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PALESTINA SPEZZATA
- Subject: PALESTINA SPEZZATA
- From: Roberto_Morgantini at er.cgil.it
- Date: Wed, 20 Jun 2007 09:39:13 +0200
Palestina spezzata di Luisa Morgantini Aprileonline 17 - 6 -2007 Lama è rinchiusa a Gaza, fuma continuamente e piange, travolta da paura, rabbia, dolore. E' una delle donne che a Gaza è sempre andata in giro senza coprirsi il capo, impegnata nei movimenti delle donne è parte della Commissione Internazionale per una pace giusta in Palestina e Israele con palestinesi, israeliane e internazionali. Vuole andarsene, ma è tutto chiuso, il confine con Israele e con l' Egitto. Parlo con i garanti europei del valico di Rafah, anche loro costernati : "Non sappiamo se apriremo Rafah, stiamo aspettando, Bruxelles dovrebbe darci linea verde per parlare con Hamas, i miliziani sono entrati nei locali di Rafah ma non hanno toccato nulla, dovremmo riaprire ma come? Con chi?". Come Lama, sono migliaia gli abitanti di Gaza che vogliono andarsene, un altro esodo, ancora una volta profughi e al solito sono intellettuali, professionisti, imprenditori. I poveri resteranno alla mercè della nuova Gaza sotto le bandiere di Hamas. Ciò che è stato evidente con la vittoria elettorale di Hamas era la fine di una identità palestinese formatesi in tanti anni di occupazione militare e soprattutto nei sacrifici della prima Intifadah. Questa identità si è frantumata nello sventolio, già durante le elezioni, non della bandiera palestinese ma della bandiera di Fatah e di Hamas. Ora nessuno sa cosa succederà, quale piano ha Hamas e quale strategia adotterà al Fatah o le altre forze politiche minoritarie e schiacciate dalla violenza esplosa e dai crimini commessi contro i civili, con le esecuzioni sommarie, i vandalismi e i furti. "Vorrei uccidermi", mi dice un palestinese di Gaza, leader nella prima Intifadah, incarcerato e torturato dagli Israeliani, sostiene che solo un intervento esterno della Comunità Internazionale potrà risolvere la situazione. Ma proprio la Comunità internazionale dovrebbe essere messa sotto processo. Dopo quarant'anni di occupazione militare, la Comunità Internazionale non ha saputo costruire ciò per cui si riteneva impegnata: rispetto della legalità Internazionale, fine dell'occupazione e due popoli per due stati. I risultati sono che oggi sono che vi sono due territori palestinesi separati non solo fisicamente ma anche politicamente. Il territorio della Cisgiordania, di cui gli israeliani intendono (l'hanno già fatto con la costruzione del muro), annettersene una buona fetta, forse manterrà la diversità delle culture e religioni che caratterizzava i palestinesi, ma certamente non sarà uno stato indipendente e autonomo. Alcuni, anche tra i palestinesi stanno già riproponendo una federazione con la Giordania. Con i palestinesi e il loro sogno spezzato di uno Stato indipendente democratico e secolare, siamo stati sconfitti anche noi che non abbiamo saputo rispondere al bisogno di giustizia della popolazione palestinese e con la politica di due pesi e due misure abbiamo permesso ai governi Israeliani che si sono succeduti, di continuare a costruire colonie, confiscare terre palestinesi, tenere in carcere più di 11 mila palestinesi, costringere la popolazione di Gaza a vivere in una prigione a cielo aperto. Certo l' UE ha finanziato i palestinesi, anche in questi ultimi tempi ha cercato di non far morire di fame la popolazione assediata, permettendo però al governo israeliano di trattenere le tasse riscosse a nome dell'autorità palestinese, che, se versate, avrebbero risolto in gran parte il problema del bilancio palestinese. Insomma abbiamo pagato la politica dell'occupazione israeliana. Ed abbiamo, come Unione Europea, sbagliato molte volte, avremmo dovuto riconoscere il governo di Hamas e trattare subito invece di seguire la politica statunitense e israeliana. Oggi cerchiamo di salvare il salvabile; bisogna proteggere la popolazione palestinese e israeliana; subito una forza internazionale a Gaza e in Cisgiordania. Israele deve cessare le incursioni militari e gli assassini mirati, applichi qualche volta gli accordi che fa e non rispetta mai, si aprano i più di 500 check point per persone e merci, liberi i prigionieri politici. I Palestinesi hanno bisogno di vedere che la loro vita quotidiana cambia e non è più un inferno. Intanto gli Usa dicono di riconoscere il nuovo governo di Mahmoud Abbas, un altro bacio della morte. Luisa Morgantini
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