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FRUSTANDO IL CAVALLO MORTO
- Subject: FRUSTANDO IL CAVALLO MORTO
- From: "camillo.coppola at tin.it" <camillo.coppola at tin.it>
- Date: Tue, 29 Jul 2008 21:37:52 +0100 (GMT+01:00)
----Messaggio originale---- Da: campoantimperialista at tiscali.it Data: 29-lug-2008 17.04 A: "STOP THE WAR"<campoantimperialista at tiscali.it> Ogg: FRUSTANDO IL CAVALLO MORTO > http://www.antiimperialista.org > Notiziario del Campo Antimperialista – 29 luglio 2008 > > ULTIM’ORA > > Chi ci conosce sa bene che non siamo complottisti. Tuttavia i due attentati > che l’altro ieri hanno seminato il terrore in un quartiere popolare di > Istanbul puzzano di «strage di stato» lontano un miglio. Non si tratta solo di > un avvertimento alla Corte Suprema corte la quale, su richiesta dei settori > oligarchici-kemalisti e laicisti più oltranzisti. Deve decidere se mettere > fuori legge l’attuale partito al governo (AKP). Questi settori, che sono anche > i più legati agli USA e al sionismo, puntano a rovesciare il governo Erdogan > il più presto possible, ovvero in vista dell’attacco all’Iran, attacco che > necessita non solo del consenso di Ankara al sorvolo dei cieli turchi da parte > dell’aviazione da guerra israeliana, ma pure dell’uso offensivo della > gigantesca base USA di Incirlik. Un consenso che difficilmente Erdogan > potrebbe offrire. > > > > AVVISO AI COMPAGNI: > IL PRESIDIO CONTRO LA NUOVA GUERRA IMPERIALISTA all’IRAN > da noi annunciato per il 6 agosto 2008 nei pressi dell’ambasciata iraniana è > stato posticipato a settembre. > Per aderire al presidio e COSTRUIRE ASSIEME UNA VASTA MOBILITAZIONE CONTRO LA > PROSSIMA GUERRA: stopguerrairan at fastwebmail.it > > Questo Notiziario contiene: > > 1. FRUSTANDO IL CAVALLO MORTO > Sull’ultimo congresso di Rifondazione Comunista > 2. PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder) > Afganistan: «Non spari sui civili? Allora sei un disturbato mentale» > 3. L’IRAN, AHMADINEJAD E NOI > Si può solidarizzare con l’Iran senza sposare la visione del mondo dei suoi > governanti? Si deve! > 4. TERZO FRONTE > Il programma degli incontri alla Polvese, 29-31 agosto 2008 > >>> > .................................................................... > 1. FRUSTANDO IL CAVALLO MORTO > Sull’ultimo congresso di Rifondazione Comunista > > E’ certo un bene che il VII. Congresso del PRC si sia concluso con la > momentanea sconfitta dell’ala destra Bertinotti- Vendola. Ci auguriamo che > questa «svolta a sinistra» non sia solo di facciata, che aiuti a ricostruire > un fronte non solo anticapitalista ma anche antimperialista. Questa svolta è > il segnale che la maggioranza di questo partito, per quanto eteroclita, ha > tuttavia sconfitto la frazione il cui grado di compattezza è pari alla sua > eteronomia. Non v’è infatti alcun dubbio che dietro al velo delle iperboliche > contorsioni semantiche (terreno sul quale Vendola riesce addirittura a > superare l’inFausto) si nasconda non solo l’ introiezione della > controrivoluzione culturale postmoderna, quanto dell’agenda politica e > istituzionale bipolare e postdemocratica che da questa consegue. Bastava dare > una sbirciata a tutti (tutti!) gli organi di stampa capitalisti per farsi > un’idea di chi fossero gli sponsor di Vendola: nessuna testata esclusa tutte > hanno esecrato l’ elezione di Ferrero. > > Che la sgangherata maggioranza che ha eletto Ferrero a segretario possa > reggere l’assalto che le verrà portato dal vasto fronte post-anti-comunista > noi, però, dubitiamo. Non è sufficiente un raddrizzamento tattico, ci vorrebbe > una radicale svolta strategica, ma questo implica essere profondamente > rivoluzionari nell’animo ed il coraggio di liberarsi da una tradizione > politica opportunista e incartapecorita. Due qualità che che i momentanei > reggenti sono ben lungi dal possedere. > > Tra i concitati momenti del Congresso, uno su tutti è infatti spiccato per la > sua emblematicità: quando l’inFausto, brandendo il proprio carisma, è salito > sul palco a compiere il suo esorcismo. Ebbene, malgrado l’ assenza di ogni > autocritica, nonostante lo sfrontata reiterazione del cupio dissolvi, ovvero > della richiesta dell’autodisfacimento, egli è stato accompagnato da una > ossessiva e bipartizan standing ovation che ha dato la misura di quanta carne > viva e materia grigia la metastasi bertinottiana abbia divorato nel frattempo > e di quanto la maggioranza sia politicamete inconsistente. Per un attimo il > guru si è illuso che il suo rito gli riconsegnasse il partito, che offrendo ad > esso il suo sangue si compisse l’atto conclusivo della trasmutazione. Il > miracolo non c’è stato. I chierici lo hanno tradito. Ma questo non è l’ultimo > atto dello psicodramma. Al posto di un partito ora ne abbiamo due. Lo scontro > diventerà fatricidio e porterà il PRC prima alla paralisi poi allo > spappolamento. > > Che i chierici, dopo aver per anni osannato alle mirabolanti profezie del > vate, sappiano sopravvivere senza di lui ed evitare l’autodissoluzione ne > dubitiamo. I chierici evocano una modestissima rinascita, un ritorno a prima > del congresso di Venezia. Che in punto di morte Ferrero, Russo Spena e > Mantovani facciano ammenda per essere stati tutti culo e camicia con > l’inFausto quando con le Tesi di Venezia demolì anche sul piano formale la > tradizione comunista, fa loro onore, ma un ritorno a prima di Venezia è solo > un pietoso ritirar fuori dall’armadio un vestito dal rosso appena un po’ meno > sbiadito. Il PRC non si impantanò nel riformismo, ovvero non divenne un > partito-protesi del sistema istituzionale imperialistico, tra gli acquitrini > lagunari. Il PRC, riformista, ci nacque, e il suo movimentismo bertinottiano > era solo un opportunistico e momentaneo camuffamento per raccattare consensi > elettorali, proprio al fine di rientrare con più forza nelle stanze dei > bottoni. Per questo la maledizione dell’inFausto alla fine si invererà, > Rifondazione, dopo il supplizio del 13 aprile, è destinata a tirare le cuoia. > Ogni accanimento terapeutico, ogni tentativo di tenerla in vita > artificialmente fallirà. E’ come frustare un cavallo morto. > > La domanda che ci si deve porre è un’altra: cosa prenderà il suo posto? A > contendersi eredità, spoglie e spazio non sono in pochi, dentro e fuori questo > partito. Ne vedremo delle belle! Anzitutto l’eredità, che è stata il vero > oggetto del contendere del VII. Congresso. Se se le son date di santa ragione, > se i colpi bassi sono stati numerosi (fino al punto che la fase congressuale > pareva una squallida pantomima di quelli correntizi della vecchia DC), non era > tanto per nobili ragioni politiche, quanto, appunto, per stabilire a chi > spettasero i gioielli di famiglia, ovvero chi dovesse tenersi simbolo, cassa, > contributi, sedi, assessorati, e chincaglieria varia. > Ed è sempre questa disputa che può spiegare il labile spessore programmatico > delle cinque mozioni, precipitato addirittura sottoterra a Chianciano Terme. > Alcuni si son quindi incazzati per la parole di Nunzio D’Erme, che ad un > cronista avrebbe confessato: «E’ meglio di Vendola, no? Pure se a me non è che > frega un c... So’ ubriaco e sto qui solo perché mi pagano l’albergo». Invece > varrebbe la pena di riflettere su queste parole le quali, apparentemente > demenziali e dissacratorie, sono un metro infallibile per misurare fino a che > punto di cinismo siano giunti, oltre i riformisti d’ogni parrocchia, le loro > appendici antagoniste. > Se scroccare tre giorni di pensione a Chianciano val bene la rottura di > coglioni di un congresso, fino a che punto questi potranno arrivare per > arraffare voti e tornare prima possibile nelle istituzioni come stampelle e > goderne quindi delle prebende? > > .............................................................................. > .............. > 2. PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder) > Afganistan: «Non spari sui civili? Allora sei un disturbato mentale» > > Che il nutrito contingente d’occupazione italiano in Afganistan partecipi da > tempo ad azioni di guerra in grande stile, tutti lo sanno, come ha confermato, > smentendo il suo predecessore Arturo Parisi, il Ministro della difesa La > Russa. Il punto è un altro, è che non tutti i soldati italiani, evidentemente, > si considerano volgari mercenari, mere truppe ascare ubbidienti alle direttive > americane. In effetti, in base al mandato delle Nazioni Unite gli italiani > dovrebbero attenersi a precise regole d’ingaggio che non prevedono azioni > offensive contro la guerriglia afgana, tanto più quando queste azioni sono > rappresaglie che rischiano di mietere vittime civili. > Fatto sta che il 10 luglio scorso, dopo che una pattuglia italiana subisce > un’imboscata, due elecotteri mangusta si alzano in volo all’ inseguimento dei > guerriglieri. E’ sera, la visibilità quasi nulla. Un equipaggio apre il fuoco > nonostante il rischio di ammazzare dei civili, l’altro, invece, si rifiuta. I > due elicotteristi spiegano di non avere sparato, appunto, per non fare vittime > innocenti. Avrebbero quindi rispettato, almeno un po’, il mandato con cui sono > stati inviati in questo martoriato paese. > Il comando italiano di stanza ad Herat smentisce questa versione, liquida > l’evento come un fatto clinico, ovvero, prima ricovera in infermeria i due > elicotteristi poi decide addirittura di rimpatriarli per farli curare al > Celio. Malati di che? Affetti dalla PTSD, ovvero della cosiddetta Sindrome > post- traumatica da stress. Ovviamente nessuno ha creduto al Comando italiano > il quale, facendo passare gli ufficiali per disturbati, non ha fatto che > copiare i comandi militari americani. Questi ultimi, infatti, si sono trovati > alla prese, sia in Afganistan che in Iraq, con innumerevoli gesti di > disobbedienza, tutti o quasi fatti passare, appunto, come casi della > misteriosa PTSD. La verità è che il Comando italiano, spingendo le proprie > truppe a partecipare a missioni di guerra, straccia il proprio mandato ISAF, > per aderire invece a quello unilaterale nordamericano di Enduring Freedom. > Quello dei due soldati italiani disobbedienti è infine una spia del malumore > che serpeggia tra le truppe d’occupazione. La Resistenza antimperialista in > Afganistan ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, riuscendo a colpire > ben al di là delle zone considerate dagli occupanti a rischio. Proprio secondo > i recentissimi dati forniti dai comandi dell’ ISAF solo nell’ultima settimana > di giugno ci sono stati ben 218 “episodi cinetici”, ovvero attacchi della > guerriglia. > > .............................................................................. > ........................................................ > 3. L’IRAN, AHMADINEJAD E NOI > Si può solidarizzare con l’Iran senza sposare la visione del mondo dei suoi > governanti? Si deve! > > Sembra scontato, ma così non è, che si possa sostenere la lotta di un popolo > e/o di una paese aggrediti senza necessariamente condividere, o anzi > criticare, la politica di chi si trovi a guidare quella lotta e/o governare > quel paese. La nostra difesa dell’Iraq baathista contro l’ aggressione > imperialista è stata incondizionata, non per questo abbiamo sostenuto il > regime di Saddam Hussein o condiviso le sue scelte di fondo. Per quanto > criticabile tuttavia, il regime ha respinto come ha potuto i molteplici > tentativi imperialistici di annichilimento. Questo fattore, quello di > resistere al più temibile e ignobile impero d’ogni tempo, è stato il fattore > determinante, ovvero di per se stesso sufficiente, per stare dalla parte > dell’Iraq. Del resto abbiamo sostenuto e sosteniamo senza esitazione le > Resistenze irachena, libanese, afgana o palestinese, senza necessariamente > condividere ogni singolo atto politico o militare di queste medesime > Resistenze. > > Ciononostante abbiamo subito una doppia campagna di ostracismo: da una parte > gli Stati imperialisti, che ci hanno bollato come «fiancheggiatori del > terrorismo», dall’altra gli antagonisti libertari e i > comunisti-con-la-puzza-sotto-il-naso che ci hanno accusato di aver abbracciato > «l’islamo-fascismo». > > Le stesse accuse ci giungono adesso, davanti all’eventualità di un’aggressione > israelo-americana all’Iran. Il fatto di promuovere un presidio di solidarietà > con la Repubblica Islamica dell’Iran proprio sotto l’ ambasciata di questo > paese a Roma, ha dato fiato alle solite trombette. L’accusa è perentoria: «Voi > offrite un vergognoso appoggio al governo di Ahmadinejad!». In effetti è vero, > noi appoggiamo la decisione di Ahmadinejad di respingere il tentativo > imperialista di aggressione, così come sosteniamo la decisione di resistere > con ogni mezzo in caso di attacco. Il nostro appoggio, per quanto fermissimo, > inizia e finisce qui. E non sta né in cielo né in terra che siccome siamo > dalla sua parte nell’eventualità di uno scontro bellico con Israele e Stati > Uniti, allora, ipso facto, diventeremmo suoi seguaci. > > Ci divide da Ahmadinejad, come del resto ci divise dall’Ayatollâh Khomeyni, la > concezione del mondo, ovvero la dottrina del «Velayat-e faqih» (Governo del > Giurisperito islamico). Secondo questa dottrina la sovranità politica non > spetta al popolo bensì agli ulamâ, agli esperti della legge islamica, in > quanto successori dei profeti. Ci divide da essi il principio per cui l’unico > sovrano, l’autorità politica suprema, sia Dio e che la legge islamica > (Sharî’a), sia sacra e intangibile. Ci divide insomma il principio dello Stato > islamico il quale, per quanto si autodefinisca Repubblica, consegna la piena > supremazia ad un Consiglio di esperti religiosi con poteri di veto assoluti e > insindacabili e in cima ai quale c’è una Grande Guida (oggi Khamenei) che per > costituzione è infallibile (come il Papa) e ha l’ultima parola su tutto. Ci > divide infine da Ahmadinejad, come dalle correnti islamiche salafite > conservatrici, l’idea che la democrazia come il socialismo siano entrambi > «sataniche fabbricazioni» dell’Occidente, ovvero che l’Islam sia incompatibile > con la prima e col secondo. > > Significa questo che siamo anti- islamici? Neanche per sogno! Non lo siamo per > tre ragioni. La prima è che non ci appartiene l’ateismo militante. Non si > tratta solo di laicistico rispetto per i credenti, si tratta del fatto che > l’Islam, come del resto il cristianesimo incarnano l’anelito umano alla > perfezione morale quindi la perenne lotta contro l’ingiustizia e le > diseguaglianze sociali. La seconda è che l’Islam radicale è oggi un fattore di > primaria importanza nella battaglia per liberare i popoli oppressi dal giogo > dell’imperialismo. La terza, non meno importante, è che non c’è solo l’Islam > cosiddetto «fondamentalista». L’Islam è infatti stato attraversato, nel corso > della sua storia, da correnti ugualitarie se non proprio proto-comuniste, che > non solo hanno combattuto dal basso contro quelle conservatrici (legate a > doppio filo con gli oppressori del tempo) ma hanno lasciato un segno profondo > nelle comunità musulmane, impregnando anche alcune delle Resistenze islamiche > contemporanee (la Jihad palestinese, Hezbollah libanese, il Mahdi iracheno). > Di questo Islam egualitario, che ha sempre cercato non solo ci combattere le > pulsioni imperialistiche dell’Occidente ma di recepire ciò che di giusto e > rivoluzionario esso ha prodotto, noi ci consideriamo non solo alleati, bensì > fratelli, ovvero compagni di viaggio nel lungo cammino per liberare l’umanità > dall’oppressione e dallo sfruttamento. > > .............................................................................. > ....... > 4. TERZO FRONTE > Il programma degli incontri con gli antimperialisti occidentali > > TERZO FRONTE > COME SI FA L’ ANTIMPERIALISMO IN OCCIDENTE > > ISOLA POLVESE, LAGO TRASIMENO (PG) 29- 31 AGOSTO 2008 > > Chi volesse partecipare è invitato a contattarci a questo indirizzo: > campo-isolapolvese at libero.it o telefonare a Maria Grazia: 328.4320501 > Il costo giornaliero cadauno è di 40 € (posto letto, colazione e due pasti) > > Giovedì 28 agosto, pomeriggio > ---------------------------------- > ARRIVI E SISTEMAZIONI > > Venerdì 29 agosto > -------------------- > > Prima sessione, ore 9.00 > > Grecia: AUTONOMIA E UNITA’ > Gli antimperialisti, la solidarietà con le Resistenze e il Social Forum > > Seconda sessione, ore 15,00 > > Gran Bretagna: UN CASO ESEMPLARE > Come la sinistra antimperialista ha costruito l’unione con le comunità > islamiche e degli immigrati > > > Sabato 30 agosto > -------------------- > > Terza sessione, ore 9,00 > > Stati Uniti d’America: DOPO l’11 SETTEMBRE > Gli antimperialisti sotto il tallone del bushismo > > Quarta Sessione, ore 15,00 > > Israele: VIETATO ESISTERE > La lotta degli antimperialisti dall’ Intifada alla sconfitta israeliana in > Libano > > Quinta sessione, ore 22,00 > > SUMUD > Teoria e pratica del «volontariato antimperialista» > > Domenica 31 agosto > ----------------------- > > Sesta sessione, ore 9,00 > > L’ANTAGONISMO ZOPPO > Gli antimperialisti italiani: teorie e pratiche a confronto > > > Le partenze sono previste nel pomeriggio
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