«LA BASE USA DAL MOLIN È ANTIEVANGELICA E NEMICA DEI POVERI». ADISTA INTERVISTA AD UN PARROCO VICENTINO



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shalom, amedeotosi

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«LA BASE USA DAL MOLIN È ANTIEVANGELICA E NEMICA DEI POVERI». ADISTA
INTERVISTA AD UN PARROCO VICENTINO

fonte: http://www.adistaonline.it/

[Luca Kocci . 24.12.07] Non demorde il movimento «No Dal Molin» che si
oppone alla costruzione di una nuova base militare statunitense a Vicenza,
nell'area dell'aeroporto civile Dal Molin. Dopo l'imponente manifestazione
del 17 febbraio, quando oltre 200mila persone scesero in piazza, dopo un
anno di presidio permanente nell'area dove dovrebbe sorgere la base, lo
scorso 15 dicembre più di 50mila persone - la maggior parte cittadini
vicentini, ma anche significative presenze dal resto d'Italia e qualche
delegazione dei movimenti europei - hanno attraversato le strade della
città, spingendosi fino al Dal Molin, per ribadire il loro no alla
militarizzazione del territorio e alla costruzione di un nuovo avamposto
della guerra preventiva.

Una protesta che però sembra non smuovere di un millimetro il governo
italiano - che prima con Berlusconi e poi con Prodi ha dato il suo placet
alla nuova base -. Appena due giorni prima della manifestazione, a
Washington, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il ministro
degli Esteri Massimo D'Alema avevano ulteriormente rassicurato l'alleato
americano: «Sulla base di Vicenza - aveva garantito il vicepremier al
segretario di Stato Usa Condoleeza Rice - la questione è risolta». Sembra
così segnato il percorso che a breve porterà alla costruzione, a poco più di
un chilometro dal centro storico di Vicenza dove c'è già un'altra base
militare statunitense (la Ederle), del più grande aeroporto militare Usa in
Europa, sede della 173.ma Brigata aviotrasportata - creata per la guerra in
Vietnam, attualmente impegnata sia in Iraq che in Afghanistan - aumentata
fino ad un massimo di 8mila soldati. Un'operazione che costerà a George Bush
poco quasi 500 milioni
di dollari: tanti ne ha chiesti al Congresso il Dipartimento della Difesa
Usa.

In prima fila nel movimento «No Dal Molin», molti cattolici di base - dai
movimenti e associazioni come Pax Christi e i Beati i Costruttori di Pace,
parrocchie, singoli credenti - persuasi che la nuova base è antievangelica
in quanto strumento di guerra. Alla manifestazione del 15 dicembre c'erano
anche i 53 sacerdoti che hanno scritto e consegnato a Paolo Costa,
rappresentante della Presidenza del Consiglio per le questioni relative
all'attuazione della base Dal Molin, un documento con
il quale manifestano la loro opposizione alla base.

Fra questi, don Fabrizio Cappellari, da due anni parroco a Quinto Vicentino,
un piccolo comune di 5mila abitanti a ridosso di Vicenza dove sarebbe dovuto
sorgere un 'villaggio' di 220 abitazioni per i militari statunitensi e le
loro famiglie (circa 2mila persone). Un progetto che all'inizio sembrava
avere ottenuto il favore dell'amministrazione comunale - che vi scorgeva
ricadute economiche positive per il paese - ma che poi è stato bocciato con
un voto unanime del Consiglio comunale.

Adista ha intervistato don Cappellari.

D: Cosa è successo nella tua parrocchia quando l'anno scorso avete saputo
della costruzione della nuova base al Dal Molin?

R: Ho subito proposto di incontrarci per parlare della questione e, dopo
questa assemblea, abbiamo deciso di avviare un percorso comunitario di
approfondimento e di discernimento sulla base. Ci sono stati incontri e
dibattiti pubblici, fiaccolate, veglie di preghiera; il Consiglio pastorale
e le varie associazioni presenti in parrocchia hanno preso la
parola e prodotto documenti.

D: E a quali conclusioni siete giunti?

R: Che il progetto della nuova base è contro il Vangelo perché è un progetto
di guerra, e la guerra è sempre contro i poveri.

D: Come valuti la manifestazione del 15 dicembre?

R: Mi sembra che la manifestazione sia andata bene. C'è stata una buona
partecipazione, per quanto inferiore alla manifestazione di febbraio: ma
almeno 50mila persone - la maggior parte delle quali di Vicenza - sono scese
in strada contro la base. Soprattutto, continuano a mobilitarsi non solo i
pacifisti storici, che da almeno 30 anni sono attivi a Vicenza sui temi
della pace e dell'antimilitarismo, ma i cittadini e i cattolici che prima
non si muovevano. Hanno capito che quella della base è una questione
importante.

D: Tuttavia, nonostante tutto, il governo sembra intenzionato ad andare
avanti per cui, a meno di un miracolo, la base si farà. Non c'è il rischio
che la delusione sia grande e che parte del movimento ripieghi nel privato
o, peggio, nel qualunquismo?

R: Io non sono in grado di fare queste previsioni, non so quello che
succederà. Però so per certo che si è avviato un percorso di
coscientizzazione da cui sarà difficile tornare indietro. Quello che è
accaduto in questi mesi, anche in parrocchia, ha cambiato la vita di molte
persone: si sono scoperte in grado di vincere la paura e la rassegnazione,
hanno preso la parola pubblicamente, hanno sperimentato l'importanza e la
necessità di dire la loro e di non delegare, si sono
mostrate attente al mondo e all'altro. Se la base, come sembra, si farà,
forse qualcuno si fermerà perché la delusione sarà forte, ma credo che le
persone, in maggioranza, non torneranno indietro rispetto al cammino
avviato: resteranno in piedi e vivranno da risorti, non da morti, come mi
capita di dire spesso.

D: Secondo te la Chiesa, a cominciare da quella di Vicenza, ha fatto e ha
detto tutto quello che poteva?

R: No. La Chiesa vicentina ha semplicemente scelto di restare ai margini e
di non parlare: né contraria né favorevole alla base, semplicemente in
silenzio perché, così è stato spiegato a molti di noi preti che ci siamo
attivati, la questione della base non è un terreno sul quale la Chiesa deve
entrare. Eppure io credo che il Vangelo debba incarnarsi nella vita, nel
mondo. Mi sembra che la Chiesa si sia mostrata molto paurosa. Però dal
basso, dalle parrocchie si è sprigionato un movimento che mi pare davvero
una novità importante. Ed è questo movimento, che parte dal basso, che mi fa
essere fiducioso sul futuro della Chiesa. (luca kocci)


Fonte: ADISTA n. 1/2008