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Ascolta la vita: ci dà quello che ci metti dentro-Grace Paley
- Subject: Ascolta la vita: ci dà quello che ci metti dentro-Grace Paley
- From: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
- Date: Fri, 24 Aug 2007 04:51:55 +0000
- Bounce-to: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
http://reset.netsons.org/modules/news/article.php?storyid=622 Grace Paley disse: “L’arte è lunga e la vita troppo breve”. La vita di Grace per fortuna sua e nostra, non è stata breve, è nata nel 1922 ed è morta all'età di 84 anni nella sua casa di Thetford Hill, nel Vermont, in seguito ad un tumore al cervello. L'annuncio della scomparsa è stato dato dal marito, il drammaturgo Robert Nichols. Si è definita "una pacifista aggressiva". Aveva capito "L'importanza di non capire tutto" proprio tramite le piccole donne che vivono nelle sue stesse storie, fatte di grosse bugie ed enormi verità. Sono comuni protagoniste di guerra politica femminismo, come lei, che a dodici anni venne sospesa a scuola per aver firmato una lettera di protesta contro la guerra. Brulicano nello sfondo di New York, figli mariti amanti, piccoli grandi uomini che consolano e deludono, nella comune lotta quotidiana per sopravvivere:“E’ responsabilità del poeta essere donna, non perdere d’occhio il mondo e gridare come fece Cassandra, ma per farsi ascoltare, questa volta”. Emigrati e migranti, le guerre di ieri come il Vietnam e le guerre di oggi sempre condotte dagli Usa, fanno da sfondo ai suoi saggi e racconti e poesie, Grace raccomanda 'L'importanza di non sapere tutto" (raccolta di suoi scritti) dove consiglia agli allievi: "Se a una domanda pensate di avere subito pronta la risposta, lasciate perdere l'argomento. Ci sono cose che riguardano gli uomini e le donne e le loro reciproche relazioni, ci sono modi in cui si riferiscono della quasi immediata distruzione del mondo che io non riesco a capire. E niente, nella letteratura critica o storiografica, farà diminuire di una virgola la mia ignoranza. Dovrò farlo tutto da sola mettendo insieme le prove. Alla fine, probabilmente tutto quello che dovrò fare sarà mostrare più mistero - una certa traduzione della vita fatta con destrezza, quella lingua straniera della fiction, il gergo dell'uomo". Quelli che capiscono tutto dice Grace, sono i critici, i giornalisti, gli scienziati. Lo scrittore invece è tale perché non capisce ciò di cui scrive. E’ uno studioso della vita, ma non la comprende mai del tutto. Meno ne sa, più potenziale narrativo ha. Le lingue straniere da lei conosciute erano di fatto tre, inglese russo yiddish, genitori ebrei ucraini, abitò con la sua famiglia e raccontò la vita di tutti i giorni nel Lower East Side e nel Bronx, i quartieri di New York dove è nata e vissuta. “È responsabilità di chi è poeta”, scrive Grace Paley, “ascoltare le chi- acchiere e farle circolare nel modo in cui i cantastorie decantano la storia della vita”. “Ogni giorno ha il suo rumore” che può essere causato da motivi differenti, dal litigio o dalla felicità, può svilupparsi in luoghi diversi, dentro la casa e fuori nel quartiere, essere di breve o di lunga durata, ma è sempre presente. Come ebbe a dire Annalucia Accardo, che insegna Letteratura angloamericana alla Sapienza di Roma che intervenne molti anni fa ad un convegno dal titolo "Silenzio Cantatore":“Le stridule voci” diventano “sempre più acute”,perché “ognuno ha qualcosa da dire al suo vicino”. Esperte urlatrici sono soprattutto le madri, le cui voci “toccano quasi la barriera del suono”. L’attività di ascoltare (“to listen”), la passività di udire (“to hear”) e la fatica di essere ascoltate (“to be listened). In questo modo da donna del femminismo tiene insieme pubblico e privato in una maniera tutta particolare: non smette di aspettarsi il meglio per sé innanzi tutto, ma anche per gli altri, per il mondo: ci narra quindi un vivere che si industria con vitalità fra pretese di gioia e assunzioni di responsabilità. Ascoltare è una forma di azione, e per questo non è facile ascoltare e parlare insieme: la determinazione ad ascoltare si incrocia e si scontra continuamente con l’impulso a parlare e con il desiderio di essere ascoltati. Così l’ascolto diventa un atto conflittuale, parziale e competitivo. Ascoltare significa anche tacere, e in un mondo in cui tutti parlano, nes- suno ascolta: spesso, chi lotta per conquistarsi il diritto a parlare non ha spazio per accogliere la parola degli altri. Farsi sentire significa allora alzare la voce per sovrastare i rumori di fondo della strada e della città, e per tener fuori le voci degli altri dal proprio spazio sonoro. Così, Grace Paley esplora tutte le sfumature dei verbi gridare, urlare, strillare: to scream, to holler, to shout, to bawl, to cry out, to roar, to harangue, to call out, to yell; ma, i suoi personaggi sperimentano anche i vari modi per ingiungere di tacere: Sch, zitta, fai silenzio, chiudi la bocca, chiudi il becco, basta, taci: Ssh, shut up, be quiet. Parlare è in primo luogo una necessità, come respirare: “Raccontare! Questo allenta un po’ la congestione - i polmoni sono fatti per respirare, niente segreti. Mia moglie non parla mai, tossisce, tossisce. Tutta la notte. Si sveglia, ahi, Iz, apri la finestra, non c’è aria. Povera donna, se vuoi respirare, devi parlare” . Molti personaggi di Grace Paley non possono trattenersi dal parlare: “devo dirlo”,“voglio raccontare tutta la storia”, “lascia che te lo dica”. Ma parlare è anche un piacere, “quasi meglio di una scopata”. “Felicità” è avere “tre o quattro amiche del cuore a cui raccontare qualsiasi fatto personale e con cui discutere poi al livello più profondo e disperato. Non è un caso, allora, che le urla volte ad azzittire gli altri escano soprattutto dalla bocca delle madri: è un modo per completare il paradosso. La figura da cui si aspetta il massimo di ascolto, disponibilità e comprensione è anche quella la cui parola è più negata, e con più bisogno di conquistarsi una voce ed un ascolto da parte del mondo. “Ma chi ascolta?” Dentro-fuori collettivo-privato Grace Paley ha conosciuto il respiro e i sospiri di noi donne. Ciao carissima amica e sorella. Doriana Goracci
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