Nuovi Leader-Vecchia Europa



Nuove leadership della vecchia Europa: i casi di Nicolas Sarkozy e Gordon Brown

Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Corso di laurea specialistica in Relazioni internazionali – Dipartimento di Politica Istituzioni Storia

Presiede il prof. Paolo Pombeni: 
si tratta di due leadership ben diverse. Caldo e guida carismatica Sarkozy; freddo Brown, che è succeduto a Blair caldo e ‘non va’ oltre la sua isola. 
Il primo: immigrato-integrato; il secondo: Scozia-laburista.     

La Prof.ssa Sofia Ventura dell’Università di Bologna presenta Sarkozy:
è un leader che buca lo schermo, che comunica ed emoziona le folle con il calore e l’entusiasmo che suscita. Sarkozy sta percorrendo una traiettoria personaggio-presidente. E’ legato con il partito ex gollista che ha fagocitato pezzi di componente liberale. Personaggio sì mediatico, ma in primo luogo è un politico a tempo pieno del gollismo. Nel 2004 diventa presidente dell’Unp; dal 2002 è ministro di spicco (finanze...interni) che arriva a mettere in ombra i primi ministri succedutisi. Conquista così il Partito; mobilita, recluta, fa fuori gli ‘chiracchiani’. Sa che per essere candidati credibili alla presidenza della Repubblica francese si deve avere alle spalle un partito. Nel gennaio 2007 c’è la sua candidatura ufficiale; anche membri del parlamento si avvicinano a lui piano piano per poi diventare ministri. Capisce le sue capacità di trascinamento; usa una particolare forma di democratizzazione del partito con il rafforzamento di vertice insieme ad appelli diretti a persone, simpatizzanti e militanti. Così impone al suo partito la scelta del candidato attraverso il voto diretto. Nel marzo 2007 vince le elezioni. Sa come usare la comunicazione attraverso gli eventi-scandalo. E’ un gollista ma si presenta come uomo nuovo, di rottura anche rispetto alla sua parte politica nonché al sentire comune francese. No al politichese, no al ’68, così convince con l’idea di rinnovamento. Nel maggio 2007 diventa Presidente. Recupera una parte di stile mitterandiano, esasperandolo. Non è distaccato come Chirac, che non era la vera guida del governo; con Sarkozy vi è il recupero della centralità assoluta del ruolo del presidente come ad esempio per Mitterand. E’ motore della politica francese e dà la direzione al governo. C’è una presidenzializzazione della politica francese: il timone è nelle sue mani. La storia francese è percorsa da un esecutivo potentissimo che domina il parlamento e di fatto il presidente si impossessa della forte istituzione del governo se ha la doppia m¿****

Il prof. Gianfranco Baldini dell’Università di Salerno presenta Brown:
nominato primo ministro senza un’elezione ma solo a seguito di un patto con Blair; fra i due c’è stato un accordo non scritto, da amici-nemici nel decennio appena trascorso. Per tale periodo è stato il ministro più potente di tutti gli altri; nonostante vari rimpasti, lui è rimasto sempre lì con il tacito accordo di sostituire Blair: il cosiddetto patto del Granita (dal nome del ristorante italiano dove i due si sarebbero incontrati nel 1994). Blair gestiva gli elementi politici e Brown quelli sociali ed economici fra cui l’obiettivo di non entrare a far parte dell’Euro. La guerra irachena è stata la macchia nera che ha fatto lasciare Blair. La capacità di leadership è sempre più condizionata dall’esterno ma rimane molto forte comunque in GB. Si assiste a una presidenzializzazione della politica senza appoggi normativi e si rafforza la centralità dei partiti e anche dei governi nelle campagne elettorali. Negli ultimi anni le leadership nel partito laburista sono sempre più forti e si sono poggiate su questi tre elementi: partito, governo e campagna elettorale nuovi. Blair ha rivoluzionato il partito con percentuali fortissime. Brown è un intellettuale scozzese, ex radicale, più euroscettico, meno filo Usa, non ha carisma da leadership. Intende porre rimedio alla macchia scura irachena, causa di divisione a Westminster. Vuole inoltre limitare le prerogative del governo. Dopo 5 mesi, oggi non c’è discontinuità con Blair e la loro diarchia decennale. Obiettivi blairiani: personalizzazione per lo smantellamento del modello Westminster di democrazia; controllo ferreo della disciplina e dell’organizzazione; trasformazione organizzativa; ridimensionamento dei sindacati; eliminazione del programma di collettivizzazione dei mezzi di produzione. Modelli istituzionali nuovi: devolution con nuovi parlamenti in GB; nascita di una corte suprema; nuovo modello elettorale. A giugno, Blair è andato avanti con l’accordo sul mini trattato europeo di Lisbona che poi Brown sembra aver ¿****
Questo scritto ha la finalità di condividere informazioni sui temi trattati; è pertanto la mera trascrizione di appunti con fatti, nomi, sigle e date non rivedute né corrette. Chi ha qui provato a riportare fedelmente quanto illustrato durante la lezione-seminario ‘Nuova leadership della vecchia Europa’ - pur sapendo che gli eventi e le loro narrazioni non sono mai in sé neutri -, lo ha fatto  ritenendo che ciò possa essere d’un qualche contributo e interesse al fine di poter meglio operare politicamente e socialmente. 

10/12/7 – Leopoldo BRUNO