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Per i più bramosi di allocazioni dell'iperuranio delle idee-CAMPAGNA ELETTORALE 13...
- Subject: Per i più bramosi di allocazioni dell'iperuranio delle idee-CAMPAGNA ELETTORALE 13...
- From: "camillo.coppola at tin.it" <camillo.coppola at tin.it>
- Date: Sun, 17 Feb 2008 01:45:40 +0100 (GMT+01:00)
Per i più bramosi di allocazioni dell'iperuranio delle idee: Camillo COPPOLA scrive dalla città del baciatore di ampolle tissotropiche o tixotropiche e del suo porgitore già arcivescovo,nonché cardinale GIORDANO;la città che ha rigettato il suo procuratore della Repubblica Agostino CORDOVA in nome dell'incompatibilità ambientale e funzionale. Non appartengo a nessuno schieramento di Guelfi o Ghibellini. Chi ancora non fosse sazio, potrà agevolmente ricavare il mio indirizzo e numero telefonico di rete fissa con una breve ricerca su internet, si da poterne fare profonda introspezione nelle mie viscere e nella mia mente e soppesarmi se atto per purezza della mandria. -------------------------------------------------------------------------------- ----Messaggio originale---- Da: a.marescotti at peacelink.it Data: 16-feb- 2008 17.31 A: <pace at peacelink.it> Ogg: [pace] Moderazione di questa mailing list La mailing list pace è moderata da Marino Marinelli: marino222 at virgilio.it Chiunque può rivolgersi a Marino con una e-mail privata. Invito tutti a firmarsi con nome e cognome e indicando possibilmente anche la città o il comune. Io scrivo da Taranto. Se vogliamo creare una "rete" per la pace è più che mai utile fare così. Ottima cosa sarebbe anche mettere il riferimento del proprio blog o del sito della propria associazione di riferimento. Cordiali saluti Alessandro Marescotti -------------------------------------------------------------------------------- ----Messaggio originale---- Da: canziart at libero.it Data: 16-feb-2008 12.46 A: "kcamillopeacelink x"<camillo.coppola at tin.it> Ogg: Fwd: CAMPAGNA ELETTORALE 13... un saluto a camillo e a quanti hanno ancora l'apertura mentale utile ad accogliere pensieri e parole indipendentemente da dove e da chi siano scritti. continua la nostra campagna elettorale chi voglia puo' liberamente diffonderla o pubblicarla.. lo fanno gia' in molti in tutta italia.. chi chiede la firma invece di esprimersi e' povero.. chi fa' il cane da guardia dell'opinione pubblica si infastidisce udendo echi di dissenso.. dite a pace-peacelink che han fatto una graassa figuraccia e che e' una lista poco libera.. cmq noi non siam "fuggiti" ma praticamente siam stati censurati.. e non ci interessa minimamente parlar a chi orecchi non ha.. ..potere e verita' non coincidono mai.. baci Di Mauro Daltin e Paolo Fichera "Una stampa libera non esiste. Voi, cari amici, ne siete consci, e io anche. Nessuno fra noi oserebbe dire la propria opinione apertamente e liberamente. Noi siamo gli strumenti e i servi delle potenze finanziarie che agiscono dietro le quinte. Siamo le marionette che saltano e ballano quando queste tirano i fili. La nostra abilità, le nostre capacità, e la stessa nostra vita appartengono a quegli uomini. Non siamo altro che prostitute intellettuali". John Swainton (ex direttore del "New York Times", nel discorso di commiato ai suoi collaboratori). Tra le frontiere fisiche, fatte di permessi, dogane, controlli, possibilità e necessità di attraversare, di migrare, di andare dove vi è una possibilità, di migrare perché altri hanno deciso che quella è l'unica nostra possibilità, si incunea la letteratura, l'essere stranieri in una lingua straniera, l'iniziare il percorso da una lingua-madre a una lingua-altra che accoglie tutti coloro che la vogliono percorrere: le letterature di frontiera. Il varco in una lingua altra, con tutto quello che comporta, è un passo ammantato da un'altra frontiera che percorrono, restando immobili, milioni di individui: la frontiera dell'informazione. Una frontiera sottile come una pellicola, che non si mostra, che condiziona, crea il pensiero e che si rileva ogni volta che la nostra abitudine si discosta da un binario prestabilito, da una notizia sentita, dall'illusione di essere informati. Ogni volta che incontriamo un vecchio filmato di Pasolini, in bianco e nero, che intervistato da Enzo Biagi sulla importante funzione della televisione come mezzo per informare i cittadini, ribatte che la televisione è il sistema più anti-democratico che esista, un sistema feroce, dove neanche lui può dire quello che vuole. Uno parla e un altro non può ribattere. Ti racconto un fatto che non hai visto e mai vedrai, di cui non hai conoscenza diretta e tu ormai non metti più in dubbio che quel fatto sia vero, che sia avvenuto così, che forse un altro fatto più importante sia avvenuto ma non te lo hanno detto. Un filtro, una dogana dove il cosa, il come, il perché, il quando di un fatto, di una serie di fatti, viene deciso da altri. Prestabilito secondo una logica, delle esigenze, una volontà che è la loro. Ti confeziono un telegiornale dove i fatti si susseguono uno di fila all'altro, in fretta, slegati fra loro e dove l'omicidio, la scelta politica e la partita di calcio hanno lo stesso peso. Una tecnica per annullare il senso critico e impostare un codice ontologico prestabilito a cui poi l'individuo si atterrà e che guiderà le sue azioni. Chi stabilisce tutto ciò? Chi detta le regole del gioco? Noam Chomsky, intellettuale americano, dichiara che i media (stampa e televisioni) sono gli strumenti in mano ai gruppi di potere economico e politico, in una commistione solida, per condizionare la popolazione e fargli condividere i loro stessi interessi. Io ti informo ma solo su ciò che io voglio, nel modo in cui io voglio, affinché tu creda a ciò che io voglio. La credenza democratica: informazione uguale verità è in tal modo minata e resa un'illusione alla sua origine. Le persone non hanno le competenze, le possibilità di andare a fondo, di aprire una breccia nella nebbia di non verità che offusca loro la vista. Le persone accettano e non mettono più in discussione nulla e l'élite politica ed economica crea le situazioni e la storia; le persone sono ormai massa, spettatori di un teatro a cui credono di appartenere votando quando sono chiamati. Nell'era della comunicazione globale i cinque sesti dell'umanità non può accedere ai mezzi di informazione. Internet che ha aperto varchi e che concede numerose possibilità di conoscere i fatti in vesti non ordinarie rispetto all'informazione di Stato è chiusa all'accesso da dogane linguistiche: delle 6000 lingue parlate al mondo il 90% non sono rappresentate in rete e non è consentito creare nomi di dominio in molte lingue e varianti linguistiche e molti gruppi etnici non hanno accesso alla rete con il loro linguaggio. Non si può certo pretendere che in nazioni vittime di estrema miseria e sottoposte a regimi dittatoriali le persone abbiano la volontà, i mezzi, l'istruzione, la forza per aprire dei varchi e darsi la possibilità di una veritiera informazione. Diverso il discorso in paesi come l'Italia dove pur potendo e dovendo interessare il tema della libertà di espressione e della situazione degli scrittori perseguitati nel mondo pare non avere la minima importanza per la società. Leggendo le cifre della persecuzione che gli scrittori, i giornalisti subiscono nel mondo si rimane allibiti. Secondo le statistiche del Writers in prison Committee nel mondo nel 2005: "26 giornalisti e scrittori uccisi, 12 giornalisti scomparsi e dei quali non si hanno notizie, 79 denunce per minacce e maltrattamenti, 157 casi di aggressione, 140 giornalisti e scrittori incarcerati, 148 sono sotto processo, 62 vittime di attentati e 10 sequestrati. Inoltre nei primi sei mesi del 2005, 700 tra scrittori, poeti e giornalisti in 100 paesi sono stati perseguitati per aver espresso le loro opinioni. Dall'11 settembre 2001 ad oggi ne sono stati uccisi oltre 50 e molti altri sono stati oggetto di attentati". Questi sono i numeri, ma la situazione come spesso accade è più complessa delle cifre. Predrag Matvejevic´ è stato condannato dal Tribunale di Zagabria per aver definito Tudjman un talebano, Orhan Pamuk è stato processato dal Governo Turco per aver scritto riguardo all'eccidio degli armeni, Peter Handke è stato boicottato a più riprese per quello che ha detto riguardo alla criminalizzazione del popolo serbo durante e dopo la guerra in Jugoslavia, giornalisti indipendenti come Enzo Baldoni, Anna Politkovskaja sono stati uccisi, Giuliana Sgrena e molti altri hanno rischiato la vita a causa delle loro inchieste. Si tratta di casi difficilmente raggruppabili in un'unica definizione e ognuno con la propria specificità, ma probabilmente dimostrano una tendenza che ha a che fare con parole quali "indipendenza", "libertà di stampa", "libertà di espressione". Verrebbe da dire che un libro, un articolo, un reportage hanno ancora una intrinseca forza, che la figura dell'intellettuale libero da padroni è ancora viva nella nostra società, che le parole possono fare male, possono ferire e debbano essere controllate, eliminate, modificate, come i diktat di orwelliana memoria. Si dice che i libri non contino nulla, che sono altre le cose che fanno girare il mondo (soldi, politica, guerre), ma a ben vedere forse le cose non stanno proprio così. Se un libro denuncia, accusa, punta il dito, scava dove non deve scavare, non è più neutro, ma si trasforma in un oggetto che può scuotere, far riflettere, dire dove si nasconde la verità al di là di quello che ci viene imposto dalle televisioni o dai mass media. * Da sempre gli intellettuali hanno subito censure, processi e condanne, ma la situazione nell'ultimo periodo sembra essersi inasprita, complice l'uso dei sistemi informatici che permettono il crescere di numerose forme di libertà ma "vigilate". Ci si trova di fronte a due categorie di soppressione: quella dei regimi dittatoriali, legata a tecniche antiche come l'incarcerazione, la tortura, l'assassinio; e quella dei governi democratici, dove l'informazione è incanalata in zone prestabilite e il controllo si svolge con strumenti quali il controllo satellitare della popolazione e il controllo del traffico della informazione in Internet, compresa la possibilità di intercettare la posta elettronica dei cittadini. Tali due categorie di soppressione hanno confini labili e si uniscono spesso in quei paesi dove lo sviluppo economico cresce indipendentemente dalla salvaguardia della libertà di espressione e a discapito dei diritti dei cittadini. Nella 6° Conferenza Internazionale dei Comitati Scrittori in Prigione (WIPC), tenuta a Istanbul nel marzo del 2006, lo scrittore Yu Zhang ha parlato della "soppressione degli Internet Point nella Cina Popolare dove la polizia postale controlla sistematicamente tutti gli accessi Internet e interviene drasticamente, chiudendo i siti web e arrestando chiunque scriva contro il regime comunista". Nell'ambito europeo paesi come l'Inghilterra e l'Italia, a seguito dell'11 settembre 2001, hanno predisposto, nell'ambito delle leggi sull'antiterrorismo, il controllo satellitare. Sono intercettate le comunicazioni telematiche, rielaborate "secondo criteri di precedenza/rischio, sono individuati i server e identificati i mittenti". Un modo di controllare la libertà di espressione è anche quello di farlo preventivamente, non permettere la nascita di determinati libri, come nell'esempio tratto dal sito www. disinformazione.it dall'articolo di Gabriel Monina riguardante gli Stati Uniti: "L'Ufficio di Controllo dei Beni Stranieri del Dipartimento del Tesoro (la cui sigla in inglese è OFAC), non soddisfatto di impedire implacabilmente che i cittadini nordamericani possano recarsi a Cuba, ha decretato che coloro i quali pubblichino un'opera di autori cubani, iraniani o sudanesi senza un'espressa autorizzazione, possono essere soggetti a multe fino ad un milione di dollari e ad una pena massima di dieci anni di prigione. È anche proibito aggiungere note, scrivere introduzioni, correggere, promuovere o pubblicizzare scritti di cittadini dei paesi boicottati. Per dirla in un altro modo, si tratta semplicemente di impedire qualsiasi pubblicazione". La situazione a livello mondiale è complessa e si evolve continuamente. Si può dare qui solo una panoramica generale su alcune realtà. Negli Stati Uniti, con le leggi sull'antiterrorismo, esistono dei forti limiti sulla divulgazione di notizie critiche. Inoltre a Guantanamo sono rinchiusi due scrittori afghani, rei di aver pubblicato degli articoli e delle vignette. In Cina vi sono 31 scrittori arrestati e sotto processo; a Cuba 33 giornalisti/scrittori sono in carcere e 9 giornalisti web sono stati condannati con pene dai 16 a 26 anni di reclusione; in Birmania è sotto arresto lo scrittore dissidente Aung San Suu Kyi; in Bielorussia lo scienziato prof. Yuri Bandazhevsky è stato condannato a quattro anni; in Marocco, lo scrittore Ali Lmrabet è stato condannato a 3 anni per ingiurie nei confronti del Re; in Turchia, attualmente 38 scrittori e giornalisti sono sotto processo e in carcere; in Africa, la soppressione della libertà di espressione colpisce numerosissimi paesi. * È la dogana dell'informazione la vera frontiera da cercare di attraversare, che bisogna assolutamente attraversare. Le frontiere fisiche una volta varcate introducono in una realtà, che vissuta più o meno intensamente, è in diretto rapporto con l'individuo. Le frontiere dell'informazione sono subdole e pericolose perché creano un mondo-altro, una meta-vita. Le persone credono di sapere, di conoscere, di informarsi e invece il loro pensiero è il risultato di un piano prestabilito da altri e non vivendo la vita narrata da quelle informazioni, la conoscenza della vita nel mondo (che hanno le persone) è per loro solo qualcosa di minato alla radice. Una meta-vita, un qualcosa di artificiale. Per questo la dogana dell'informazione è importante perché svela il grande inganno di cui siamo vittime. L'informazione è creata ad arte, il nostro rapporto con il mondo è filtrato da altri. Il paradosso continua con la tecnica di approfondire e commentare notizie confezionate a tavolino alimentando in tal modo il gioco al massacro del senso critico delle persone. Basta proporre una variante vera di una notizia falsa data per certa che le persone reagiranno incredule e alla fine crederanno alla notizia falsa perché è data per vera. È provato: date alle persone una notizia di vita-vera, posta in una struttura mentale basata ormai su una meta-vita e la notizia di vita-vera verrà respinta. Per questo i giornalisti indipendenti, gli scrittori vengono uccisi. Per evitare che diffondano i loro virus di informazione veritiera in un sistema consolidato di potere. Non affermiamo che lo scrittore, l'intellettuale, debba avere un compito canonizzato. Ma nell'epoca della meta-vita forse oltre a narrare il proprio tempo, lo scrittore deve contribuire a formare una nuova coscienza, restituire alle persone la possibilità di sviluppare un proprio codice personale, sostituire a un meta-codice un codice di percorso, aprendo fessure, varchi. Venendo in contatto con molte realtà, cercando i sentieri tra le frontiere dell'informazione abbiamo deciso che tali strade saranno il filo conduttore che legherà il percorso di "PaginaZero" da ora in avanti. Compagni di viaggio saranno, come sempre, scrittori, intellettuali, poeti e la loro voce, le loro opere e il loro esempio. A noi il compito di mantenere un luogo dove possano avere voce. *
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