il 9 giugno tutti a Roma contro Bush



Il tam tam mediatico annuncia, come a Firenze e Genova, l'invasione dei
cattivi e persino dei terroristi Il corteo e la piazza si devono parlare
perché la protesta contro la guerra non finisca soffocata il 9 giugno,
proviamo ad abbattere gli steccati tra pacifisti

«Mobilitazione di black bloc da tutta Europa per la visita in Italia del
presidente americano». Ecco, ci risiamo. Come prima del G8 di Genova, come
per la grande manifestazione per la pace a Firenze, come per il no-base di
Vicenza, arriva puntuale il tam tam mediatico che preannuncia disastri.
Disastri dopo il 2001, per fortuna, almeno in piazza non ce ne sono stati,
a dimostrazione che «quando la polizia non interviene non ce ne sono mai»,
come ha scritto Rossana Rossanda nel suo bel libro La ragazza del secolo
scorso , ricordando l'uccisione di Giovanni Ardizzone. Eppure lo
spauracchio black bloc, il teorema dei «manifestanti violenti», o
addirittura dei «terroristi» (in realtà basta una scritta su un muro per
essere definiti così), viene agitato ancora una volta. Per intimorire, per
dissuadere chi volesse partecipare, per
indebolire e dividere il movimento pacifista. Che a dividersi ci ha già
pensato per conto suo, in anticipo, tra una piazza e un corteo: il corteo è
organizzato da una miriade di associazioni e forze politiche, la piazza è
indetta dalla sinistra di governo e da «alcune associazioni ad essa
collaterali», come ha osservato qualcuno, che insieme contano svariati
milioni di aderenti. Così finalmente potremo capire da che
parte stanno i buoni e da quale i cattivi, oppure, a scelta, distinguere i
pacifisti veri da quelli così così. Per la gioia di chi, su queste
divisioni, prospera. «L'appello all'unità per la manifestazione contro Bush
del prossimo 9 giugno, promosso da alcuni parlamentari dell'area di
sinistra, è irrealistico e fa confusione», scrive Nella Ginatempo; appunto.
Per chi, come me, continua a pensare che in un'epoca pericolosa come quella
che stiamo vivendo sia ancora più necessario individuare
obiettivi comuni, il disagio è grande. Perché ha ragione Cannavò quando
dice che «l'unità non è una formula astratta ma radica le sue ragioni
dentro dei contenuti». E aggiunge: «A Genova abbiamo manifestato in tanti e
in forme diverse riconoscendosi gli uni con gli altri ma c'era un collante
politico significativo, un'unità del progetto e
dell'azione». A Genova, evidentemente, c'era la volontà di riconoscersi, da
Pax Christi alle Tute Bianche, volontà che oggi non abbiamo. O per lo meno,
non tutti e non tutte. C'è chi, invece, il 9 giugno si propone di stabilire
un ponte tra le diverse realtà del
pacifismo, tra corteo e piazza: è il Network delle comunità in movimento ,
una rete di relazione tra soggetti diversi, tra culture politiche
differenti, che mettono in comune le proprie pratiche per aprire uno spazio
di partecipazione, in basso e a sinistra. Da Action ai Giovani Comunisti,
comprende decine di centri e laboratori sociali. Il Network dice che vuole
abbattere quegli steccati che rischiano di soffocare le
piazze romane contro la guerra; dice che vuole legittimamente marciare da
piazza Esedra, per dimostrare concretamente la volontà unitaria, per
confluire poi in piazza del Popolo, invitando quanti siano presenti in
corteo, senza scelte pregiudiziali, a fare altrettanto. Dice che vuole
indicare al governo Prodi la volontà comune di tantissimi, uomini e donne,
giovani, giovanissimi e anziani, che si oppongono alla guerra
infinita del presidente nordamericano, e a tutte le guerre. Non mi
piacciono gli steccati, accolgo l'invito, proviamoci.

02/06/2007

Haidi Gaggio Giuliani

Si organizza un pullman da Campobasso le adesioni raccolgono fino a Giovedi 6.
Chi è interessato a Partecipare inviare una mail a
<mailto:rap_sinistrasociale at yahoo.it>rap_sinistrasociale at yahoo.it.
Sottoscrizione di 10 euro per il pullman.

R.A.P. rete per l'autorganizzazione popolare