Uno Stato per due popoli. Una conferenza a Londra molto interessante




Sulla conferenza “Challenging the Boundaries: A Single State in
Palestine/Israel”, SOAS, Londra, 17/ 18 novembre 2007



Comunicato stampa dell'ISM-Italia

Si è svolta a Londra nella Brunei Gallery della SOAS (School of Oriental
and African  Studies),  nei giorni 17 e 18  novembre 2007, la conferenza
“Challenging the Boundaries: A Single State in Palestine/ Israel”, che ha
ripreso i temi trattati nel corso estivo del 2-6 luglio a El Escorial
(Madrid) “Palestine/Israel: One Country, One State”.

La conferenza si è svolta in due giornate con le seguenti sessioni: “Perché
uno stato unico?”,  “Il panorama geopolitico: il passato, il presente e il
futuro”, “Terra, cittadinanza e identità: ripensare lo stato-nazione”,
“Guardando al passato, ripensare il futuro (i casi del Sud Africa,
dell’Irlanda del Nord e di India-Pakistan”, “Lo stato unico, i movimenti
sociali della società civile e l’attivismo di base”, “Come andare avanti”.

Sono intervenuti Nur Masalha, Ghada Karmi, Ilan Pappe, Joseph Massad, Ali
Abuminah, Haim Bresheeth, Ghazi Falah, As’ad Ghanem, Leila Farsach, Amnon
Raz-Krakotzkin, Nadim Rouhana, Omar Barghouti, Tikva Honig-Parnass, Louise
Bethlehem, Kathleen O’Connell, Sumantra Bose, Eitan Bronstein, Eyal Sivan,
Rajaa Omari. Non hanno potuto partecipare alla conferenza Haidar Eid, a cui
non è stato permesso di uscire dalla striscia di Gaza, e Yousef Kaker el
Deen (Siria), a cui il governo britannico ha negato il visto di ingresso.



La conferenza è  stata seguita da oltre 350 persone giunte da molti paesi,
non solo europei. Numerosissimi gli interventi del pubblico nel dibattito,
in una atmosfera di grande attenzione e tensione e di notevole volontà di
approfondire e comprendere.

 Alcuni dei punti  discussi sono stati (ci scusiamo per la sintesi assai
sommaria):

·         l’idea della Partition è una idea coloniale e occidentale per una
politica del “divide and rule” (divide et impera)

·         il paradigma dei “due-stati”, considerato all’inizio vincente per
il suo pragmatismo, nella realtà è stato una mistificazione senza sbocchi.
Non ha portato “da nessuna parte”, se non alla appropriazione e alla
“bantustanizzazione” dei territori palestinesi da parte di Israele.

·         il paradigma dei “due-stati” si è caratterizzato anche per il
collaborazionismo della leadership palestinese, corrotta dagli aiuti
occidentali, per la burocratizzazione delle ONG e per la frammentazione
della società palestinese secondo una precisa strategia israeliana e
occidentale.

·         l’idea di uno Stato laico e democratico è una visione
egualitaria, concreta, democratica, non razzista. Essa rompe con il
meccanismo della divisione e fa superare il discorso dei nazionalismi
esasperati.

·         l’idea di uno Stato laico e democratico sfida la dicotomia ebrei=
europei/palestinesi= orientali e rappresenta un progetto reale e positivo
di riconoscimento dell’Altro e di assunzione di responsabilità.

·         l’idea di uno Stato laico e democratico sfida il progetto
imperialista degli USA e di Israele in Medioriente.

·         in effetti esiste già  uno Stato unico ed è lo Stato di Israele
compresi i territori palestinesi occupati, ma è uno stato razzista che
discrimina  i suoi stessi cittadini.

·         l’importanza  di un lavoro comune per “delegittimare” lo Stato
d’Israele e dimostrare la vera natura dei suoi “miti fondatori“

·         dare impulso e concretezza all’appello al boicottaggio,
disinvestimenti e sanzioni (BDS) della società civile palestinese del 9
luglio 2005

·         denunciare e contestare fino al loro annullamento gli accordi di
cooperazione di ogni tipo con Israele a partire da quelli militari

·         l’idea di uno Stato democratico deve essere promossa attraverso
un nuovo discorso pubblico

·         all’OLP deve essere restituito il suo carattere originario di
rappresentanza democratica di tutti i palestinesi.



E’ stata anche presentata da Ghada Karmi una bozza di risoluzione ONU dal
titolo “Israel/Palestine and the establishment of a unified secular
democratic state” che sarà messa a punto a breve e della quale  daremo
successivamente informazione.

E’ stata a più riprese sottolineata la gravità della situazione nella
striscia di Gaza con un invito alla mobilitazione più ampia per fermare il
genocidio in corso.

Mentre “fervono” i preparativi per la conferenza di Annapolis rispolverando
i consueti e consunti riti dell’industria del processo di pace, a Londra si
sono messe le prime basi di un progetto politico nuovo e concreto.

Maggiori informazioni, compreso il programma della conferenza, sul sito del
London One State Group <http://www.onestate.net/>www.onestate.net sul quale
dovrebbero a breve comparire le registrazioni video degli interventi e del
dibattito.



Su Haaretz il 21 novembre è apparsa una nota sulla conferenza di Londra
(che però è subito scomparsa dalla homepage del giornale):

haaretz20071121 U.K. radical left wing sees one-state solution to
Israel-Palestinian conflict

Potete leggerla nella sua interezza, compresi i commenti “civilissimi”  dei
lettori, all’indirizzo:

<http://www.haaretz.com/hasen/spages/926542.html>http://www.haaretz.com/hasen/spages/926542.html

Londra, secondo Haaretz, è una delle capitali europee più anti-Sioniste!!!

“Over a decade after the Israeli right in effect abandoned the vision of a
Greater Israel, the radical left in both Israel and Britain has come to
favor the idea ¬with a few essential changes.

On Sunday, London saw the conclusion of a conference on the so-called
one-state solution for the Israeli-Palestinian conflict. While pro-Israel
groups accused the organizers of staging a provocation aimed at bashing
Israel's image, academics from Israel and the Palestinian Authority
discussed possible models for the formation of a single state ranging from
the Mediterranean to the Jordan River, and maybe even further east.

The conference, which attracted many academics as well as local activists
from Palestinian solidarity groups, students and Arab activists, was
perhaps the latest stage in a series of projects that have given London its
image as one of Europe's most anti-Zionist capitals.

Indeed, the British left's attitude toward Israel has been characterized by
warrants for the arrest of Israel Defense Forces officers, boycotts of
Israeli products on the part of various trade unions, condemnations of
Israel as an apartheid state by churches, and the recent academic boycott
initiative.

The latest two-day event, at the University of London's School of Oriental
And African Studies (SOAS), attracted no less than 300 people. The
participants discussed establishing either a binational state or a "state
of all its citizens", or a secular democracy that would include the entire
population of the Palestinian Authority plus all the Palestinian refugees.

They also entertained the notion of an Israeli-Palestinian confederation
and other creative solutions.

Among the notable guests were Palestinian civil rights activist Omar
Barghouti, Israeli historian Ilan Pappe and one of the instigators of the
academic boycott, Professor Haim Bereshit. The panel members discussed the
status of Palestinians and Israelis in the would-be unified state, relying
on historic precedents like South Africa and Northern Ireland.

The conference was organized by the London One State Group ¬ an association
of about a dozen Israeli, Palestinian and Jewish students who are studying
or have studied in London. The funding, they say, came from ticket sales.”