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Birmania, prima che sia troppo tardi
- Subject: Birmania, prima che sia troppo tardi
- From: "Davide Bertok" <davide at bertok.it>
- Date: Fri, 28 Sep 2007 13:58:08 +0200
- Priority: normal
Partito Umanista
Segreteria nazionale Programma e Documentazione
BIRMANIA
PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
È cominciata la repressione. Il regime militare della Birmania ha
cominciato ad uccidere. La polizia birmana ha caricato i manifestanti e
ha sparato sulla folla. Tre religiosi sono stati uccisi e le fonti locali
parlano di 6 morti.
I responsabili di questa repressione sono prima di tutto i generali al
potere: il presidente Than Shwe, il primo ministro Soe Win e il ministro
degli esteri Nyan Win. Ma sono responsabili anche i governi dei paesi
che, più o meno direttamente, appoggiano la giunta militare birmana: la
Cina, l’India e la Russia.
La Cina è il grande protettore e finanziatore del regime. La Russia ha
stipulato recentemente accordi per costruire un reattore nucleare.
L’India compra dalla Birmania energia e vende armi; inoltre il ministro
indiano per il Petrolio, Murli Deora, ha appena firmato un accordo di
150 milioni di dollari per ricerche di gas naturale in Birmania: un chiaro
segno di appoggio alla giunta militare.
L’Italia, poi, non è completamente estranea: sono stati costruiti in India,
usando forniture italiane, gli elicotteri Dhruv, che sono stati forniti alla
giunta birmana, nonostante l’embargo dichiarato dall’Unione Europea.
La lotta popolare per la democrazia in Birmania deve essere sostenuta
prima di tutto a livello internazionale. Anche l’Italia, insieme agli altri
paesi europei, deve esercitare tutta la sua capacità di pressione,
soprattutto sui paesi che appoggiano il regime militare.
Tra qualche giorno, il 2 ottobre, si festeggerà la “Giornata Mondiale
della Nonviolenza”.
L’India, in particolare, potrebbe onorare Gandhi nel migliore dei modi.
Più di mille celebrazioni ufficiali, contano i fatti. Il governo indiano
dovrebbe porre fine all’attuale acquiescenza nei confronti del regime
militare dittatoriale della Birmania.
Meno ipocrisia, insomma, e più nonviolenza attiva. Subito però, prima
che sia troppo tardi.
Gandhi ne sarebbe felice.
Roma, 27 ottobre 2007
Carlo Olivieri
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