Un evento tira l'altro



Un evento tira l’altro

Il primo nasce dalle notizie di questi giorni che portano nuovamente i fatti del G8 di Genova davanti agli occhi dell’opinione pubblica, anche di quella meno avveduta. 

L’interesse non può soffermarsi su chi sia più a destra fra la Polizia o i Carabinieri oppure tra i loro alti dirigenti; alla fine infatti opera un certo grado di isomorfismo. 

Attenzione maggiore andrebbe rivolta sulla rinnovata unione – avvenuta pochi giorni fa presso il Ministero degli interni - di quegli stessi due nomi che hanno gestito la preparazione del 2001 (come ricorda Alessandro Dal Lago su il manifesto del 7/7/7): Giuliano Amato e Gianni De Gennaro.

O - più ancora - è un problema di sostanza. 
Evidente, se si tiene conto dei recenti episodi di manganellate su tifosi inermi all’Olimpico e di cariche per disperdere pensionati che manifestano nel centro storico di Roma.  

Quindi si arriva al nodo degli uomini, delle risorse e delle finalità. 
Il punto di partenza potrebbe essere la formazione di base, avente come obiettivi di spiegare gli ideali della Resistenza e di inculcare i pilastri della Costituzione.

Certo, visto che la riforma delle forze dell’ordine datata 1981 non è stata mai applicata, il desiderio di tale attività formativa può far scappar dal ridere.

Il lavoro è lungo; il terreno va dissodato, smosso e rinnovato. A quel punto prevedere sistemi sanzionatori e correttivi antidegenerativi.

L’altro evento è quello della vera e propria guerra infra-stato che ha come obiettivo il ridimensionamento del potere giudiziario. 
Negli ultimi decenni dapprima però abbiamo assistito alla riduzione del Parlamento in votificio, con il potere legislativo ormai succube di quello esecutivo. I parlamentari non elaborano più niente autonomamente; sono chiamati ad eseguire ed anche in fretta (senatori come Rossi e Turigliatto - che votano secondo il proprio sentire - sono ‘scandalosi’ e non saranno più candidati dai loro partiti). 
L’attenzione adesso è quindi rivolta verso la magistratura. 
Dal dopo Tangentopoli, il lavoro dei ministri della giustizia e in genere dei politici è stato quello di erodere, rosicchiare incessantemente l’autonomia e i compiti della magistratura. 

Inoltre, mentre gli ex magistrati presenti in parlamento rappresentano di fatto una foglia di fico che in quanto tale è più dannosa che altro, gli avvocati penalisti sono star del sistema politico-mediatico. I magistrati in attività sono tenuti - nei pochi momenti in cui possono prendere parola – a star bene attenti a camminare sulle uova oppure devono essere rappresentati mediante le loro associazioni. Gli avvocati invece più presenziano e si profondono nella libera professione, e più ne beneficiano politicamente; e viceversa (godendo così di un circolo virtuoso). 
In due parole: in politica i magistrati sono spinti ad allontanarsi sempre più dalla loro professione di provenienza; gli avvocati invece tutt’altro. E’ stato creato uno strabismo tra forze; non per niente non esistono gli ‘ex avvocati’. 
In tal modo, il sistema politico-finanziario si appresta ad avere campo libero.

Per quanto riguarda il Movimento, a mio avviso, deve tenere in mente l’obiettivo ultimo da perseguire, che può essere evidenziato ricordando una frase di Michel Foucault: ‘...sarà il momento in cui la governamentalità indefinita dello stato sarà arrestata e bloccata. Ma da cosa? Dall’emergere di qualcosa che sarà la società stessa. Il giorno in cui la società civile sarà riuscita a liberarsi dalle costrizioni e dalle tutele dello stato, quando il potere dello stato sarà infine riassorbito nella società civile, ..., allora il tempo se non della storia, almeno della politica e dello stato sarà terminato’. (pag. 260 in Sicurezza, territorio, popolazione; Feltrinelli; 2005).

C'è da esserne lieti, ai giorni nostri il territorio italiano pullula di attività!

10/7/7 – Leopoldo BRUNO 

 
 



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