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Valerio Evanglisti: Cos'ho detto alla Fiera del Libro di Torino
- Subject: Valerio Evanglisti: Cos'ho detto alla Fiera del Libro di Torino
- From: Daniele Barbieri <pkdick at fastmail.it>
- Date: Tue, 6 May 2008 09:19:53 +0200
ricevo da Valerio Evangelisti e ve lo giro (ciao, Db) - Ho detto che approvo incondizionatamente il sacrosanto boicottaggio della Fiera del Libro di Torino. - Ho detto che la scelta della Fiera del Libro di celebrare la nascita dello Stato di Israele ha origini sospette e contenuti ambigui. 1) Non è normale che a proporre (imporre) l'evento alla Fiera del Libro di Torino e al Salone del Libro di Parigi sia stato il Ministero dell'Interno israeliano, che ha istituito un ufficio apposito. Di norma, eventi del genere sono proposti dal Ministero della Cultura, dall'associazione degli editori o da organi simili. 2) Non è normale fingere di ignorare che la data del 1948 celebra sia la nascita di Israele che la cacciata di centinaia di migliaia di palestinesi, con il terrore, dai luoghi in cui vivevano da secoli. Ciò è stato ampiamente documentato dallo storico Benny Morris (per inciso, israeliano e nazionalista) nel suo libro "The Birth of the Palestinian Refugee Problem", sulla base di una massa di documenti. Dimostra, fra l'altro, che furono gli israeliani a inventare lo "stupro etnico", che si crede risalire alla guerra nella ex Jugoslavia. Celebrare un evento significa celebrare anche l'altro, concomitante. (Ho aggiunto che chi nega che un'identità palestinese sia mai esistita prima del 1948, come facevano i governi israeliani fino a soli dieci anni fa, dovrebbe spiegare - visto che si parla di scrittori - come mai esistesse una Unione degli Scrittori Palestinesi fino dagli anni '20 del Novecento). 3) Non è normale che la celebrazione della nascita di uno Stato - cosa abbastanza incongrua in una manifestazione letteraria - avvenga proprio mentre quello Stato, reduce dai bombardamenti sul Libano, attua su Gaza la più feroce delle sue azioni. Ho portato l'esempio del divieto del passaggio dei confini alle ambulanze che trasportano ammalati gravi. Ciò ha già causato 130 morti, molti di più stanno per subire la stessa sorte. (Si dirà che a Gaza predomina Hamas. E' vero, ma proprio Israele ha incoraggiato la crescita di Hamas, quando le serviva per logorare le altre forze palestinesi. Si veda J. Dray, D. Sieffert, "La guerre israélienne de l'information", La Découverte, Paris, 2002, pp. 53 ss. La stessa azione ha svolto l'assieme dell'Occidente. Lo ha documentato, tra molti altri, Alain Gresh, in una serie di articoli su Le Monde Diplomatique - per esempio questo: http://www.monde-diplomatique.fr/2007/07/GRESH/14904. Gresh, sia detto per inciso, è di origine ebraica.) 4) Non è normale, anche se rientra nel novero della pura goffaggine, tirare uno schiaffo all'Egitto. Questo paese aveva avuto l'Italia quale ospite d'onore alla Fiera del Libro del Cairo del 2007. L'accordo era uno scambio di cortesie nel 2008. Invece la Fiera del Libro di Torino ha, quasi all'ultimo momento, scaricato l'Egitto e "caricato" Israele. Mi chiedo quale banda di idioti governi la Fiera. - Ho detto che il seguito della storia di Israele non è tanto più glorioso, malgrado l'epica che gli è stata costruita sopra. 1) Da ragazzino fui ingannato anch'io, e credetti che la "guerra dei sei giorni" fosse stata combattuta dal Davide Israele contro un Golia rappresentato dai paesi arabi aggressori. Persino questa realtà un tempo certa appare dubbia, dopo il libro del solito storico israeliano Benny Morris "Vittime". Ed. Rizzoli, 2001. 2) Nel dialogo che ha concluso il dibattito, ho spiegato di avere trovato tracce di presenza israeliana in molti quadranti dell'America Latina. Israele ha sempre sostenuto i Duvalier di Haiti, padre e figlio. Ha inviato armi e consulenti in Guatemala, in Honduras e tra i contras che attaccavano il Nicaragua sandinista. Ha tuttora forze massicce impiegate nell'antiguerriglia del presidente colombiano Uribe. Per non parlare del suo costante sostegno al Sudafrica pre-Mandela e ad altri regimi reazionari africani. 3) Il regime interno israeliano, malgrado le apparenti forme democratiche, somiglia tantissimo all'apartheid del vecchio Sudafrica. Nessun arabo palestinese inglobato fin dal 1948, pur avendo cittadinanza israeliana da decenni, è ammesso nell'esercito, per dirne una. Il resto lo lascio alla testimonianza di un israeliano coraggioso, Yoram Binur, che si finse palestinese e in un libro, "Il mio nemico", ed. Leonardo, 1981, narrò la sua esperienza terrificante. Binur non è affatto un filo-palestinese, tutt'altro. Si limitò a raccontare la verità. 4) E' sotto gli occhi di tutti lo scandalo degli insediamenti di coloni ebraici in Gaza e Cisgiordania. Quanto più Israele si impegnava ad abbatterne, tanto più se ne costruivano. Ciò in nome di un sempiterno richiamo al "diritto di Israele alla sopravvivenza", alibi per commettere crimini d'ogni tipo. 5) E' vero che i palestinesi si sono macchiati e si macchiano di eccessi sanguinosi, però non è superflua la domanda: chi ha cominciato? La Seconda Intifada iniziò con ragazzini che tiravano sassi. Solo dopo che cento palestinesi erano morti, inclusi molti bambini, cadde il primo israeliano. Analogamente, il "terrorismo palestinese" nacque verso il 1970, ventidue anni dopo il terrorismo israeliano sui palestinesi. 6) Attualmente, oltre a strangolare Gaza e Cisgiordania, Israele ha cominciato a reprimere anche i palestinesi che hanno la sua cittadinanza. Creato il nemico, spintolo all'integralismo islamico, riaffiorano i propositi di cancellarlo per sempre, proprio come etnia. Molti ministri israeliani ne parlano senza riserve. E questo lo Stato cui la Fiera del Libro di Torino intende rendere onore, celebrandone la nascita: una specie di apologia del colonialismo moderno. E ora veniamo al tema degli scrittori. Boicottando (il che significa semplicemente evitarla) la Fiera del Libro di Torino, ciò implica condannare al rogo autori e libri? - In proposito ho detto: 1) Già una selezione di scrittori imposta dal Ministero dell'Interno israeliano e dai suoi uffici di propaganda risulta sospetta. 2) I nomi più illustri, Grossman, Oz, Yehoshua, si sono pronunciati a favore dei bombardamenti sul Libano (Grossman con tardivi ripensamenti) e, nel caso di Yehoshua, a favore del "muro della vergogna". Quest'ultimo ha anzi dichiarato che non vorrebbe mai avere un arabo per vicino. La loro indipendenza dal potere è una leggenda che circola solo dalle nostre parti. 3) La cultura ebraica non c'entra nulla. L'ebraismo non è una razza, bensì una religione con la serie di tradizioni che l'accompagnano. Gli ebrei, nel mondo, hanno posizioni molto diverse. Tanti israeliani spesso non hanno religione alcuna (quelli che conosco io, per esempio), e sono tali per via delle credenze dei genitori. Tel Aviv è una delle città più laiche al mondo. Qui non si parla di ebraismo, bensì di geopolitica. 4) Al di là delle singole personalità partecipanti, il boicottaggio (= rifiuto di essere presenti, per non risultare complici) non è contro autori e opere, né tantomeno contro "gli ebrei", ma contro un'operazione propagandistica concordata tra governi. - Nello specifico: 1) Di recente, lo storico e scrittore israeliano Ilan Pappe ("A History of Modern Palestine", Cambridge University Press, 2004) è stato costretto, per le minacce che riceveva da parte del suo governo, a lasciare la cattedra che occupava presso l'università di Haifa e a trasferirsi in Inghilterra. Propugnava la convivenza pacifica tra israeliani e palestinesi. 2) I vari governi israeliani hanno assassinato moltissimi scrittori, poeti, intellettuali palestinesi, da Ghassan Kanafani ai coniugi Khader, passando per decine d'altri. Se alcuni erano realmente militanti, Bichara e Naim Khader si limitavano a scrivere e a rivendicare dignità e identità del loro popolo. Sono stati uccisi solo per questo. Domanda: è giusto glorificare in una Fiera del Libro uno Stato (non una "cultura") che esilia scrittori propri ed elimina, tramite sicari, scrittori appartenenti a una diversa etnia che si intende abolire? Io lo trovo disgustoso. Ora qualche osservazione alla lista. Prima di pronunciarsi, è bene documentarsi. Se di un tema si conosce poco o nulla, è raccomandabile il silenzio. Per aiutare un po' tutti, cercherò di scrivere per Carmilla un post simile a questo, con riferimenti bibliografici molto più ampi. E' disdicevole bruciare bandiere? Allora si vergognino quelli che, al tempo della guerra in Vietnam, bruciavano la bandiera americana. La maggior parte di loro viveva negli Stati Uniti. E ora lasciatemi tornare ai pirati. Ciao! Valerio
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