Fw: [ccpnews] ripensare il cambiamento (Risposta di Alberto l'Abate)




----- Original Message ----- From: "Alberto L'Abate" <labate at unifi.it>
To: <ccpnews at liste.reteccp.org>
Sent: Friday, April 18, 2008 12:13 PM
Subject: Re: [ccpnews] ripensare il cambiamento


lCaro Francesco ti accludo,come avvio alla discussione, quanto da me scritto agli amici delManifesto di Bologna. Buon lavoro ed arrivederci a Palermo, se ritenere utile una discussione sul mio libro "Per un futuro senza guerre".

Caro Michele e cari amici tutti, non sarò con voi sabato sia perchè ho lezioni sulla ricerca per la pace tutta la mattina, sia perchè sono restato piuttosto scioccato dai risultati elettorali. La mia tesi che per un reale cambiamento sia necessaria una politica dal doppio binario, con un coordinamento delle nostre forze sia dentro le istituzioni che fuori di queste, è completamente crollata, e dovremo accontentarci di lavorare dall'esterno, almeno di quelle a livello nazionale, nell'attesa di poter essere incisivi a livello locale, e crescere, gradualmemnte, fino a quello nazionale ed internazionale. Una lunga strada da fare a cui dobbiamo, in parte adattarci, ma soprattutto programmare con attenzione. Se a qualcuno di voi interessa metterò giù, qui, alcune idee di riflessione su quanto avvenuto che forse possono servire anche a programmare meglio il nostro futuro Non credo sia il caso di accusarci l'un l'altro dei risultati ottenuti, il ritorno alla grande del Berlusca, il grande successo della Lega che su molti aspetti è l'esatto contrario delle nostre richieste (si pensi ai problemi dell'accoglienza dei profughi dalle guerre che sono venuti a cercar rifugio nel nostro paese); l'annullamento della sinistra parlamentare, una prospettiva di 5+7 anni dominati dalla destra (governo di destra 5 e 7 con Berlusconi come presidente della Repubblica, come ha già fatto capire, e che, al momento attuale, ha molte probabilità di essere reale). Certo che una riflesssione seria tra di noi è necessaria. 1) la nostra divisione sulle elezioni ha sicuramente contribuito a questo risultato.Nessuno di noi aveva ragione o torto, ma la divisione per se è stata sicuramente deleteria. Divisi come siamo stati tra quelli che hanno accettato il ricatto di Veltroni, ed hanno votato per lui pur di non riavere il Berlusca; tra quelli che pur turandosi il naso per gli scarsi risultati, almeno dal nostro punto di vista (aumento delle spese militari, arricchimento delle nostre industrie belliche, raddoppio della base di Vicenza,ecc, ha ottenuto partecipando al governo Prodi.) ha votato la sinistra arcobaleno; tra quelli che hanno invece votato per altre liste minori della sinistra più coerenti alle idee pacifiste (il bene comune, sinistra critica, partito comunista, ecc) che complessivamente non sono andate poi così male, ma singolarmente sono servite solo a far sparire la sinistra dal parlamento; ed infine al grosso gruppo di persone che non si sono sentite di votare ed hanno scelto il cosiddetto astensionismo attivo (la cui attività però non si è molto vista). Era giusto comportarsi così? Non è qui il caso di accusarsi a vicenda ma forse un chiarimento sui comportamenti futuri va fatto. 2) E' certo che la paura del ritorno di Berlusconi, invece che un collante del governo Prodi, è stata una delle cause principali della sua fine. Mi viene in mente il comportamento di Prodi dopo la prima crisi del suo governo. Mi sarei aspettato, da un buon politico, un ascolto di tutti i partiti coinvolti nel governo e l'elaborazione di un programma minimo, ma concordato, sul che fare. Invece se ne esce con un ricatto dei 12 punti da accettare, senza discutere, punti tra i quali i problemi della pace e della guerra non erano nemmeno accennati. Ed i partiti della sinistra hanno ceduto al ricatto ed hanno accettato senza discutere i dodici punti. Da lì l'inizio del loro declino finito nei risultati che conosciamo. 3) Ma credo che anche il movimento per la pace e nonviolento sia in gran parte responsabile di questi risultati per la sua incapacità a elaborare una strategia comune, e per le sue lotte interne per l'egemonia di una o delle altre associazioni e raggruppamenti. La proposta , ad esempio,di una diversa strategia, tra l'accettazione di tutto il pacchetto Prodi (pensiamo alla guerra in Afghanistan,o al rifinanziamento delle spese militari ) per paura di farlo cadere, e l'obiezione di coscienza vista come unica arma per opporsi a queste scelte, senza tenere in alcun modo presente il principio nonviolento della gradualità, è stata , secondo me, una delle cause importanti di quanto avvenuto. La proposta su citata è girata in vari siti ed è stata inviata a tutti i gruppi dell'area pacifista e nonviolenta. Prevedeva l'elaborazione di una base comune per la messa a punto di quelle che, nella teoria nonviolenta, si chiamano le "sanzioni positive". Si appoggiava il governo Prodi ma ponendo a questo delle richieste ( presentate, da noi come Fucina per la nonviolenza di Firenze, per scritto ed a voce, alla prima riunione di Bologna: disarmo graduale, Corpi Civili Nonviolenti di Pace, riconversione industrie belliche, alternativa allo sviluppo attuale, ecc.,ecc.),disposti su queste a concordare i tempi con il governo ma non disposti a continuare ad appoggiarlo senza una seria risposta che andasse in questo senso, non è stata nemmeno presa in considerazione. Mao Valpiana, ad esempio, ha addirittura censurato (almeno non fotocopiato nè distribuito, nè poi pubblicato negli atti del congresso) un mio intervento al congresso del Movimento Nonviolento che, riprendendo la proposta già fatta conoscere in varie occasioni ed in vari siti, la metteva a punto ulteriormente. Gli unici che avevano aderito in toto alla proposta erano gli amici di Aldo Capitini (i COS), vari parlamentari della sinistra, ed, almeno in parte, il progetto di "territori disarmanti" (che cercava di stimolare il governo Prodi attraverso una iniziativa su questi temi di molti Enti Locali). Ma il portarlo avanti seriamente avrebbe presupposto un accordo ed un coordinamento di molte maggiori forze, cosa che non siamo riusciti a fare. Per questo dobbiamo anche vedere le nostre stesse responsabilità su quanto avvenuto, e studiare come fare per evitare in futuro questi stessi errori. Spero che Bologna II inizi a fare seriamente questa riflessione e ponga le basi per un futuro diverso e più aperto ai temi della nonviolenza, dell'ecologia e del femminismo. Auguri a tutti di buon lavoro Alberto L'Abate

Michele Boato ha scritto:

*RETE di donne e uomini per l'ECOLOGIA, *

*il FEMMINISMO, la NONVIOLENZA

Come deciso il 2 marzo scorso,

CI INCONTRIAMO
** sabato 19 aprile 2008 dalle ore 10 alle 17 a Bologna,
* nella saletta sindacale della *stazione* ferroviaria (di fronte alla mensa
dei ferrovieri, sulla sinistra del piazzale esterno)
*
DEDICHEREMO
solo una prima parte della giornata (dalle 10 alle 12) *all'analisi del
terremoto elettorale*, delle sue cause e conseguenze per noi ecologisti,
femministe, amici della nonviolenza, a partire dal fatto che, nella scorsa
assemblea, non era stata definita una linea comune da tenere in questa
tornata elettorale.
*
DISCUTEREMO
soprattutto della *costruzione di una Rete di donne e uomini*, associazioni
e comitati che abbia come fine principale *sostenere iniziative e lotte
locali*, mettendo in comune conoscenze, esperienze, strumenti di
informazione e creando *anche eventi nazionali* sui temi affrontati.
*
DISCUTEREMO
anche sulle possibilità per la Rete di *presentare direttamente (dove
riusciremo a creare le condizioni necessarie) liste elettorali* con propri
contenuti e candidati (senza la mediazione di alcun partito) per i vari
livelli istituzionali, a partire da quello territoriale (quartieri,
comuni), fino alla dimensione europea.
*
CI CONFRONTEREMO
- sulle* caratteristiche della Rete* e su*l metodo* nonviolento da adottare
(chi partecipa, minime regole interne, come agisce, come comunica, un suo
nome, divisione dei compiti, ecc.)
- sul *censimento delle iniziative* (locali o non) da sostenere come Rete
- sulla scelta delle iniziative comuni da mettere in cantiere per i
prossimi mesi (prime proposte: iniziative ecologiste in molte città sabato
*4 ottobre*, San Francesco*, festa degli alberi*; iniziative regionali
antimilitariste per il *4 novembre* (Giornata delle forze armate, "Non festa
ma lutto", domenica 2 novembre) *contro le basi *a Vicenza, Aviano, Ghedi
Bs, Camp Derby Pi, Taranto, Napoli)
*
PROPONIAMO
di confermare il *metodo di lavoro* basato su: interventi brevi (massimo
5 minuti a testa), linguaggio nonviolento, decisioni prese con il massimo
consenso possibile , riconvocazione pubblica (non troppo ravvicinata) e
indirizzario pubblico dei partecipanti alla Rete;
*
PROPONIAMO
inoltre *piccoli gruppi* di lavoro per censire e preparare le iniziative,
precisare contenuti e metodi, curare la comunicazione, ecc. in modo da
*chiudere questa fase costituente prima dell'estate (sabato 14 giugno?),*
cercando di non creare un recinto (se non per quanto riguarda i
fondamentali principi nonviolenti), ma un terreno di collaborazione con
tutte le persone di buona volontà.

*Michele Boato micheleboato at tin.it <mailto:micheleboato at tin.it>, Maria G. Di Rienzo sheela59@libero.i <mailto:sheela59 at libero.it>t , *

* Mao Valpiana**
* <mailto:mao at nonviolenti.org>

**

Per chi non l'avesse letto, ecco il* "Manifesto di Bologna"* del 2 marzo 2008, che dà l'avvio alla rete:

dall'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 nasce la

*RETE DI DONNE E UOMINI PER L'ECOLOGIA , **IL FEMMINISMO E LA NONVIOLENZA*

Ci siamo incontrati in molti, da tutta Italia, per dare assieme una risposta all'*abisso che divide il Palazzo dalla popolazione*, per *uscire dalla subalternità e dal fatalismo* del “non si può fare nulla” contro le continue guerre, le devastazioni ambientali, il maschilismo e i fondamentalismi che negano la dignità di tutti gli esseri umani, le mafie e il razzismo, le sopraffazioni e le ingiustizie

Ci siamo detti che, *sulle questioni più importanti*, come

- la partecipazione anti-Costituzionale dell'Italia alla guerra in Afghanistan,

- lo scandalo della Tav, del Mose, dei rigassificatori e degli inceneritori, dell’incremento dissennato del trasporto aereo e delle autostrade

- la provocazione della nuova base militare usa a Vicenza e delle testate nucleari a Ghedi ed Aviano

- il razzismo, l’informazione negata, la corruzione e le complicità con i poteri criminali**

*i governi di destra e di centrosinistra non hanno mostrato grandi differenze*

Perciò noi, che facciamo parte dell'*arcipelago di comitati, associazioni, movimenti e persone che non si sono stancate di lottare* contro le ingiustizie, le guerre e le violenze (anche contro gli amici animali), il razzismo e le mafie, il maschilismo e la devastazione delle relazioni umane e della biosfera, *e ci sforziamo di realizzare una società e una vita più amichevole* e più sana, fuori dall’ossessione consumistica e dall’invasione dei rifiuti, in armonia con la natura e nella difesa dei beni comuni, come nostra sorella acqua,

*abbiamo deciso*

*di riprendere il cammino* iniziato con la *nonviolenza* di Aldo Capitini e Maria Montessori, il *socialismo libertario* di Rosa Luxemburg e Lelio Basso, l'*anti-autoritarismo* del '68, il *femminismo * che dagli anni 70 illumina le nostre vite , l'*ecologismo* di Laura Conti e Alex Langer e del primo Arcipelago verde.

*per costruire*,

con un metodo basato su comunicazione, concretezza, inclusione, democrazia dal basso e rispetto reciproco:

- *una rete che* colleghi e rafforzi le moltissime esperienze locali, e, partendo da esse, *prepari anche una presenza diretta del movimento in politica*, attraverso la *costruzione di liste* pulitissime, fatte da uomini e donne coraggiose, disinteressate, nonviolente e competenti

- *un programma *che, uscendo dal “pensiero unico” di sviluppo e crescita, si *basi su: *

*1. decrescita *e ricerca del *benessere nella sobrietà*,

*2.* *energia solare, risparmio e bioarchitettura* per diventare indipendenti dai combustibili fossili, dal ricatto nucleare e dalle emissioni di gas serra e di polveri cancerogene

*3.* difesa della *democrazia e suo ampliamento *verso i referendum locali e il potere dal basso,

*4.* *smilitarizzazione del territorio, *con riduzione delle spese militari, abbandono di armamenti offensivi e basi usa, nucleari e non, creazione di un corpo civile di pace europeo * *

*5. società accogliente, solidale e aperta alle diversità*, nel rispetto delle regole di convivenza e solidarietà, con un forte impegno per i *diritti delle donne e contro la violenza su di esse*; con un particolare impegno all'educazione al genere ed al rispetto tra i generi; un impegno alla lotta contro la violenza di genere e all'analisi di genere di ogni progetto; apertura alle varie culture, ma né tradizioni né ideologie possono essere usate per negare alle donne i loro diritti umani.

- *regole* di comportamento comuni che:

1. *impediscano la politica come professione e come strumento di arricchimento*,

2. instaurino un *confronto diretto sistematico tra elettori ed eletti*,

3. pratichino il principio del *50% di presenza femminile* in ogni sede istituzionale

4. applichino la scelta della *nonviolenza anche nel linguaggio*

Constatando che la precipitazione della crisi di governo impedisce materialmente la presentazione di queste liste alle *prossime elezioni* (con la conseguenza di *diverse scelte,* dal voto per “il meno peggio” di quello che i partiti di centro e di sinistra propongono, alla disponibilità di candidarsi nella lista civica “Per il bene comune”, fino all'astensionismo attivo*)*

**

*l'assemblea ha deciso di mettere le basi per la rete*

- utilizzando anche a questo scopo il quotidiano telematico *“La nonviolenza in cammino”*

- aprendo la *lista di discussione “Donne e uomini per ecologia e nonviolenza” *con l'aiuto

tecnico della rete di Lilliput**

- riconvocandosi subito dopo le elezioni, *sabato 19 aprile dalle ore 10 alle 17, *ancora *a*

* Bologna,* nella stessa sala sindacale della stazione ferroviaria, per decidere un programma,

* * iniziative e ulteriori strumenti di lavoro comuni.**

* *

* *





Locascio.francesco at aliceposta.it ha scritto:
Mi stranizza di fronte l'entità della débâcle elettorale subita, la facilità dei commenti, le irremovibili acritiche certezze di quanti tornano a ribadire la propria personale concezione del mondo, noncuranti delle corresponsabilità rispetto all'accaduto.

Un Nord Leghista ed un Sud in mano al solito ceto politico corrotto ed inquisito, sono uno scenario inquietante e non un a mera sconfitta di una sinistra burocratica lontana dai "movimenti".

I risultati Veneti e di Verona, non lasciano spazio a ragionamenti del genere e poco scampo lasciano alla mobilitazione sul dal molin. I risultati piemontesi altrettanto per le iniziative "no tav", per non parlare dell' impegno anti mafioso al sud.

Basterà infierire sui Bertinotti e Pecoraro della sfortunata sinistra arcobaleno?

O potremo gioire degli irrisori "zero-virgola", delle varie micro liste trotskiste (PCL, sinistra critica, P.di alternativa comunista), della lista dell'ex PDCI Rossi, "bene comune", inclusi gli ex verdi (nonviolenti) della prima ora (incapaci di portare a casa il minimo risultato elettorale)?

Per non parlare dell’irresponsabile corresponsabilità qualunquista dei teorici dell'astensionismo, penso oggi soddisfatti del futuro governo nuclearista, guerrafondaio e xenofobo.

Per la prima volta non avremo la sinistra nelle istituzioni, per la prima volta l'apporto della stessa rappresentanza dei cattolici sarà assente in una delle due camere, se non vorremo delegare all'inquisito Cuffaro il patrimonio della storia dei cattolici in politica.


Gli interrogativi per i nonviolenti sono quindi ben più delle risposte!

Penso che dovremmo partire dalla stessa definizione di "cambiamento", alla relazione tra l'agire sociale dell'associazionismo e la sua rappresentazione istituzionale e politica.

In passato, dopo le esperienze capitiniane dei COS nel dopoguerra, ci si è interrogati negli storici convegni su marxismo e nonviolenza degli anni 70, nel dibattito su anarchia e nonviolenza, poi la battaglia per l'obiezione ha visto un incontro con i radicali, per poi essere stati quindi, negli anni 80, parte promotrice dell'esperienza delle prime liste verdi (salvo poi non reggere il confronto elettorale o subire le logiche partitiche della progressiva burocratizzazione della federazione dei verdi), infine esterni a tutto ciò si è contribuito alla nascita di esperienze di movimento quali la Rete Lilliput (oggi anch'essa irrigidita in una progressiva burocratizzazione e conquistata da un elitè autoselezionata).

Penso che occorra un ripensamento sul complesso di questa storia.

Pochi sono per noi i punti fermi: l'attività della società civile, l'associazionismo, la logica dell'agire in rete, l'azione d’advocy per i diritti umani da parte delle chiese. Riguardo alle chiese (provenendo dalla storia del mir, mi si conceda quest’attenzione al plurale), ricordiamo il ruolo avuto dalle riviste missionarie nell'avvio delle campagne per il disarmo della stessa Rete Lilliput. Ad oggi ritengo che sia poco valorizzata l'esistente rete dei contatti degli operatori missionari <http://www.ucesm.net/ucesm_it/rel_europeennes_aefjn_missionnaires_it.htm>(Aefjn.org <http://www.aefjn.org/>) e di Giustizia, Pace ed Integrità del Creato (p es. http://www.ofm-jpic.org/).

Ben peggio sembrano essere ridotte le pur esistenti istituzioni del movimento dei lavoratori: istituzioni appunto e per parecchi irriformabili. Ma anche da li bisogna ben valutare quali apporti possano venire ad un cambiamento possibile.

Ma resta il punto fondamentale di ripensare questa stessa idea di cambiamento, dal basso, dalle scelte di ciascuno e di tutti. Senza pensare, o temere, che un risultato elettorale possa modificare radicalmente le nostre esistenze.

Da oggi dovremo confrontarci con un mutato quadro istituzionale.

Unico aspetto positivo, dovranno cessare le dispute sui vari tavoli pseudo istituzionali ai quali far sedere i nonviolenti a caccia degli scampoli di finanziamenti e di sotto-sotto governo. Non potremo farci più schermo di nessuna parentela “politica”. La relazione con i ministeri degli esteri e della difesa non potrà che tornare ad essere dialettica ed alternativa.

Dovremo tornare a pensare la difesa popolare nonviolenta come intimamente connessa ad una politica di disarmo, da affermare e conquistare con strumenti altri rispetto alla mediazione (o se volete al compromesso, se non alla compromissione).

Rimane da pensare a quale rapporto costruire con una rappresentanza sostanzialmente bipartitica, rispetto all'interscambiabilità dei programmi e delle scelte di fondo d’entrambi i partiti (*PD e PDL*), a quali relazioni costruire (*o meno*) con gli eletti del PD riconducibili a, *passate*, scelte comuni (/penso ai cattolici ed evangelici eletti in quota DS, agli ecologisti democratici, a quanti in passato hanno fatto parte del movimento per la pace ed in quello antimafia, ai 9 radicali possibili interlocutori su diritti umani,ecologia e laicità).
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Dovremo forse guardare ai modi ed alle forme d’organizzazione degli antimilitaristi e dei nonviolenti nei paesi di democrazia anglosassone.

Li ci si caratterizza per la promozione di campagne, che poi si coordinano tra di esse in reti, con un azione di lobbying dal basso ed anche istituzionale, spesso con grande efficacia come al quacchero Friends Committee on National Legislation (FCNL <http://www.fcnl.org/index.htm>). Non mi interessa ipotizzare qui delle soluzioni, mi piacerebbe contribuire all’ avvio di una discussione, che a mio avviso dovrebbe trovare nuovi luoghi diversi dalle attuali esperienze autoreferenziali e dai loro limiti.
*Francesco Lo Cascio*
/locascio.francesco at gmail.com/ <mailto:locascio.francesco at gmail.com>/
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