Madri per Roma città aperta



Solo nella giustizia è la sicurezza



Il 27 Agosto 2006 la vita di Renato Biagetti, un giovane di 25 anni,
viene spezzata, all’uscita da una festa sulla spiaggia a Focene, dalle
lame di due ragazzi invasati dalla cultura neofascista dell’intolleranza.

Il 29 Giugno 2007, durante un concerto a villa Ada, cinquanta persone con
il volto coperto e armate di coltelli aggrediscono gli spettatori
inneggiando al duce. Due persone restano ferite.

Il 12 Luglio 2007, durante la notte, un gruppo proveniente dal Circolo
Futurista assale le famiglie che vivono in uno stabile occupato a Casal
Bertone. Sono armati di mazze, catene e coltelli. Sei persone restano
ferite.

E si potrebbe continuare, elencando tanti episodi di violenza, di
xenofobia, di neofascismo, da tempo denunciati accaduti a Roma, una
città pur democratica ma aggredita da proposte pseudopolitiche costruite
sulla supremazia e l’odio per il diverso.

La madre di Renato e con lei molte altre, turbate dall’indifferenza
istituzionale per quanto accade e dalla constatazione dell’emergere tra
i giovani di una cultura contraria ai valori della democrazia, del
rispetto e della civile convivenza, hanno deciso di riunirsi in comitato.

Le donne – madri, nonne, sorelle – non vogliono figli uccisi, non
desiderano lapidi alla memoria, piazze e vie a loro intitolate. Per
questo intendono agire in prima persona con la parola d’ordine ritorno
alla vita.

Le donne sono madri. Le madri generano e non possono accettare che le
vite dei loro figli siano spezzate: con le lame, sulle strade
rincorrendo la precarietà del lavoro, ad un posto di blocco, durante una
manifestazione. Vite spezzate anche dalla negazione dei sogni, da
contratti non rinnovati, da spazi e case negate, dall’impossibilità di
amarsi e di generare.

Le madri vogliono poter generare e rigenerare vite, sogni e memoria come
hanno fatto le madri argentine e le madri dei paesi violentati dalla
guerra.



Noi madri per Roma città aperta vogliamo far tornare alla vita ogni sogno
spezzato, custodire e far conoscere la memoria e le storie dimenticate,
impedire che la nuova destra avvii ad una cultura violenta, razzista e
fascista e armi giovani come i due assassini di Renato.

Per questo chiediamo

-         il rispetto da parte delle istituzioni dei principi
costituzionali nati dalla Resistenza, attraverso l’applicazione  della
Costituzione, della legge Mancino e della legge n. 645 del 20 giugno
1952;

-         lo scioglimento a livello nazionale di tute le formazioni
neofasciste che trasmettono culture di violenza, sopraffazione,
intolleranza e razzismo;

-         la chiusura di ogni luogo dove tali culture crescono e dove si
professino forme di apologia di fascismo e di intolleranza razziale;

-         la rimozione di manifesti e scritte che si rifacciano al
fascismo al nazismo, alle formazioni neofasciste e contengano i simboli
ad essi collegati.

Le madri per Roma città aperta si propongono di monitorare e segnalare
ogni evento, manifestazione e media che derivino da tale cultura; di
organizzare e partecipare a incontri, conferenze e dibattiti che
contrastino il diffondersi dell’ideologia neofascista e neonazista; di
promuovere la cultura della tolleranza e del rispetto di ogni, diversità.

                 Madri per  Roma città aperta