[comunicati_lilliput] 26 gennaio - Rete di Lilliput sostiene la Giornata di Azione Globale



26 gennaio - Rete di Lilliput sostiene la Giornata di Azione Globale


26 gennaio 2008 - giornata proposta dal Forum Sociale Mondiale - Rete di
Lilliput partecipa con la proposta di iniziativa popolare per un'Italia
libera da armi nucleari e conferma il sostegno alla richiesta di moratoria
sulla nuova base 'Dal Molin' a Vicenza. AGIAMO INSIEME PER UN ALTRO MONDO!

Per 26 gennaio 2008 il Forum Sociale Mondiale propone una Giornata di
Azione Globale, il cui appello è stato già sottoscritto da migliaia di
organizzazioni in tutto il mondo e dalle principali reti e campagne del
FSM e della Rete dei Movimenti Sociali.
Una delle questioni più urgenti da affrontare su scala mondiale è il
pericolo nucleare che vede le super-potenze proseguire nell'uso dell'arma
atomica come minaccia verso i paesi e le popolazioni del Sud del mondo.

Consapevoli dell'importanza dell'azione che parte dal locale, le varie
realtà legate a Rete di Lilliput partecipano a questa giornata con la
proposta di iniziativa popolare per un'Italia libera da armi nucleari. La
proposta - sostenuta da più di 50 organizzazioni in Italia e nasce
dall'idea che le "vecchie" atomiche presenti nelle basi militari di Aviano
e Ghedi, oltre a contrastare con il trattato di non Proliferazione
sottoscritto dall'Italia, sono un grosso ostacolo sulla via del disarmo
nucleare e offrono un'ottima scusa a qualsiasi altro paese per dotarsi a
sua volta della Bomba. In varie forme - dal tradizionale banchetto
all'effervescente uscita teatrale - si potrà sostenere la raccolta di
firme procurandosi i moduli di attivazione che hanno i gruppi
territoriali.

Nell'agenda dei movimenti sociali non può mancare l'impegno per una terra
disarmata e quindi Rete di Lilliput conferma il sostegno alla richiesta di
moratoria sulla nuova base 'Dal Molin' a Vicenza. La raccolta di adesioni
per la Moratoria vuole ricordare a tutte le forze politiche del
centro-sinistra a rifiutare il nuovo progetto di guerra e l'impegno preso
con gli elettori per attivare le procedure per la convocazione della
seconda conferenza nazionale sulle servitù militari, come previsto dal
programma dell'Unione.

Siamo di fronte all'ennesimo gravissimo atto di delegittimazione popolare
visto il mancato coinvolgimento dei cittadini in scelte di così grande
importanza. Il caso di Vicenza dimostra che la difesa del suolo italiano
sottostà alle condizioni dettate dalla Costituzione italiane (vedi art.11)
e per questo vogliamo pensare a un futuro in cui l'unica difesa sia quella
popolare e nonviolenta.

È vergognoso che in due anni le spese militari del nostro Paese siano
aumentate di più del 20%, raggiungendo la cifra record di oltre 23
miliardi di euro. E questo mentre ci viene detto che non ci sono i soldi
per gli insegnanti di sostegno nelle scuole e il servizio civile
volontario viene sempre più ridimensionato. I soldi quindi ci sono, ma il
governo sceglie di impiegarli per le Forze armate piuttosto che per fare
fronte ad altre necessità.

Bisogna soprattutto tener conto di due elementi: i costosissimi programmi
internazionali di riarmo a cui l'Italia partecipa e il numero eccessivo di
militari che compongono le Forze armate. Abbiamo oltre 185mila militari in
servizio, sui 190mila previsti, e di questi più di 100mila, quindi la
maggioranza, sono graduati: 25mila ufficiali e 75mila sottoufficiali, di
cui oltre 63mila marescialli.

Poi ci sono i sistemi d'arma con i progetti faraonici con ambizioni da
superpotenza, sperperando ingenti cifre di soldi pubblici, e poi non si
hanno i soldi per carburante e pezzi di ricambio. La nuova portaerei
Cavour, oppure l'Eurofighter (programma per lo sviluppo di velivoli per la
difesa area) e poi il Joint Strike Fighter (cacciabombardiere, in grado di
portare anche bombe atomiche). Oltre a questi costi esagerati ci
chiediamo: sulla base della nostra Costituzione, che esclude la guerra,
cosa dobbiamo farci di queste macchine e strutture da guerra. Chi dobbiamo
andare a bombardare?

Al contrario dovremmo porre fine alla missione militare in Afghanistan, da
tempo passata sotto il comando della Nato e pienamente inserita - con i
rischi conseguenti - nella guerra "al terrore".
L'Afghanistan ha bisogno di essere in pace e di essere sostenuto nella
ricostruzione di una economia disastrata e poter decidere del proprio
destino.

AGIAMO INSIEME PER UN ALTRO MONDO! - L'appello si può firmare sul sito
www.wsf2008.net



Per seguire le azioni visita il sito www.faircoop.it