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- From: "bruno\.leopoldo\@libero\.it" <Bruno.Leopoldo at libero.it>
- Date: Mon, 5 May 2008 21:06:24 +0200
Post Alle Assemblee nazionali di Firenze il 19/4 e di Marghera il 4/5 erano presenti 1000 persone, un po' in più o un po' in meno; la prima organizzata dall'Associazione x una sinistra unita e plurale (area Ginsburg - ex Sinistra Arcobaleno), la seconda dal Centro sociale Rivolta (area Casarini - ex Disobbedienti). A mio parere, in nessuna delle due sono stati bastonati i cani ormai affogati (Sinistra parlamentare e Movimento no-global). Il neo maggiore è stato che, sia nell'una che nell'altra, la parola è stata presa quasi esclusivamente da chi fino a oggi ha svolto ruoli di Responsabile e/o Organizzatore delle varie realtà sul territorio; ciò ha fatto sì che si siano sentiti ragionamenti forse già conosciuti. Il maggior pregio delle due assemblee è che ci si è in ogni caso riappropriati dal basso del potere di discussione collettiva. Su Repubblica del 19/4 il prof. Aldo Schiavone ha svelato che: "in Italia si è aperto un enorme spazio vuoto di autoidentificazione culturale". E in effetti, qui cominciano i problemi. Il primo quesito da porsi è se Firenze e Marghera siano state il battesimo di una nuova era oppure l'epitaffio della vecchia. Ovvero mi chiedo: erano lì rappresentate le due aree dalle quali prenderà forma il futuro? Nella prima assemblea, con gli interventi (anche quelli dei leader politici Ferrero e Vendola) si è dichiarato all'unanimità che lo scopo era ricostruire la sinistra in Italia; nella seconda, si è sottolineato più volte che si voleva dire addio a Mister Socialism non interessando fare una nuova sinistra. Non so se queste due cose sono proprio in contrapposizione; ovviamente non intendono affermare la stessa identica idea politica. Spesso si è dichiarato la fine degli ex; no al ritorno di fatti, persone e cose, ex partiti e movimenti. All’unisono gli intervenuti hanno presentato l’esigenza che bisogna trovare ipotesi di soluzione "per noi"; ma prim'ancora - specifico e aggiungo - devono essere soluzioni ai problemi nostri. Quelli della paura securitaria e della crisi del sistema capitalistico non sono argomenti prioritari rispetto ai quali spendere energie. Come ho già avuto modo di scrivere, ad esempio ci interessa praticare amicizie, passioni e sentimenti; rimettere il tema della morte al centro delle nostre vite, cioè partire col chiederci quali risposte ci daremo quando arriveremo a fine corsa, se ci riconosceremo in ciò che avremo combinato; mettere in discussione il dogma del progresso e dapprima quello della proprietà privata. Ecco, è semplice, e su questo sembriamo d'accordo: dobbiamo buttarci dentro quell'enorme spazio vuoto portando delle ipotesi di soluzione a problemi nostri e così presentarle nella sfera pubblica dell'intera società civile. Allora, per cominciare partiamo con un atteggiamento non giudicante ma esplorativo. Come visto, di cose in comune ce ne sono. Affinché chiederci se parlare nuovamente di sinistra, è necessario in primo luogo definire cosa vuol dire essere di sinistra (che non voglia più sottintendere "essere di un partito di sinistra" ma invece vivere in tutt'altro modo). Successivamente ognuno potrà decidere se e come vale la pena nuotare nello spazio identificato. 5/5/8 - Leopoldo BRUNO
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