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Re: [pace] meta certa, cammino incerto
- Subject: Re: [pace] meta certa, cammino incerto
- From: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
- Date: Tue, 03 Jul 2007 12:46:51 +0000
- Bounce-to: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
Questi sono per ora i risultati degli incontri tra i protagonisti a tavolino della pace e della guerra, non avevo molti dubbi in proposito. Contano i fatti e le chiacchiere di questi Signori. La meta per loro, caro Enrico è certa, come il cammino dei cacciabombardieri che non fanno selezione.Il coordinamento e l'accuratezza la lasciano a noi, nel definirli, si conta sulla nostra stanchezza e sui morti che "inavvertitamente" morti non denunciano più. Tranne i vivi che ringraziano l'Italia e la Nato, che faranno il possibile. Provo solo vergogna e chi ancora osa appoggiare queste strategie, non sa cosa sia questo sentimento. Doriana Goracci Roma | 3 luglio 2007 I raid aerei della Nato e le vittime civili sono finiti sul tavolo della Conferenza sulla giustizia e lo stato di diritto in Afghanistan che si è aperta questa mattina alla Farnesina. L'Italia e l'Afghanistan ritengono "assolutamente necessario e urgente" che le operazioni militari condotte dalla Nato-Isaf "siano improntate al massimo coordinamento ed accuratezza al fine di evitare che vi siano vittime civili innocenti", hanno affermato il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, e il presidente afghano Hamid Karzai, in un incontro svoltosi poco prima del via ai lavori. Da Roma, dove partecipa alla conferenza sull'Afghanistan, il presidente Hamid Karzai ha rilanciato l'appello a che le operazioni della coalizione tengano conto del pericolo di coinvolgimento di civili. A pochi giorni dall'accusa alla Nato di bombardamenti "sconsiderati", Karzai prende atto dell'impegno del segretario generale dell'Alleanza di promuovere inchieste che facciano luce sulle stragi di civili. "Per gli afghani che vivono nel sud del Paese" ha detto il presidente, "e che si trovano di fronte agli omicidi e alla distruzione compiuti dai terroristi; o anche per quei civili che inavvertitamente cadono vittime delle operazioni antiterrorismo, la domanda di giustizia è ridotta all'essenziale: al diritto fondamentale alla vita". "Dobbiamo dare al popolo afghano un sistema di giustizia accessibile, non corrotto, equo ed efficace" ha detto il presidente afghano Hamid Karzai, nel corso del suo intervento alla sessione plenaria della Conferenza sullo stato di diritto in corso alla Farnesina. Il presidente afghano Hamid Karzai ha espresso "gratitudine" all'Italia per il "contributo ammirevole degli uomini e delle donne" alla sicurezza del Paese. Il popolo afghano "è grato e rigranzia il governo e il popoli italiano per l'iniziativa" della Conferenza sullo stato di diritto e "per l'aiuto che ci ha dato in questi cinque anni". D'Alema: da Italia fondi extra per 10 milioni Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha annunciato oggi "un impegno straordinario di 10 milioni di euro per il 2007" del governo italiano nei confronti dell'Afghanistan, per la ricostruzione del sistema giudiziario, che si va ad aggiungere ai fondi già stanziati per l'anno in corso, pari a 13 milioni di euro. Sono stati fatti "progressi" in Afghanistan in questi anni "non facili" per la vita del Paese, ma "molto resta da fare per l'affermazione dello stato di diritto". E' uno dei concetti espressi dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema nel suo intervento di introduzione alla conferenza sulla giustizia in Afghanistan in corso a Roma. La centralità della giustizia, ai fini del successo della ricostruzione dell'Afghanistan, è evidente: sicurezza, sviluppo economico, rispetto dei diritti umani dipenderanno anche dalla solidità, dalla efficacia e dalla trasparenza della giustizia", ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Massimo D'Alema. Ban ki Moon: le vittime civili rafforzano i nemici "Non possiamo nascondere la realtà che le vittime civili, non importa se accidentali o meno, rafforzano i nostri nemici e minano i nostri sforzi". E' uno dei passaggi dell'intervento del segretario generale dell' Onu Ban ki Moon alla Conferenza sulla Giustizia in Afghanistan in corso a Roma. "Dobbiamo parlare con una sola voce sullo stato di diritto, la pace e la sicurezza in Afghanistan": lo ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki Moon, intervenendo alla conferenza sulla giustizia e lo stato di diritto in Afghanistan in corso a Roma. "E dobbiamo sostenere le nostre parole - ha sottolineato ki Moon - con un forte e sostanziale supporto finanziario, di comprensione e, soprattutto, di pazienza. Costruire istituzioni nazionali richiede tempo, ma noi staremo al fianco dei nostri partner afgani per l'intera durata di questo viaggio". Hoop Scheffer: faremo il possibile per evitare vittime civili Il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, ha assicurato oggi che la Nato farà "il possibile per evitare le vittime civili in Afghanistan". "Il pensiero della Nato è che ciascuna vittima civile in quel teatro è una vittima di troppo", ha detto de Hoop Scheffer. Prodi: massimo impegno per evitare le vittime civili in Afghanistan L'Italia è impegnata in prima linea, insieme alla Nato, per evitare le vittime tra la popolazione civile in Afghanistan. Lo ha assicurato il presidente del Consiglio, Romano Prodi, nel corso della conferenza stampa che è seguita all'incontro con il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer che si è svolto a Palazzo Chigi. REDAZIONE | RAI NEWS 24 © 2007 ______________________________________________ In data 3/7/2007, "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it> ha scritto: > >Non mi meraviglio delle mie incertezze e oscillazioni nei giudizi concreti verso un fine indubitabile come è la pace nella giustizia. Non presumo certezze e sicurezze che non ho. Non penso che basti affermare il principio assoluto, così come certo non vale il pragmatismo senza princìpi. Il lavoro politico merita rispetto e fiducia quando è la fatica del cammino, che conosce la meta e cerca - anche a tentoni - i passaggi possibili. Purché davvero guardi e voglia la meta giusta. > >Ieri, 2 luglio, scrivevo a Peppe Sini ("La nonviolenza è in cammino", nbawac at tin.it) sottoscrivendo la sua lettera che chiede al Presidente Napolitano di far cessare la complicità italiana nella guerra in Afghanistan, pur rendendomi conto dei tempi politici, e non solo del principio costituzionale e morale: > >"Mi associo a questa lettera al Presidente. Posso comprendere che la politica abbia tempi, problemi, vincoli, che non permettono l'esecuzione immediata di ciò che si vede giusto. Ma devo attendermi che i responsabili della politica che comprendono ciò che è giusto dichiarino la volontà chiara di farlo al >più presto possibile, cerchino i modi e le vie realistiche per realizzarlo, avviino procedimenti concreti per attuarlo, costruiscano modi civili per aiutare il popolo afghano a liberarsi da guerra e terrorismo, due mali >speculari, che si causano a vicenda. Ciò che è giusto oggi è dissociare l'Italia politicamente e militarmente anche da questa guerra in Afghanistan, come si è fatto in Iraq, se non altro per il motivo elementare che essa produce il contrario degli effetti che furono accampati a sua giustificazione". > >Oggi, 3 luglio, comprendo le considerazioni politiche di Lidia Menapace, che stimo da sempre per la sua volontà di pace dentro la fatica e le strette del lavoro politico. Spero proprio che le possibilità che lei intravede siano reali. Rimane forte il dubbio che la presenza militare sia utile, senza ambiguità, al fine civile. > >Sotto il titolo "Afghanistan : la pace è possibile (malgrado la NATO)", Lidia scrive: >"Per strano che possa sembrare, la conferenza sullo stato di diritto in Afghanistan è una buona premessa per far ripartire la proposta della conferenza internazionale di pace, unica iniziativa effettivamente contro la guerra, a parte le declamazioni di turno. > > In effetti l'Italia mostra di aver preso sul serio la parte assunta, cioè di agire soprattutto, se non esclusivamente, per la ricostruzione del paese e per la sua formazione in stato di diritto; e di non voler mutare le regole d'ingaggio dei militari italiani che dunque stanno trasformandosi più in custodi dello status quo, che non in combattenti. > > Gli Usa hanno fatto di tutto per trascinarci nella mischia, dicendo che l'offensiva di primavera dei Talebani ci avrebbe coinvolti e che i nostri soldati non avevano nemmeno ciò che serviva per difendersi. Quello è stato il momento di gran lunga più brutto in tutta l'estenuante vicenda afgana: siamo rimasti/e in grande ansia, fino a che non si è visto che la famosa offensiva di primavera dei Talebani era l'offensiva della Nato contro i villaggi . A questo punto persino Parisi ha protestato, proprio perché il più preso in giro è stato lui. > > Ora c'è una linea del governo italiano che si può riprendere e far vivere, mettendo le basi per la conferenza di pace, la traduzione in linguaggio politico dell'anelito "Ritiriamo le truppe" che assomiglia sempre più a quelle forme di antinucleare che basta che le bombe vengano portate via, invece che chiederne la distruzione. Ho sempre detto che venir via senza nemmeno chiedersi quale sorte avrebbero le donne afgane mi sembra ingiusto, anche se della sorte delle donne pochi si occupano: noi donne non facciamo parte di nessun discorso sui diritti. Basta citare il processo di Brescia per Hina e le proteste delle femministe israeliane contro il loro dimesso presidente porcello, che accusato di stupro da numerose dipendenti ha avuto l'accusa trasformata d'ufficio in molestie. > > Per fortuna in Afghanistan le contrapposizioni religiose sembrano meno aspre che in Iraq e forse si può comporre uno stato di diritto degno di questo nome. > > La cosa è urgente perché la stella di Bush in declino diffonde veleni e pericoli. E dall'Europa di destra vengono pure segnali funesti. E' molto significativo che nella recente visita in Europa abbia beccato poco e che l'incontro con Putin non sia stato un successo, e soprattutto che proprio durante la visita del presidente russo vi sia stata una manifestazione che chiedeva l'impeachment per Bush ". > > > >Buona salute, buon coraggio, buona resistenza, buona speranza. >Enrico Peyretti
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