Boicottare Israele per aiutare concretamente la resistenza palestinese



Boicottare Israele per aiutare concretamente la resistenza palestinese

Gaza-Palestina: continuano i crimini del sionismo imperialista contro il
popolo palestinese.

Israele si accinge a rioccupare la striscia di Gaza militarmente.

Organizzare con metodo il boicottaggio dei preparativi e gli sponsor della
Fiera del libro che si terrà a maggio a Torino. Il comitato della Fiera del
Libro vuole rendere omaggio a Israele nel 60° della sua nascita invitandolo
come ospite d'onore, nonostante si fosse impegnato precedentemente con l'Egitto
e ignorando ipocritamente che questo anniversario rappresenta la catastrofe
per il popolo palestinese, la Nakba.

Boicottare permanentemente ed attivamente tutte le attività economiche,
culturali e politiche del governo israeliano.

Boicottare attivamente le aziende, gli enti italiani ed europei e le
multinazionali che mantengono e sviluppano rapporti economici con lo stato
sionista.

Israele è uno stato imperialista che occupa arbitrariamente, con la
protezione degli USA e della UE, il territorio palestinese.

Nell'ultima settimana a Gaza, a seguito degli attacchi militari israeliani,
vi sono stati più di 100 morti, di cui più del 70% costituito da civili, fra
i quali decine di bambini.

L'invasione da parte dell'esercito israeliano della striscia di Gaza
costituisce l'ennesimo criminale attacco al popolo e al territorio
palestinese. Questa operazione tende ad annientare la resistenza, il
legittimo governo eletto dopo libere elezioni e le sue giuste rivendicazioni
di indipendenza.

La violenza praticata dagli Israeliani anche sui civili ricordano la
violenza e la barbarie del nazismo di cui peraltro gli ebrei furono vittime.
Il governo israeliano, con la complicità oggettiva di Abu Mazen, vuole
risolvere definitivamente la "questione palestinese", annientando Hamas e le
sue milizie. Il tutto con il pretesto che il governo di Hamas a Gaza
metterebbe in pericolo l'integrità dello stato di Israele attraverso il
lancio di razzi su alcune colonie israeliane.

Israele giustifica tutte le sue violenze, i suoi arbitri e i bombardamenti
contro i civili come guerra al terrorismo, coadiuvato in questo dai mass
media internazionali e dai governi di ogni colore politico.

Vergognose sono nel nostro paese le modalità con cui vengono date le notizie
provenienti da Gaza e dai territori occupati. Gli aggrediti (i palestinesi)
diventano gli aggressori; mentre gli Israeliani sono trasformati in vittime.
I 21 bambini palestinesi uccisi in meno di una settimana non fanno notizia,
mentre 4 morti in tre anni nelle colonie israeliane di confine diventano
odiosi episodi di terrorismo.

In realtà il governo israeliano, gli USA, assieme all'UE come complice
attiva, vorrebbero risolvere la questione palestinese tramite la
costituzione di una "entità" priva di autonomia destinando ad essa una
piccolissima area senza continuità territoriale.

Tutto ciò non avrebbe niente a che vedere con uno stato indipendente, ma
molto con l'apartheid del Sud Africa prima di Mandela.

Vorrebbero costituire delle specie di bantustan, vale a dire riserve
all'interno
dello stato di Israele prive di qualsiasi autonomia statuale, tanti lager
sotto la tutela israeliana, coordinati magari da un governo fantoccio
presieduto da Abu Mazen.

Questo progetto e questo obiettivo passano necessariamente attraverso la
sconfitta e l'annientamento di Hamas e delle sue milizie, del suo legittimo
governo e di tutta la resistenza armata comprese quelle formazioni che
ancora sono nell'orbita di Abu Mazen.

Una "normalizzazione" che non è nient'altro che una operazione di pulizia
etnica. Il governo israeliano sta cercando con ogni mezzo di creare
condizioni di vita talmente insopportabili per i palestinesi da costringerli
ad abbandonare la loro terra. Il vero scopo di Israele e del suo alleato USA
è la dearabizzazione della Palestina. Il popolo palestinese è coraggioso, ma
quanto ancora potrà resistere dopo 60 anni di umiliazioni, sconfitte,
tradimenti, morti e distruzione? Il diritto internazionale e umanitario è
dalla sua parte eppure viene trattato sempre come un popolo di serie B che
non merita l'appoggio della comunità internazionale.

La vera questione morale è la situazione in cui versa il popolo palestinese
da 60 anni, che è compito di tutti noi risolvere.

Non con il "politicismo", non con le posizioni "equidistanti", non con
l'ipocrita
senso di sconfitta se le iniziative intraprese non hanno successo immediato,
ma con la determinazione e la forza che vengono dalla consapevolezza che la
salvezza di questo popolo passa attraverso gli atti di resistenza di tutti
noi.

Possiamo impedire che l'Italia abbia accordi commerciali con Israele. A
breve termine certo no, ma si possono creare le condizioni perché questo
avvenga in tempi ravvicinati, ad esempio iniziando a compiere magari degli
atti tipo quelli di non comprare certi prodotti o di non frequentare luoghi
in cui sono venduti i prodotti israeliani. Se guardiamo alla storia passata
chi di noi avrebbe mai pensato trent'anni fa che Mandela sarebbe diventato
presidente del Sudafrica?

Ebbene incominciamo a diffondere capillarmente l'informazione che l'Italia è
tra i 5 maggiori partner commerciali europei di Israele; è uno dei più
importanti mercati europei per le esportazioni israeliane con l'11% pari ai
Paesi Bassi, segue solo la Francia con il 10% ed è superata dalla Germania
con il 21% e il Regno Unito con il 18%; che le esportazioni italiane in
Israele hanno raggiunto nuovi primati proprio nello scorso anno e che anche
le esportazioni israeliane verso l'Italia stanno crescendo; che Israele è
uno dei più importanti esportatori mondiali di attrezzature militari con il
10% nel 2007; che Israele importa dall'Italia il 4,8% delle sue importazioni
totali che comprendono attrezzature militari, beni di investimento, diamanti
grezzi, combustibili, beni di consumo.

Aggiungiamo che l'Italia è l'unico paese europeo in cui non vi è stata una
manifestazione di piazza contro l'assedio di Gaza coordinata insieme alle
altri capitali europee e che l'Italia è il paese europeo in cui la campagna
di boicottaggio contro Israele si è improvvisamente arrestata, diversamente
da altri paesi in Europa in cui negli ultimi tre anni si è invece
consolidata.

ECCO PERCHE' di fronte a questo quadro drammatico si impongono scelte chiare
anche per chi nel nostro paese intende contribuire concretamente al sostegno
della resistenza e della causa palestinese.

Quindi rinunciare o attenuare l'organizzazione del boicottaggio alla Fiera
del Libro di Torino significherebbe, tra l'altro:

  1.. subire il ricatto dei sionisti e della sinistra moderata che fanno di
tutto per manipolare la realtà, mettendo sullo stesso piano il razzismo
antisemita con una coerente lotta contro il sionismo e la sua politica di
aggressione e di occupazione;
  2.. avallare la confusione di chi mette sullo stesso piano la lotta e
l'impegno
militante contro il governo israeliano ed il suo esercito con una politica
razzista contro la religione ebraica. Con la decisione di boicottare la
Fiera del Libro a Torino non si mette in discussione il diritto a praticare
liberamente una religione, l'ebraica in questo caso, ma si contrasta la
decennale politica di occupazione da parte di Israele di un territorio non
suo e si combatte il disprezzo con cui i governi israeliani hanno sempre
ignorato le risoluzioni dell'ONU contro la sua politica di espansione
imperialista, di annessione e di negazione di qualsiasi diritto statuale dei
palestinesi. Far celebrare ad Israele i 60 anni della sua nascita
avallerebbe anche la strategia dello "stato di fatto" perpetrata da sempre
dai suoi governi. Nel 1948 non è nato lo stato di Israele, Israele si è
autoproclamato stato e non ha mai soddisfatto la condizione imposta dall'ONU,
con la risoluzione 194, per rendere legittima la sua costituzione, cioè
quella di consentire il ritorno dei profughi palestinesi.
Usciamo dall'ambiguità e diciamo basta al ricatto morale dell'olocausto!

Lo diciamo con la serenità di chi lotta da sempre con coerenza e
determinazione contro i rigurgiti fascisti e nazisti: non abbiamo paura
delle critiche scontate di una certa parte corrotta della società israeliana
e di alcuni rappresentanti della comunità ebraica italiana. Non è più
tollerabile il silenzio e la compiacenza verso i crimini israeliani.

E' ora di dire basta.

In ogni città ci si mobiliti in ogni modo e con ogni mezzo per denunciare e
far fermare i crimini israeliani a Gaza e in tutta la Palestina

A fianco della resistenza palestinese

Rompiamo l'assedio di Gaza

Abbattiamo il Muro dell'Apartheid

Palestina libera

Milano, 2 marzo 2008

L'altra Lombardia - SU LA TESTA

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