Libia, commutazione delle condanne a morte: per Amnesty un passo positivo ma insufficiente



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COMUNICATO STAMPA
CS85-2007

COMMUTAZIONE DELLE CONDANNE A MORTE IN LIBIA: PER AMNESTY UN PASSO
POSITIVO MA INSUFFICIENTE

Amnesty International ha affermato che la commutazione, decisa ieri sera,
delle condanne a morte nei confronti di cinque infermiere bulgare e di un
medico palestinese, costituisce un passo positivo ma ampiamente dovuto e
comunque insufficiente.

'Siamo sollevati perche' la minaccia dell'esecuzione, che incombeva su
queste sei persone da lungo tempo, e' venuta meno, ma siamo profondamente
contrariati dal fatto che esse potrebbero trascorrere il resto della loro
vita in carcere' - ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del Programma
Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. 'Si e' trattato
di una vicenda lunga e dolorosa per tutte le persone coinvolte: per i
medici, condannati due volte a morte al termine di processi iniqui, e per
le famiglie dei bambini contagiati dal virus dell'Hiv in un ospedale di
Bengasi'.

'Questa vicenda ha messo in evidenza come la Libia debba accelerare in
direzione di una riforma del sistema giudiziario' - ha proseguito Smart.
'In futuro non dovra' accadere piu' nulla del genere, nell'interesse sia
delle vittime che chiedono legittimamente giustizia, sia di coloro che
sono accusati di aver commesso un crimine. Le autorita' di Tripoli
dovranno assicurare l'applicazione di tutte le salvaguardie legali per
scongiurare la detenzione prolungata senza processo e la tortura e
garantire un procedimento equo nei confronti di qualsiasi persona accusata
di un reato'.

Amnesty International ha manifestato apprezzamento nei confronti del ruolo
svolto dalla Fondazione Gheddafi, diretta da uno dei figli del leader
libico Mu'ammar Gheddafi, che in questi anni e' stata l'unica istituzione
del paese a sollevare ripetutamente dubbi sui processi e sul trattamento
riservato ai sei detenuti. La Fondazione pare aver giocato un ruolo
decisivo nell'aiutare le autorita' libiche, le famiglie dei bambini
contagiati e i governi stranieri a raggiungere un compromesso politico.

Amnesty International continuera' a chiedere il rilascio di Ashraf Ahmad
Jum'a Al-Hajouj, Valya Georgieva Chervenyashka, Snezhana Ivanova
Dimitrova, Nasya Stoycheva Nenova, Valentina Manolova Siropulo e Kristiana
Venelinova Valcheva.

Ulteriori informazioni

Ashraf Ahmad Jum'a Al-Hajouj, Valya Georgieva Chervenyashka, Snezhana
Ivanova Dimitrova, Nasya Stoycheva Nenova, Valentina Manolova Siropulo e
Kristiana Venelinova Valcheva erano stati incarcerati nel 1999. Erano
stati condannati alla fucilazione nel maggio 2004 per essere stati
ritenuti colpevoli di aver inoculato volontariamente il virus dell'Hiv a
426 piccoli degenti dell'ospedale pediatrico al-Fateh di Bengasi,
un'accusa di cui i sei si sono ripetutamente dichiarati innocenti.

Il 25 dicembre 2005 la Corte suprema aveva annullato le condanne a morte e
ordinato un nuovo processo a causa di 'irregolarita'' riscontrate durante
l'arresto e gli interrogatori. Il secondo processo, iniziato l'11 maggio
2006, si era concluso il 19 dicembre con la conferma delle condanne a
morte, ratificate l'11 luglio di quest'anno dalla Corte suprema. Ieri il
Consiglio supremo delle istanze giudiziarie ha deciso la commutazione
della pena in ergastolo.

Dall'arresto dei sei medici, 56 dei 426 bambini contagiati sono morti.
Sebbene sia stato istituito un fondo internazionale per assistere le
famiglie dei bambini deceduti e coloro che sono costretti a convivere col
virus, i diretti interessati si vedono tuttora negato il diritto a un
processo che potrebbe stabilire la verita' su questa drammatica vicenda.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 18 luglio 2007

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it


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