mercoledì 15 ottobre 2008
Privatizzazione dell'Italia? No, grazie.
Ricevo da un amico, assiduo lettore e
scrittore di questo blog, e pubblico volentieri, condividendo quanto
afferma.
Nando
Grazie Nando,
spero che questo canale televisivo abbia successo
(Youdem.tv), proponendo riflessioni critiche e progetti aperti,
e non solo uno specchio in cui guardarsi e gongolare.
A proposito di PD:
- se passa la nomina di Pecorella alla Corte Costituzionale
nell'ambito di uno scambio con Orlando alla RAI, avro' chiuso con
questo PD
- non penso affatto che il muro contro Orlando fosse su IdV e Orlando
specificamente: l'ho sempre inteso come una strategia per ottenere: Pecorella
é l'avvocato di Berlusconi scelto da lui pesonalmente per questo ruolo, oltre
ad essere la persona che ha fatto questo e quest'altro, ma ormai le due cose
vanno insieme
- nessuna considerazione mi renderà partecipe della privatizzazione
dell'Italia che la nomina di Pecorella confermerebbe e promuoverebbe
ulteriormente
- dico, nessuna considerazione: non in nome dell'
"interesse nazionale" , non in nome delle "riforme", non in nome dei
"legittimi giochi democratici" siamo matti ? Significa che c'é un grosso
equivoco sull' "interesse nazionale" la "democrazia" il ruolo delle "riforme",
o almeno che c'é una parte politica che "vende" letteralmente questi valori in
cambio della gestione del potere a proprio comodo: non partecipero'
all'apertura di questi cavalli di Troia e non mi spaventa affatto l'essere
considerato un "vicino" di Di Pietro. Siamo matti ? per caso la Resistenza
l'abbiamo fatta da soli ? o non piuttosto insieme a liberali e cattolici, in
larga parte anticomunisti ?!
Mi piacerebbe, caro Nando, che considerazioni di questo tipo circolassero sul
tuo blog, proprio perché é letto da gente del PD di tutte le tendenze. Mi
preoccupa invece il fatto che circolino "timidamente" solo in alcuni fondi di
quotidiani a tiratura limitata.
Un abbraccio,
Cosimo (Bruxelles)
QUALE SCUOLA ?
Riceviamo da Mario Setta, docente di storia e filosofia in pensione
presso il Liceo Scientifico Statale Fermi di Sulmona.
La storia della scuola procede con la storia del
pensiero. Per questo le prime scuole sono nate come elaborazione di pensiero.
L'alternativa non è tra scuola pubblica e scuola privata, tra scuola
confessionale e scuola laica, tra scuola di destra e scuola di sinistra. Il vero
banco di prova per una scuola senza aggettivi è quello di essere finestra sul
mondo. Sono ancora attuali le parole del poeta indiano Tagore: "La scuola mi
appariva come una prigione dello spirito, buona solo a produrre pappagalli
ammaestrati". Una scuola che voglia essere tale (skolé significa "divertimento,
piacere dello spirito", l'otium latino) deve spalancare al mondo porte e
finestre: scuola aperta o scuola chiusa è il dilemma. E' l'idea di Popper, il
filosofo della "società aperta".In un discorso che tenne cinquanta anni fa, il
13 ottobre 1958, in qualità di presidente della Aristotelian Society, espose la
dialettica tra due modelli di scuola: quella di Talete e quella di Pitagora. La
scuola di Talete era una scuola aperta, una scuola di libertà. Talete, infatti,
incoraggiava la critica nei suoi confronti, tanto che gli allievi potevano
liberamente sostenere idee diverse dalle sue. "Talete – scrive Popper – fondò la
nuova tradizione di libertà, basata su un nuovo rapporto fra maestro e allievo e
creare in tal modo un nuovo tipo di scuola, del tutto differente da quella
pitagorica". Nella scuola di Pitagora, infatti, prevaleva l'insegnamento fondato
sull'autorità indiscussa del maestro, venerato come un dio, discendente da
Apollo, dotato di poteri taumaturgici. A lui si alludeva come all' "Autós efe"
(Ipse dixit) e chi pensava diversamente veniva dichiarato eretico, espulso.
Perfino assassinato, come pare sia accaduto a Ippaso di Metaponto che,
divulgando la scoperta degli incommensurabili (√2), minava tutta l'impalcatura
dell'arché di Pitagora. Il pregio della scuola pitagorica era la conservazione
della dottrina del maestro, mediante uno spirito di gruppo molto accentuato,
tanto che il pitagorismo era diventato uno stile di vita.
Oggi, c'è una "scuola" che ha sostituito la vera Scuola: è la
televisione. Una scuola 24ore/su 24. Scuola a tempo pieno, totalizzante e
totalitaria. La concezione di vita e del mondo (weltanschauung) non è più
esclusiva della vecchia Scuola o della Chiesa: è monopolio del nuovo "pater
familias", l'onnipresente televisore. Tanto che il "maestro unico" della
ministro Gelmini, appare più come una trovata per ridurre numero e ruolo degli
insegnanti, mentre altrove (in Germania), da circa un secolo alla "grundschule"
(elementari), i maestri (con obbligo di laurea) sono sempre stati parecchi in
ogni classe. Per questo nel famoso saggio "Cattiva maestra televisione", Karl
Popper, sottolineando come la televisione sia diventata "Dio che parla", mette
in guardia da nuove forme di totalitarismo: "Credo che un nuovo Hitler avrebbe,
con la televisione, un potere infinito". La scuola non è una pianta che si pota
con l'accetta, ma un fiore che si cura con perizia e con amore. Un'operazione
delicata che, per fortuna, crea sempre attenzione, dibattito, polemica. Non solo
in Italia, ma anche altrove, come ora in Francia con il libro di François
Bégaudeau, "La classe" (Einaudi), trasposto nel film che ha vinto la Palma d'oro
a Cannes. Non sempre e non facilmente (come risulta dal libro di Bégaudeau) la
Scuola riesce a riparare i danni, sempre più gravi, della deformazione
civico/culturale d'una gioventù allo sbando, ma ci prova. Come àncora di
salvezza.
Mario Setta
--
===========================
Visita il BLOG:
http://romanordxilpd.blogspot.com/
===========================
Se hai ricevuto questa e-mail da un
amico, ma le vuoi ricevere direttamente clicca:
mailto:romanordxilpd at gmail.com?subject=ISCRIVETEMI
e invia la mail anche senza testo.
==============
Se non vuoi più
ricevere queste e-mail
clicca:
mailto:romanordxilpd at gmail.com?subject=CANCELLATEMI
e invia la mail anche senza testo.