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2 agosto '80: raccontiamoci quel giorno..
- Subject: 2 agosto '80: raccontiamoci quel giorno..
- From: "Conques" <conques at alice.it>
- Date: Thu, 2 Aug 2007 19:33:08 +0200
il gioco mentale del "dov'ero? cosa facevo?" è
molto utile; forse è necessario, affinché l'oblio non plachi la memoria.
raccontiamoci quel giorno...
quel sabato mattina raggiunsi la mia famigliola
sulle montagne trentine. famigliola fresca di matrimonio
e neonato..
alle 10 e venticinque di 27 anni fa, quasi
sicuramente, mentre scoppiava la bomba nella stazione di Bologna riabbracciavo
mia moglie e il piccoletto Luca - un cucciolo di venti mesi - dopo una settimana
di lavoro, solo in città.
da una settimana, poverino, il bimbo tossiva
e tossiva e tossiva: la pertosse ('ea tose cativa') non li lasciava
in pace - lui e la mamma - neanche di notte. si parlava - quella mattina - solo di tosse, di
occhiaie per i sonni scarsi, di medicine e visite pediatriche...
in soggiorno era accesa la radio; il
notiziario delle 11 annunciò: "boato e crolli nella stazione di Bologna",
attribuendo subito l'enormità dei fatti ad un
accidentale scoppio di caldaia.
poi, la mia memoria è pressapoco la stessa
di tutti.
4 giorni dopo, in un'afa insopportabile (due
colleghe di lavoro svenirono accanto a me, schiacciati in una moltitudine
che riempiva piazza Maggiore e risaliva su su, quasi fino alla stazione)
partecipai ai funerali.
ricordo un'asfissiante sensazione generale di
rabbia e pericolo, insieme; sentimenti non mischiabili tra
loro, laceranti. sentimenti che sembravano coprire di grigio, di
polvere e di sangue ogni cosa: la moltitudine, ogni palazzo, san Petronio,
il municipio, le bandiere rosse. tutto.
grigio della bomba. polvere delle
macerie. rosso del sangue.
pericolo: perché in quegli anni -
che fatica oggi spiegare a chi non c'era... - credevamo di
percepire un sordo lavorìo di nemici mortali occultati nell'ombra; ma
potenti, tenaci, inafferrabili, perfino diabolici; come i serpenti
velenosi.
rabbia: perché era vivissima la
sensazione comune che i fantasmi di un fascismo non morto a piazzale
Loreto continuavano a mietere vittime, a saccheggiare i corpi di italiani
innocenti. per terrorizzare. per chiudere in casa la gente, e spegnere la
partecipazione democratica.
poi, in anni più recenti, iniziò un revisionismo
immaturo e imprudente, ché "tutti i morti sono uguali", ché "dobbiamo costruire
una memoria condivisa".
ma, finché non sapremo tutta la verità di quella
terribile stagione - ancora imprigionata nei segreti di stato, e nella coscienza
di molti colpevoli a piede libero (istituzionali e non) -, coltiviamo questa
memoria non condivisa. la memoria di quel pericolo e di quella
rabbia: sporchi di sangue, di grigio, di polvere...
Lorenzo
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