"Roma 1 dicembre. Acqua, vita, terra, libertà per i" palestinesi







Roma, 1 dicembre in piazza

Saremo presenti alla manifestazione per il diritto all’acqua con lo striscione:

Acqua, vita, terra, libertà per il popolo palestinese



1)       Le violazioni del diritto all’acqua per i palestinesi riguardano
anzitutto il “diritto sociale” dei cittadini palestinesi all'acqua
potabile, un diritto che deriva dai documenti internazionali che tutelano
la vita, la sicurezza sociale, la salute. Questi valori sono gravemente
minacciati dall'imponente prelievo che Israele fa delle risorse idriche
palestinesi, in particolare della falda acquifera occidentale della
Cisgiordania e dalle pesanti limitazioni imposte alla popolazione
palestinese. Le restrizioni sono state decise con ordinanze militari che
hanno proibito ai palestinesi di costruire o possedere un impianto idrico
senza un permesso dell'autorità militare (ora sostituita dalla società
idrica Mekorot).



2)       Nel corso di decine di anni solo pochissimi permessi sono stati
accordati ai palestinesi, e comunque i loro pozzi non devono andare oltre i
140 metri di profondità, mentre quelli israeliani possono raggiungere anche
gli 800 metri. Sono state inoltre fissate delle quote di prelievo, sono
stati espropriati pozzi e sorgenti di palestinesi assenti, si è fatto
divieto di irrigare nelle ore pomeridiane, mentre la fatturazione
dell'acqua penalizza la popolazione palestinese il cui tenore di vita è
largamente inferiore a quello dei cittadini israeliani e dei coloni.



3)       Anche dal punto di vista della quantità d'acqua fornita ai coloni
la disciplina introdotta dalle autorità israeliane discrimina nettamente la
popolazione palestinese. Oggi nella West Bank solo il 5% dei terreni
coltivati dai palestinesi è irrigato, mentre nelle aree coltivate dai
coloni israeliani si raggiunge la quota del 70%. La conseguenza generale è
che un israeliano consuma in media 370 metri cubi per anno, un colono fra i
640 e i 1.480 e un palestinese ne usa poco più di 100.



4)       Le violazioni riguardano anche il “diritto collettivo” del popolo
palestinese all'uso delle proprie risorse idriche. Complessivamente l'85%
dell'acqua palestinese oggi viene usata dagli israeliani, mentre ai
palestinesi non è consentito di usare l'acqua del Giordano e dello Yarmouk.
D'altra parte l'acqua del Giordano è inquinata perché Israele fa defluire
acqua salata dall'area del Lago di Tiberiade nel basso Giordano. Inoltre il
prelevamento di acqua dal Lago di Tiberiade per mezzo del National Water
Carrier - la gigantesca conduttura idrica che si estende dal Giordano al
deserto del Negev - ha ridotto notevolmente la portata del Giordano.



5)       Occorre aggiungere che il diritto all'acqua del popolo palestinese
oggi è ulteriormente violato dalla costruzione del Muro in Cisgiordania.
Quando sarà ultimata la costruzione della sezione occidentale del Muro, il
prodotto agricolo annuale della Cisgiordania diminuirà di circa il 20%,
mentre diminuirà di circa il 40% quando anche la sezione orientale del Muro
sarà completata. Questa sezione avrà inoltre l'effetto di separare la
popolazione palestinese dalla valle del Giordano e dal Mar Morto,
impedendole per sempre lo sfruttamento agricolo di queste potenziali
risorse idriche.



6)       La questione del diritto all'acqua del popolo palestinese. prima
che tecnica, è politica e strategica. É ovvio che il conflitto per l'acqua
è solo un aspetto - anche se uno dei più rilevanti - del conflitto per la
liberazione della Palestina. Non si risolve il problema dell'acqua se non
si risolve, assieme, quello della costituzione di uno Stato palestinese,
della sua piena indipendenza, integrità e continuità territoriale.



(sintesi di un resoconto del prof. Danilo Zolo della conferenza sull’’acqua
tenusati a Ramallah,maggio 2005)



Il Forum Palestina

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