R: [pace] Previdenti



Sono molto d'accordo con questa analisi di Tiziano. Tranne che sul saluto
finale che per me è invece il vecchio "pessimismo della ragione, ottimismo
della volontà". Dobbiamo avere la capacità e la volontà di partire da ciò
che è restato, forse sarebbe meglio dire "dai resti" della sinistra, per
cercare di essere "lievito e sale" e riuscire a coinvolgere milioni di
persone. Non è una cosa nuova nella storia dell'umanità e nella lotta per la
liberazione dei popoli dall'oppressione del male e del peggio. Forse
rileggere Isaia ci può servire.
Giovanni Sarubbi 
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-----Messaggio originale-----
Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto
di tiziano cardosi
Inviato: domenica 27 gennaio 2008 0.45
A: pace at peacelink.it
Oggetto: Re: [pace] Previdenti


>
> il governo Prodi è stato molto mediocre sotto (credo)
> tutti i punti di vista, ma non vedere che la sua
> caduta è una (assai probabile) tappa dell'ulteriore
> scivolamento a destra di questo paese mi sembra molto
> miope
>   
Non sono per nulla d'accordo con questa impostazione.
Ho criticato da sempre il governo Prodi ed ho sostenuto che appoggiarlo 
sarebbe stato un suicidio della sinistra. Le previsioni si sono 
dimostrate peggiori: la sinistra è evaporata.
Certo che la caduta di Prodi, il pessimo Prodi, sarà un peggioramento 
della situazione. Chi lo nega? Giro la domanda: perché non si è voluta 
vedere questa certezza? Fin dall'inizio del governo Prodi ho chiesto a 
tutti i suoi sostenitori come avrebbero pensato di muoversi una volta 
finito il tempo del governo amico. Le politiche antipopolari e 
belliciste di questo governo avrebbero alienato il poco consenso che 
c'era (24mila voti!). Fin da allora mi chiedevo: che succederà dopo? Non 
sarà il caso di aprire gli occhi e cercare di tamponare la disfatta che 
si delineava?
Enrico, e tanti come lui, mi hanno sempre detto che il governo Prodi era 
il meno peggio che si potesse avere e si doveva sostenerlo a qualunque 
costo.
Eccolo davanti a noi il costo: una destra lazzerona e spudorata lo ha 
fatto cadere, a sinistra si odono solo lamenti senza prospettive e la 
destra più becera si prepara a smembrare la carcassa dell'Italia.
Era dall'inizio di questa sciagurata esperienza di "governo amico" che 
si doveva prevedere lo sfacelo. Perché comunque questo governo sarebbe 
finito; oggi o tra tre anni si sarebbe tornati a votare e come si 
pensava di convincere lavoratori, disoccupati, precari, pacifisti a 
votare un meno peggio indistinguibile dal peggio?
Si è tirato avanti fino ad oggi chiudendo gli occhi su tutto dicendo 
solo: resistere, resistere a qualunque costo perché non torni il diavolo 
Berlusconi.
E' scaduto il tempo, non sono stati 5 anni, ma meno di 2. Il tempo 
sarebbe comunque finito.
Come nonviolenti credo possiamo dire di avere poche responsabilità 
perché siamo ben pochi, ma la nostra colpa è di non aver detto chiaro e 
forte, fin dal primo governo Prodi, che la nostra proposta nonviolenta 
era alternativa all'alternanza tra un male e un peggio, che era 
"totalmente altro". Invece ci siamo consumati, stremati nella difesa 
dell'indifendibile e ora, assieme a tutta la sinistra "arcobaleno" 
abbiamo gli occhi sbarrati davanti all'orrore e non sappiamo che fare e 
che dire.
Dalla sinistra "a sinistra" del PRC non mi aspetto molto: in questi 
giorni sento analisi del tipo: "le minoranze organizzate sono le uniche 
capaci di trasformare l'esistente". In queste parole riecheggia la 
vecchia voglia di "prendere il potere", come se il potere fosse uno 
scettro o una poltrona. Da Capitini ho imparato (spero di averlo capito) 
che il potere o lo si distribuisce tra tutti e diviene un bene comune o 
si sfocia in altre forme di dominio.
Come nonviolento mi sento stremato e consumato nell'aver difeso il meno 
peggio abituandomi al male e perdendo di vista il meglio di cui dovremmo 
essere portatori.
Quello che ho davanti agli occhi è il fallimento e l'estinzione della 
sinistra e l'evanescenza dei nonviolenti.
Alle prossime elezioni tornerò a votare ancora una volta tappandomi il 
naso, reggendomi la bocca, chiudendo gli occhi per evitare che il peggio 
venga; ma so che verrà e che le nostre colpe sono state grandi. 
Negarsele non ci fa onore.
Un saluto con poca speranza
Tiziano Cardosi (semprecontrolaguerra Firenze)
> forse per alcuni è più liberatorio poter tornare al
> rassicurante "tanto peggio, tanto meglio" che farsi
> delle domande radicali sulla situazione (che
> comporterebbero anche il  sapersi rimettere in
> discussione)
>
> della sinistra, è stata quella "radicale" che si è
> definita interna ai movimenti "no global" prima e
> contro la guerra dopo:
> quanto ha saputo valorizzare quelle esperienze, far
> leva su di esse per un rinnovamento proprio e della
> situazione?
>   
>   


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