3 livelli



3 livelli (velocemente)

Il primo è relativo al teatrino della politica.
All’incirca un paio d’anni fa, qualche tempo prima del voto 2006, Umberto Bossi – come sappiamo – venne colto da improvviso malore e restò per un tot fuori dalla politica. Si era aperta una voragine più che un vuoto; la Lega Nord perdeva il suo creatore e leader carismatico. Per affrontare in un qualche modo la situazione fu nominato in tutta fretta un gruppo di tre responsabili provvisori...
Bene, il centrosinistra poteva e doveva mettere quel partito in crisi, all’angolo; approfittare come ovvio della situazione ed eroderlo quanto più possibile facendone scoppiare anche le contraddizioni. C’è qualcuno fra chi legge che ricorda di attacchi mirati diretti verso la Lega Nord? La sua politica è stata mai tema di critica elettorale? 

E passando al ‘campo avverso’, con la caduta del Governo Prodi alla fine di questo febbraio perché Berlusconi salendo al Quirinale non ha chiesto le elezioni durante il colloquio formale con il Capo dello Stato? E perché ancora oggi non lo fa – se non in occasione di comizi o sparate – visto che il centrosinistra è gran un cantiere a cielo aperto?    

Dopo Tangentopoli, il sistema ha riorganizzato i campionati a due sole squadre e, soprattutto, è stato ben attento a schierarle entrambe con i giocatori adatti.


Secondo livello in merito all’informazione. 
Sappiamo cosa è il mondo dell’informazione e a cosa serve. C’era rimasto un giornale, una voce che usciva dal coro ed era ‘il manifesto’. Adesso è da mesi che è in crisi non sapendo che pesci prendere di fronte a questa politica governativa. Cioè, se fare da suggeritore oppure porsi dall’esterno, navigare in mare aperto nella società civile e dare una mano al Movimento, senza remore. L’impressione è che le due generazioni che nel giornale contano, quelle di Gabriele Polo e di Valentino Parlato, abbiano ormai intrapreso la via dello stimolo. Un po’ così come faceva ‘la Repubblica’ nel 2002, quando criticava il nuovo Governo di centrodestra e gli suggeriva ciò che doveva fare (un esempio per tutti erano i commenti di Livia Turco). 
Gli articoli pesanti del manifesto oggi si concludono con delle belle raccomandazioni e non escono dai temi del teatrino. Non graffiano né lasciano alcun segno; ci sono giorni in cui in un minuto il giornale si sguarda e caccia nella carta.  
In questi giorni ci sono sempre due paginate dedicate al Festival del cinema di Cannes. Nemmeno i social forum mondiali hanno un simile risalto! 
Se l’esigenza è quella di continuare a ottenere la pubblicità della Coop e della Telecom, allora la strada è segnata. Il pericolo però è che il manifesto alla fine diventi ‘cornuto e mazziato’; che così facendo sia un giornale funzionale al centrosinistra e che alla fine chiuderà comunque...

Il terzo livello riguarda noi stessi.
E’ inutile che ci giriamo intorno. Il problema primario da affrontare riguarda le elezioni che verranno da qui in avanti; quelle locali spezzettate (con le quali il sistema ci regala la sensazione di essere sempre coinvolti) e quelle europee e politiche.
Penso che ormai ci siamo turati di tutto. 
Non è più possibile andare a votare. 
E’ chiaro che ad astenersi si sta male; ancor più per chi è attivo nella società. Sappiamo cosa è oggi quella che si fa chiamare ‘sinistra radicale’: una spilletta sulla giacca. Questa è infatti la sua prevista funzione. 
Una volta eliminato in noi stessi questo problema - che altrimenti prima o poi ci fa ricadere in  pervertite logiche e scazzi fra noi - si dovrebbe tornare a ragionare in termini di strategie e obiettivi. Se non vogliamo far finta di vivere in allegria, la strada è lunga. Con calma, muoviamoci.  

1/6/7 – Leopoldo BRUNO



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