Comunicato Stampa Un ponte per: Il Libano tra l'incudine e il martello









Comunicato Stampa





Il Libano tra l’incudine e il martello



In Libano si è combattuto in questi giorni un altro episodio dello scontro
globale per le risorse, ed in particolare per il controllo del Medio
Oriente e del petrolio, che ormai è il tratto distintivo dello scenario
internazionale.

Se sulle strade gli scontri si sono avuti tra elementi sciiti e sunniti,
facendo parlare qualcuno di scontro religioso, in campo internazionale la
crisi rinvia alle due maggiori potenze che si confrontano ormai in tutti i
teatri mondiali.

Miliziani sciiti di Hetzbollah e sunniti di Mustaqtabal  si sono
confrontati sul terreno, dopo che il governo filo-statunitense e
filo-saudita di Seniora/Hariri ha tentato di smantellarne la rete di
comunicazioni terrestri del movimento filo-iraniano (e quindi filo-cinese)
di Nasrallah.

Ciò avviene, inoltre, all’indomani dell’attacco ad UNIFIL lanciato dal
governo israeliano dopo le elezioni italiane, nel corso delle quali
esponenti dell’attuale maggioranza avevano parlato di modificarne “le
regole di ingaggio”.

Forse questi due episodi non sono scollegati: sia Israele che il governo
libanese hanno tentato di modificare i rapporti di forza sul campo e lo
hanno fatto, forse non per caso, nel momento in cui un paese che era stato
tra i protagonisti della mediazione che portò al cessate il fuoco nel 2006
ed è oggi responsabile del comando di UNIFIL potrebbe cambiare posizione.
Per questo abbiamo invitato il Governo italiano a misurare le parole e a
non giocare con il fuoco.

Sullo sfondo c’è la possibilità di guerra all’Iran (aderente al patto di
Shangai), opzione non ancora archiviata a Washington, la cui preparazione
invece si può leggere anche in Iraq nella alleanza, ormai palese, stretta
dal governo degli Stati Uniti con milizie sunnite.

Il ruolo della Cina in Libano non è marginale: attualmente secondo partner
commerciale del paese dei cedri, dopo gli Usa, ha aumentato le esportazioni
del 300% e decuplicato le importazioni negli ultimi 5 anni. Analogo
sviluppo commerciale si è avuto nei rapporti con la Siria. La Cina,
inoltre, partecipa ad UNIFIL con un contingente militare di 190 elementi.

I libanesi non vogliono la guerra civile, tanto più se dovesse essere
combattuta, di fatto, in nome e per conto di potenze esterne, ma come
sempre in guerra chi farà le spese di una eventuale escalation sarà la
popolazione civile a cui potrebbe essere chiesto di schierarsi di fatto, e
mobilitando le identità religiose, nella inaccettabile alternativa tra Bush
ed Almadinejad.

Intanto il Libano è squassato da un’altra emergenza, sulla quale invece
sarebbe auspicabile l’unità della popolazione, a cominciare dalla fasce più
deboli. L’aumento globale dei prezzi alimentari sta rendendo tutti più
poveri, in tutto il mondo ed anche in Medio Oriente. Ma la mobilitazione
contro il carovita e per l’aumento dei salari convocata la scorsa settimana
dalla Confederazione generale dei lavoratori del Libano  è stata oscurata
dallo scontro interno.