UN INCONTRO INQUIETANTE



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Lui è un Presidente Usa con un curriculum degno dei più grandi “filantropi” mai esistiti: primo di quattro figli ha subito dato grande prova di se distinguendosi presso la Phillips Academy di Andover in  Massachussets dove conseguì il diploma di laurea in storia presso Yale (quello che gli anglosassoni chiamano il “bachelor's degree” che è l’equivalente italiano del “baccellierato” che in pratica è il titolo accademico di livello più basso rilasciato dalle università) per poi sfondare in quella che probabilmente è stata (ed è) la sua più grande passione, ovvero la carriera militare. Dopo aver ricevuto il grado di tenente presso la Guardia aerea del Texas, in piena guerra del Vietnam, fu subito descritto come un ottimo pilota di caccia da intercettazione di prima qualità (meglio di un condor della California!) e superò in bravura nel giro di pochissimo tempo tutti i suoi commilitoni che ormai lo ritenevano un mito a cui ispirarsi. Insomma, un " buon sottufficiale con eccezionali tratti disciplinari ed impeccabile portamento militare", così ne parlavano i suoi camerati.

Figlio di un tale che all’epoca era membro del congresso americano, continuò la sua ascesa militare e tanto è vero l’amore con cui si dedicava al suo lavoro che ebbe la fortuna di poter finire con ben sei mesi d’anticipo la scadenza della ferma militare, cosa che ha fatto andare su tutte le furie i suoi avversari politici i quali sostengono che i motivi ufficiali del suo congedo anticipato siano stati sempre nascosti e sostituiti con quelli di carattere meramente disciplinare essendosi presumibilmente sottratto ad un test sul consumo di droghe e a degli esami psicologici (guarda un po’ che sfiga!).

Dal 1976 in avanti Bush junior non fa altro che collezionare successi lavorativi inserendosi senza difficoltà nell’ambito manageriale del settore petrolifero passando alla guida della "Bush Exploration Oil & Gas Co." in società con Salim Bin Laden, fratello del simpaticissimo Osama Bin Laden. Ma sul piano personale le cose andarono diversamente ed il povero “Dubya” (così ama farsi chiamare in dialetto texano) cominciò a dare seri grattacapi ai propri genitori per la sua vita da ragazzo nomade e sbandato avvezzo alla baldoria e all’abuso di alcolici, e per questo arrestato per guida in stato di ebbrezza, fino al giorno della sua conversione religiosa nel 1985 a seguito dell’incontro con il reverendo protestante Billy Graham. Ma la sua fama di grande imprenditore e politico nello stesso tempo è stata un 'escalation inarrestabile tant’è vero che nel 1989 acquistò la squadra di baseball “Texas Rangers” grazie all’influenza politica ed il favoritismo da parte di un amico di famiglia. Dalla vendita della squadra nel 1998 Bush guadagnò complessivamente 170 milioni di dollari. Grazie ad una propaganda elettorale spregiudicata nel 1994 diventò governatore del Texas sconfiggendo tutti i suoi avversari democratici. Ciò che gli fece guadagnare una buona immagine di leader fu l’introduzione della pena di morte raggiungendo così risultati da guinness dei primati per aver portato al patibolo ben 152 criminali o presunti tali. Davvero un bravo condottiero!

Nella campagna presidenziale per le elezioni del 2000 tra le tantissime cose che promise una in particolare è rimasta memorabile: NO ALL’USO DELLE FORZE ARMATE STATUNITENSI PER ESPORTARE DEMOCRAZIA ALL’ESTERO, questo era il suo motto. Una vera e propria promessa da marinaio!

Dopo mille contestazioni per presunti brogli elettorali, decisivi per la sua carica presidenziale nel 2001 furono i circa 600 voti conseguiti in Florida, Stato del quale era governatore suo fratello Jeb Bush.

Sin dal’inizio della sua carica presidenziale il potentissimo George W. Bush si oppose aspramente al Trattato di Kyoto che prevede la riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera facendo prevalere sempre le sue istintive passioni militari a favore di un nuovo sistema di difesa missilistico intercontinentale dove naturalmente sono stati incrementati i finanziamenti.

Dopo l’11 settembre 2001 la storia ormai la conosciamo benissimo e il “grande” imperatore Bush ha dato via ad una serie di invasioni con relative distruzioni di Paesi che un tempo erano sovrani.

Afghanistan in primis dove l’ex socio di affari Osama Bin Laden (che fino ad oggi è apparso solo in televisione e non è mai stato trovato né vivo né morto) fu ritenuto responsabile degli attacchi al World Trade Center ed il regime talebano in cui si insediava il quartier generale di Al-Quaeda doveva essere smantellato immediatamente. Ma per placare gli animi infuocati di odio e di vendetta del popolo americano e per raccogliere maggiori consensi elettorali con l’abuso della demagogia, il comandante Bush aveva in mente la destabilizzazione di un altro paese “nemico”: l’Iraq. Si inventarono il pretesto, poi smentito, del sicuro utilizzo delle armi di distruzioni di massa da parte del regime iracheno e quindi il dittatore fu ritenuto un fiancheggiatore dei terroristi e il suo governo doveva essere smantellato e sostituito anche in questo caso con l’esportazione di democrazia sottoforma di bombe, distruzioni, disperazioni, genocidi, rivendicazioni tribali e fomentando quindi un odio razziale nella regione mediorientale tale da non essere più controllabile. Le conseguenze di queste invasioni illegali gli americani le stanno pagando ancora oggi con più di 3000 soldati americani morti dall’inizio della guerra, 500 in più di quanti ne perirono nelle Torri Gemelle. Non è allucinante tutto questo?

Non si poteva parlare dell’incontro avvenuto due giorni fa tra il signore succitato e il grande “oceano di saggezza” leader tibetano Tenzin Gyatso, senza aver fatto queste premesse. L’incontro balenato alle cronache dei principali canali di informazione ha suscitato notevole indignazione da parte del governo cinese che ha minacciato un’irreparabile frattura diplomatica con gli Stati Uniti. In effetti questo incontro è molto discutibile e direi inquietante considerando il curriculum di un Bush sempre più agguerrito e quello di un Dalai Lama in esilio in india dal 1959 in seguito all’occupazione cinese del Tibet del 1951 e già premio nobel per la pace per la resistenza non violenta contro la Cina. Un vero modello di pacifista che quindi non ha nulla da imparare dal guerrafondaio G. W. Bush la cui visita informale al leader religioso mi sembra del tutto inopportuna. Inappropriata e fuori luogo non per gli stessi motivi con cui si è espressa la Cina, essenzialmente volti a delegittimare l’indipendenza della regione tibetana che come già detto fu annessa alla Cina con un’invasione militare, ma i motivi della mia indignazione sono quelli dell’assoluta incompatibilità di due personaggi del tutto diversi per il loro passato e per il segno indelebile che hanno lasciato nella storia. Cosa avrà voluto significare questo incontro quindi? A mio a parere potrebbe essere tradotto come un messaggio forte e provocatorio non tanto al governo cinese quanto a tutto il resto del mondo come una sorta di sfida ai paesi storicamente nemici ed inseriti nel blocco comunista. È come se Bush avesse detto: “Guardate un po’ che rapporto di amicizia e che grande stima ho del Dalai Lama e di tutti i popoli oppressi dal regime comunista! Sono amico degli oppressi e credo che questo sia il male del mondo che va immediatamente sconfitto”. Onorificenze in pompa magna quindi al piccolo pacifista non violento, oppresso ed esiliato e medaglia d’oro per quest’uomo di grande coraggio e di nobile esempio p¿Mi auguro che il saggio Tenzin Gyatso non si presti per molto altro tempo ai sorrisi e alle strette di mano grondanti di sangue che stridono in modo assordante con le sue prese di posizioni pacifiste espresse dalla sua natura di uomo non violento e che della non violenza ne ha fatto una ragione di vita.

Vincenzo Caldarola