Rete di Lilliput - Genova 2001. I diritti sospesi



Comunicato di Rete di Lilliput

Genova 2001. I diritti sospesi

A Genova nel luglio 2001 furono sospesi i diritti; idiritti costituzionali
della libera  manifestazione del pensiero e della tutela dell'integrità
fisica e psicologica dei  manifestanti presenti. La sospensione dei diritti
civili di centinaia di migliaia di  persone in quelle giornate ha fatto il
paio con la sospensione dei diritti per  miliardi di persone nel mondo,
quelle che vivono con meno di un dollaro al  giorno, quelle che non hanno
accesso ad acqua potabile, quelle che muoiono  ancora oggi perchè non
possono accedere a cure di base e a medicinali a basso  costo.

Questo è stato il G8 genovese, una sospensione globale dei diritti, per
lasciare  spazio ad una globalizzazione ingiusta e alla repressione
violenta del dissenso. Un  attacco frontale ai diritti di cittadinanza e di
manifestazione, in cui alla violenza  praticata contro i manifestanti
faceva eco la violenza tollerata di piccoli gruppi di  ignoti che scelsero
Genova come palcoscenico mediatico.

Per la violenza di quei giorni nessuno ha pagato, le promesse di verità e
giustizia  non sono state mantenute, la Commissione di inchiesta è stata
bocciata, i  responsabili politici di quella mattanza non solo non sono
stati nè condannati nè  dimessi, ma sono stati addirittura promossi.
Parallelamente si è costruito un  impianto accusatorio per i manifestanti
arrestati che non ha precedenti e che  rischia di stravolgere la cultura
giuridica del nostro paese.

Per questo abbiamo deciso di aderire all'appello del Comitato Verità e
Giustizia  per Genova (www.veritagiustizia.it), riconoscendoci nelle forme
e nei percorsi  che questo soggetto ha sostenuto negli anni. Saremo
presenti a Genova per  rivendicare ciò che in piazza Manin il 20 luglio ed
in Corso Italia il 21 luglio del  2001 stavamo sostenendo: questa
globalizzazione ingiusta, che affama milioni di  persone e che lascia senza
certezze e senza futuro intere generazioni, anche nel  nostro paese, si
combatte con la forza delle argomentazioni, delle alternative e  con la
credibilità delle nostre azioni quotidiane, che parlano anche, e quando
necessario, di manifestazioni di piazza nonviolente.

Erodere  il   consenso  a  questo  sistema  di   sfruttamento,   dal
basso  e  quotidianamente: questo continua ad essere il nostro obiettivo.
Ma non  dimenticandoci che in questo percorso di impegno e di lotta la
verità e la  giustizia per i fatti di Genova diventa un imperativo
categorico.





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