo le prime scuole sono nate come elaborazione di pensiero. L'alternativa non è tra scuola pubblica e scuola privata, tra scuola confessionale e scuola laica, tra scuola di destra e scuola di sinistra. Il vero banco di prova per una scuola senza aggettivi è quello di essere finestra sul mondo. Sono ancora attuali le parole del poeta indiano Tagore: "La scuola mi appariva come una prigione dello spirito, buona solo a produrre pappagalli ammaestrati". Una scuola che voglia essere tale (skolé significa "divertimento, piacere dello spirito", l'otium latino) deve spalancare al mondo porte e finestre: scuola aperta o scuola chiusa è il dilemma. E' l'idea di Popper, il filosofo della "società aperta".In un discorso che tenne cinquanta anni fa, il 13 ottobre 1958, in qualità di presidente della Aristotelian Society, espose la dialettica tra due modelli di scuola: quella di Talete e quella di Pitagora. La scuola di Talete era una scuola aperta, una scuola di libertà. Talete, infatti, incoraggiava la critica nei suoi confronti, tanto che gli allievi potevano liberamente sostenere idee diverse dalle sue. "Talete – scrive Popper – fondò la nuova tradizione di libertà, basata su un nuovo rapporto fra maestro e allievo e creare in tal modo un nuovo tipo di scuola, del tutto differente da quella pitagorica". Nella scuola di Pitagora, infatti, prevaleva l'insegnamento fondato sull'autorità indiscussa del maestro, venerato come un dio, discendente da Apollo, dotato di poteri taumaturgici. A lui si alludeva come all' "Autós efe" (Ipse dixit) e chi pensava diversamente veniva dichiarato eretico, espulso. Perfino assassinato, come pare sia accaduto a Ippaso di Metaponto che, divulgando la scoperta degli incommensurabili (√2), minava tutta l'impalcatura dell'arché di Pitagora. Il pregio della scuola pitagorica era la conservazione della dottrina del maestro, mediante uno spirito di gruppo molto accentuato, tanto che il pitagorismo era diventato uno stile di vita.


Oggi, c'è una "scuola" che ha sostituito la vera Scuola: è la televisione. Una scuola 24ore/su 24. Scuola a tempo pieno, totalizzante e totalitaria. La concezione di vita e del mondo (weltanschauung) non è più esclusiva della vecchia Scuola o della Chiesa: è monopolio del nuovo "pater familias", l'onnipresente televisore. Tanto che il "maestro unico" della ministro Gelmini, appare più come una trovata per ridurre numero e ruolo degli insegnanti, mentre altrove (in Germania), da circa un secolo alla "grundschule" (elementari), i maestri (con obbligo di laurea) sono sempre stati parecchi in ogni classe. Per questo nel famoso saggio "Cattiva maestra televisione", Karl Popper, sottolineando come la televisione sia diventata "Dio che parla", mette in guardia da nuove forme di totalitarismo: "Credo che un nuovo Hitler avrebbe, con la televisione, un potere infinito". La scuola non è una pianta che si pota con l'accetta, ma un fiore che si cura con perizia e con amore. Un'operazione delicata che, per fortuna, crea sempre attenzione, dibattito, polemica. Non solo in Italia, ma anche altrove, come ora in Francia con il libro di François Bégaudeau, "La classe" (Einaudi), trasposto nel film che ha vinto la Palma d'oro a Cannes. Non sempre e non facilmente (come risulta dal libro di Bégaudeau) la Scuola riesce a riparare i danni, sempre più gravi, della deformazione civico/culturale d'una gioventù allo sbando, ma ci prova. Come àncora di salvezza.

Mario Setta

postato da RNxPD

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