Manifesto
– 26.8.07
«C'è
chi cerca l'accordo con Berlusconi»
-
Matteo
Bartocci
«E'
la cosa migliore da fare. Secondo me la manifestazione del 20 ottobre sarà
stre-pi-to-sa. Come sinistra parlamentare non saremmo stati in grado di
lanciarla da soli, e questo dà l'idea di come vanno male le cose. Ringrazio il
manifesto per averci pensato». E' una Manuela Palermi rilassata, nonostante le
punture di spillo continue dei moderati dell'Unione. Per la capogruppo di Pdci e
Verdi in senato le difficoltà nella maggioranza restano intatte. «Come si fa a
fare l'unità a sinistra se si dice che la manifestazione non è opportuna quando
invece è la cosa migliore da fare? E' una mobilitazione che dà una prospettiva a
tutta la sinistra e convince tutti a rimettersi in gioco». Siamo ad agosto,
ed è chiaro che molti dubbi sono ancora aperti. A partire da quelli di Sd.
Le divisioni all'interno di Sinistra democratica sono molto preoccupanti.
Loro fecero la scelta di Occhetto e quindi capisco che l'unità con dei partiti
comunisti possa creargli dei problemi. Però bisogna andare avanti. Per questo
sarei per accelerare l'unità a sinistra con chi ci sta. A partire da
Rifondazione? Con loro le cose vanno benissimo. Anche con i Verdi in senato
lavoriamo bene. Il problema è il famoso «correntone», quella sinistra Ds che
storicamente aveva uno dei suoi punti di forza nella Cgil. Sindacato
anch'esso ostile alle «ingerenze» della politica. La Cgil sta facendo un grave
errore. Mi pare che stia perdendo la bussola ponendo freni eccessivi a chi vuole
solo migliorare le cose. Ma c'è chi dice che quel corteo «stride» con la
consultazione dei lavoratori sul «pacchetto welfare» di luglio.
Numericamente consultazioni di quel tipo hanno sempre dato ragione ai
vertici sindacali. Il problema è se la Cgil stavolta la leggerà politicamente.
Sono convinta che la stragrande maggioranza dei lavoratori dell'industria voterà
contro. Non solo i meccanici, ma anche i tessili, gli edili, i chimici. E la
consultazione sul governo a cui lavora Rifondazione? Il Pdci è d'accordo?
Rispettiamo le scelte di altri ma mi sembra una forzatura. Anche per il Pdci
gli accordi sul welfare e la legge 30 così come sono non sono sottoscrivibili.
Ma la logica della mediazione e della conquista graduale fa parte della storia
del mio partito. Noi non chiediamo «tutto e subito» come pensa una parte di
Rifondazione. Non siamo «massimalisti», ma ragioneremo assieme perché con il Prc
oggi c'è un'unità molto più preziosa, che è quella sui contenuti. E intanto
Rutelli rilancia le alleanze «di nuovo conio». Rutelli è un bugiardo con una
visione moderatissima della politica. Del resto viene dai radicali, un partito
che è come se avesse in odio i problemi dei lavoratori, guerrafondaio e
filopadronale. Assieme a lui poi ci sono tanti opportunisti della vecchia Dc,
sempre legati al governo quale esso sia. Il loro obiettivo vero è l'accordo con
Forza Italia. Prego? Vogliono la deflagrazione del governo e dare la
colpa a noi in modo da creare un esecutivo di salute pubblica insieme a Forza
Italia. A loro Casini non interessa, vogliono trattare direttamente con
Berlusconi e tagliare sia a destra che a sinistra. Un grande partito di centro,
inamovibile, che non debba più misurarsi né con l'elettorato né con altri
partiti. In tanti nel Pd portano avanti questo obiettivo con un cinismo e una
spregiudicatezza che non mi aspettavo così pesante. Anche Veltroni? Lo
capisco poco. E' civile, è apparentemente molto tollerante ma anche lui è
moderatissimo negli obiettivi. Anche se vincerà le primarie ho la sensazione che
arriverà scottato al traguardo finale e finirà divorato. Nessuno può governare
il Pd. Quello non è un partito, è un'arena in cui si è persa ogni solidarietà
reciproca o senso di appartenenza. Certo, ci sono persone di spessore come Anna
Finocchiaro, ma sta prendendo una china che mi pare inarrestabile. Anche
Montezemolo non sopporta più questa maggioranza. Quando parla Montezemolo
penso alla «powertrain»: 800-900 lavoratori che a Mirafiori fanno cambi e motori
guadagnando 900 euro al mese. Con il recente aumento di produzione
la Fiat ha
assunto solo precari senza tutele: giovani che lavorano dal venerdì alla
domenica e guadagnano la metà dei loro compagni. La Fiat vive rubando il lavoro degli operai
e riceve provvidenze incredibili da parte dello stato. Come si fa a dire «non un
euro in più di tasse» quando i più grandi evasori sono associati alla
Confindustria? Spero che a settembre e a ottobre i lavoratori si facciano
sentire perché non se ne può più. Quindi niente «miracolo Fiat». Niente
dialogo con la «borghesia illuminata»? Qui non sono d'accordo con
Bertinotti. Gli amministratori della Fiat fanno il loro mestiere: fanno
funzionare un po' meglio un'azienda ultra-protetta. Per me sono riconoscimenti
che non andrebbero fatti. Però tutti - Padoa Schioppa, Fassino, Prodi, Visco
- annunciano che la prossima finanziaria abbasserà le tasse proprio alle
imprese. Come fanno in Germania. Iniziamo a imitare l'Europa anche sul piano
dei salari. Per ora pensiamo a portare a casa un risultato positivo sul welfare
e contro il precariato. La verità è che con questo governo si naviga a
vista.
Liberazione
– 26.8.07
Leoni:
«La cosa rossa? Sì al modello Flm. Purché si parta»
Stefano
Bocconetti
Nella
"mappa" interna della Sinistra democratica, Carlo Leoni è considerato uno dei
più "unitari". Insomma, se si parla di "Cosa Rossa" forse un po' lo si deve
anche a lui. Partiamo da qui. Non hai la
sensazione che l'entusiasmo che aveva accompagnato il progetto si sia un po'
"raffreddato"? No, non ho quest'impressione. Certo, la la realtà è sempre un
po' più complessa di come uno se la immagina. E come stanno le cose? Io vedo che ci
sono tre dati. Positivi? Tre dati.
Il primo è che le forze politiche alla sinistra del piddì, anche in questo
periodo, hanno tutte confermato di voler dare vita ad un "soggetto unitario". Su
questo, c'è una forte convergenza. L'altro dato? E' che le forze
politiche, penso a Rifondazione ma non solo, hanno spiegato che non hanno alcuna
intenzione di sciogliersi. L'ultimo?
E' che tutti i gruppi hanno confermato quanto siano importanti le loro
appartenenze internazionali. Discorso che vale per tutti, beninteso. Anche per
me, che considero importantissima la mia adesione al socialismo europeo. Scusa, Leoni, ma due dati sui tre di cui
parli teoricamente potrebbero bloccare il processo unitario. O non è così?
Io credo che nessuno debba chiedere ad altri di rinunciare ai propri punti
di riferimento internazionali. Di più: nessuno deve chiedere ad altri di
sciogliersi. E lo dico anche se aggiungo che questo discorso non vale per noi.
Sinistra democratica è nata definendosi "biodegradabile". Siamo nati, insomma,
pronti a confluire in qualcosa di più grande. Insisto: ma se questo è il quadro si può
essere ottimisti? Io dico che s'è consolidato un lavoro comune, una
convergenza sulle cose da fare... Dici
queste cose proprio all'indomani dei giudizi discordanti sull'accordo per le
pensioni? Ma vedi: in quel caso semplicemente non ha funzionato il
meccanismo unitario che avevamo definito. Non ha funzionato la "sede"
collegiale. Un errore, che si può correggere rapidamente. Che fare, allora? Adesso, in queste
settimane? Se le cose stanno così, dico: ripartiamo. Con molto realismo. Ma
con un pizzico di ambizione in più. Tradotto? Realismo significa che oggi
non ci sono le condizioni per una nuova formazione. Ma il semplice realismo ti
porterebbe a dire: allora, mettiamo insieme quel che c'è. E per esempio
Diliberto chiede proprio questo. Ma penso che sarebbe sbagliato. In più, cosa ci si può mettere? Non uso
una formula originale, ne hanno parlato diversi dirigenti di Rifondazione.
L'idea insomma è di mutuare il modello della Flm, della federazione unitaria dei
metalmeccanici. All'epoca, negli anni 70, le tre sigle sindacali continuavano ad
esistere. Però, insieme, avevano creato uno "spazio comune". A cui furono
delegati poteri, possibilità di decisione. Risorse. Sì, insomma, l'idea è
quella: non limitarsi alla semplice addizione fra tre o quattro gruppi dirigenti
ma darne vita ad un altro. Che sia qualcosa di più e che non neghi le singole
appartenenze. Ma perché, Leoni, in
Italia non si può fare come in Germania? Perché qui da noi non si può fare Die
Linke? Anche a me quel progetto interessa. Molto. Ma bisogna restare coi
piedi per terra. E poi, perché non dirselo?: anche lì in Germania il processo
non è stato realizzato in un batter d'occhio. C'è voluto tempo. Dì la verità: qualche resistenza c'è anche
- se non soprattutto - fra le tue fila. Non è così? Io non direi affatto
così. Se la domanda, come temo, in realtà serva a sapere se siamo "pentiti" di
aver lasciato i diesse o se qualcuno s'è fatto affascinare dai richiami di
Veltroni, ti rispondo senza condizionali: no. Nessuno di noi è pentito, nessuno
vuole "tornare". Perché allora tanto
interesse per il seminario che Sinistra democratica terrà ad Orvieto a
settembre? Che dovrete decidere in quella sede? Discuteremo di queste cose.
Discuteremo fra di noi e decideremo. E quella sarà l'occasione anche per
chiarirci con Angius. Francamente non ho capito bene le sue ultime
dichiarazioni: noi non siamo nati per dar vita, come sostiene, ad una
"costituente socialista". Siamo nati con un progetto molto, ma molto più grande:
provare a rifare la sinistra. Citi
Angius. Ma in realtà anche Spini racconta di qualche dubbio. Sbagli, il suo
è un discorso diverso. Spini dice che con la nascita del piddì, c'è bisogno di
una forza che faccia riferimento al socialismo europeo. Di questo, ti ripeto,
sono convinti tutti. Tant'è che chederemo di entrare ufficialmente nel Pse. Comunque, ti ripeto la domanda: resistenze
al progetto unitario ci sono anche dentro la Sinistra democratica? No,
francamente- a parte voci isolate - non vedo resistenze. Siamo nati per unire la
sinistra e se vuoi te lo dico: non ci presenteremo mai, a nessuna elezione, da
soli. Domanda secca, a questo punto:
anche se i vostri europarlamentari l'hanno già fatto, perché Sinistra
democratica non ha ancora aderito ufficialmente alla manifestazione del 20
ottobre? Guarda che rispetto a quella manifestazione non ci sono titubanze.
Abbiamo posto un problema diverso che riguarda l'etica della responsabilità. Che vuol dire? Significa che la
piattaforma del 20 ottobre è condivisibile ma quello che c'è "attorno" assai
meno. Mi spiego: in Italia, con la nascita del piddì, non ci sarà più una
sinistra "popolare", per usare le parole di Prodi, che rappresenti il lavoro.
Una sinistra che deve però essere soprattutto credibile. E non credo che una
sinistra che è al governo possa manifestare contro quel governo, quindi contro
sé stessa, senza perdere credibilità. Ti dico di più: una cosa del genere
sarebbe percepita come un giochetto "politichese". Quello contro cui tutti ci
battiamo. Quindi non ci sarai? Sto
dicendo un'altra cosa. Dico che francamente eviterei toni del tipo: la "cosa
rossa" parte il 20 ottobre. Chi c'è c'è. Voglio discutere con i promotori,
quindi anche col tuo giornale. Voglio discutere le modalità, il messaggio che
invia questa manifestazione. Una sinistra deve sapersi mobilitare - anche quando
sta al governo - per imporre la propria agenda, per superare le resistenze. Ma
deve sempre presentarsi come credibile. Questo intendete quando parlate di
"sinistra di governo"? Sì, una sinistra che non sappia solo protestare. Ma
che in ogni caso, anche nelle condizioni più difficili, deve saper indicare
soluzioni. Indipendentemente dalla sua collocazione, al governo, o
all'opposizione. Quant'è lontana la
sinistra che immagini? C'è da lavorare, ancora tanto. Ma visto che ci siano
lasciami dire un'altra cosa... Quale?
Che trovo forse sbagliate alcune affermazioni di Bertinotti che da qualche
tempo è tornato a parlare della necessità di un nuovo soggetto della sinistra
d'alternativa. Io credo invece che la sinistra d'alternativa già ci sia in
questo paese, penso a Rifondazione. Ma quell'analisi, fondata sulla presenze di
due sinistre, va in parte corretta: noi non possiamo attribuire al piddì
l'etichetta di sinistra riformista. Non è così, non sarà così. Lo racconta la
cronaca di ogni giorno. E allora il problema non è rafforzare la componente
d'alternativa, il problema è più semplice e più drammatico: è fare la sinistra.
Una sinistra che in Italia rischia di non esserci più. Una sinistra radicata nel
lavoro. Una sinistra che sia in grado d'avere un rapporto col sindacato. E qui
ti aggiungo una cosa che magari andrebbe discussa più a fondo: ma insomma io
sono convinto che forse è arrivato il momento di ripensare il concetto di
"autonomia" nelle sue forme più rigide. Qui ci vuole una sinistra che sappia
rappresentare il lavoro, che sia in sintonia con le grandi organizzazioni del
lavoro, con la Cgil.
Qui ci vuole una sinistra, insomma. Senza
aggettivi.
Cusani:
«Le rendite? Tassarle come reddito, attraverso
l'Irpef»
Fabio
Sebastiani
Sulla
tassazione delle rendite Liberazione ha sentito il parere di Sergio Cusani,
impegnato nella Banca della Solidarietà e consulente della Fiom. Cosa ne pensi della proposta di tassare le
rendite con una aliquota del 20%? Sono contrario alla tassazione del 20%,
perché si tratta dell'attività economica dell'individuo. Come contrario? Qualsiasi attività
economica svolta da una singola persona sia sul piano della percezione del
reddito che per quanto riguarda l'attività finanziaria deve entrare nella
dichiarazione dei redditi ed essere tassata in base agli scaglioni di reddito.
Non vedo perché l'attività finanziaria debba essere tassata a parte e il reddito
da lavoro debba essere tassato con l'Irpef. Vuoi dire che quindi tassando le rendite al
20% rappresenta quasi un privilegio? Certo. Così si introduce un privilegio
perché in questo modo le rendite vengono tassate alla fonte al 20%. Come è la situazione in Europa? In quale
altro paese si utilizza il sistema che suggerisci tu? In Germania, nella
dichiarazione dei redditi entrano anche gli utili finanziari. Certo, sia la
rendita finanziaria positiva, l'utile, che quella negativa, le perdite. Comunque il 20% sarebbe già un aumento
rispetto all'aliquota attuale. Appunto, attualmente si paga il 12,5%. Ma
dove sta scritto che non debba essere considerato un reddito che entra
nell'Irpef? Si è creata una situazione anormale. Assolutamente non esiste che
gli introiti vengano trattati in modo diverso, perché appunto, e mi rifaccio al
discorso di prima, c'è una distorsione che va sanata. Non vanno privilegiati i
soggetti che svolgono una attività finanziaria quando questa attività è
diventata una attività che ha un peso maggiore. A conti fatti ci sarebbero maggiori
introiti per lo Stato? Lo Stato guadagnerebbe di più, certo. Alla fine della
fiera paghi il 35%. E' chiaro che entrano anche le perdite che compensano.
Questo è l'approccio più democratico, chiaro, trasparente, giusto ed equo. Quale altro paese in Europa utilizza
l'impostazione della Germania? Qualche paese scandinavo mi sembra. Non ti so
dire se la
Svezia o la Norvegia. Tu quindi vedi un'attività finanziaria che
sta cambiando i suoi connotati e quindi va tassata in modo diverso? In
realtà credo proprio che l'argomentazione che sosteneva l'importanza
dell'acquisto di bot e cct e quindi in qualche modo poneva l'attenzione sui
piccoli risparmiatori non regge più. L'attività finanziaria è ben più complessa,
articolata e diffusa. Sì certo, del
resto le ultime vicende della crisi dei mutui subprime dimostra proprio che i
movimenti di capitali finanziari solo liberi di scorazzare dove vogliono e dove
meglio credono. A proposito, anche la povertà è un business? Il mutuo che il
cittadino americano è stato trasformato in un prodotto derivato che è stato
venduto a mezzo mondo. E' la finanza globale. Con il tuo virus infetti tutti.
Ogni giorno nel mondo c'è una massa enorme di denaro che viene giocata sul piano
finanziario, si calcola circa 900 miliardi di dollari. Solo il 10 % è in
relazione ad attività produttive e commerciali. Il resto è denaro che riproduce
se se stesso. Insomma, il capitalismo
finanziario è al di sopra di tutti e di tutto... C'è sempre più una finanza
dominante perché in giro c'è una tale massa di denaro che è svincolato dalla
realtà produttiva. Ciò pone il problema
del controllo... Si tratta di denaro globale, quindi denaro messo in circolo
a partire da vari paesi dove il controllo non c'è. Credo che lo sbarramento vada
fatto a monte. Non ci nascondiamo dietro un dito ma se si va a verificare si
scopre che le piazze da dove parte la speculazione più aggressiva non sono nelle
isole Figi ma a Londra. E' a Londra che si sono inventati i cosiddetti grappoli
di titoli derivati, nelle grandi banche internazionali. Quali misure potrebbero essere prese?
E' una riflessione collettiva da fare. Intanto, qualsiasi operazione di
carattere finanziario se costringi ad introdurla nella dichiarazione dei redditi
hai già posto un limite. Incominci già a mettere un freno. Se tutti gli Stati
europei seguissero l'esempio della Germania, se uno vuole speculare e guadagna
comunque lo Stato incassa di più. E poi va posto un limite alla possibilità di
utilizzare gli strumenti derivati, i cosiddetti contratti strutturati. In realtà
è una vera e propria alternativa all'usura. Parli della responsabilità delle banche?
Le banche hanno un ruolo fondamentale in questo sistema. Ormai i desk
londinesi internazionali assumono matematici per gestire la finanza perché ci
sono formule da maneggiare complicatissime, perché tu fai il derivato del
derivato del derivato. E' diventata una finanza sofisticata, una finanza per
gente super-esperta, dove ti rivoltano come una pallina. Le banche centrali
hanno coperto il sistema bancario internazionale perché questa volta questi
strumenti derivati che sono scaturiti dai subprime son finiti nel sistema
bancario non sono andati al risparmiatore. Non credi che le banche centrali in qualche
modo stiano aiutando la speculazione? Quello che hanno fatto le banche
centrali è sostenere il sistema bancario, con il rischio, certo, di riprodurre
il virus. In questi anni ce ne sono state di crisi di questo tipo. Il sistema
difende certamente se stesso, non difende i piccoli risparmiatori e gli
investitori privati.