14 anni senza Tonino



20 aprile 1993 -20 aprile 2007: 14 anni senza.

"Occorre scongiurare questa specie di fatalismo che fa ritenere inutili,
se non addirittura controproducenti, le scelte di campo, le prese di
posizione, le decisioni coraggiose, le testimonianze audaci, i gesti
profetici"

Si intuisce che il Vangelo è annuncio di pace, ma poi per un verso ci si
impantana nelle dissertazioni sulla spada da rimettere nel fodero o
sull'altra guancia da porgere allo schiaffo; mentre, sul fronte
opposto, si tenta addirittura la fondazione di una teologia della guerra
o la legittimazione di una certa violenza sulla base del Vecchio
Testamento e di alcune espressioni del Nuovo ("non sono venuto a
portare la pace, ma la spada"...).

Chi si impegna per la pace non è chiamato a emettere un rumore tra i
tanti rumori attuati che parlano di pace. Non ha la vocazione a dire
cose eclatanti, atte a conciliare il fascino della prima donna o il
"look" del protagonista nel concerto degli "strumenti delta pace".
Non è smanioso di emergere, dicendo ogni volta la sua su ogni problema
di fondo o su ogni vicenda occasionale. Non ha paura di perdere il treno
della popolarità, né si affanna a prendere tutte le coincidenze sotto la
pensilina della cronaca. Non ama declamare la verità, rivestendola di
arroganza. Predilige l'ascolto e la riflessione.
Il suo, però, non è un "silenzio-stampa", dettato cioè dal calcolo.
Tantomeno è un silenzio prudenziale, pavido, bilanciato, turgido di
compromessi. E' un silenzio che esplode, anzi, con audacia profetica,
nella direzione della Parola rivelata. Diventa allora incontenibile: non
imbavaglia la verità per paura di dispiacere ai potenti; non decurta la
Parola per farla entrare nel clichè delle cautele carnali; non
sterilizza il linguaggio per tener buoni quelli del Palazzo; non attenua
le asprezze "irrazionali" del messaggio per timore di apparire
ingenuo, ma lo trasmette per intero fino alle sporgenze del paradosso.
Il silenzio diviene così l'utero entro cui la Parola diviene carne, come
nel grembo di Maria.


CHI SIAMO / Don Tonino Bello
...per riflettere sulla guerra
don Tonino Bello (diario da Sarajevo)

Poi rimango solo
e sento per la prima volta una grande voglia di piangere.
Tenerezza, rimorso
e percezione del poco che si è potuto seminare
e della lunga strada che rimane da compiere.

Attecchitrà davvero la semente della nonviolenza?
Sarà davvero questa la strategia di domani?
E' possibile cambiare il mondo
col gesto semplice dei disarmati?

E' davvero possibile che,
quando le istituzioni non si muovono,
il popolo si possa organizzare per conto suo
e collocare spine nel fianco a chi gestisce il potere?
Fino a quando questa cultura della nonviolenza
rimarrà subalterna?

Questa impresa contribuirà davvero
a produrre inversioni di marcia?
Perchè i mezzi di comunicazione
che hanno invaso la Somalia
a servizio di scenografie di morte,
hanno pressochè taciuto
su questa incredibile scenografia di pace?

Ma in questa guerra allucinante
chi ha veramente torto e chi ha ragione?
E quale è il tasso delle nostre colpe
di esportatori di armi
in questa delirante barbarie
che si consuma sul popolo della Bosnia?

Sono troppo stanco per rispondere stasera.
Per ora mi lascio cullare da una incontenibile speranza:
le cose cambieranno, se i poveri lo vogliono.

don Tonino Bello
(dal Diario della marcia di Sarajevo, dicembre 1992)
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I testi sono tratti dal sito di Pax Christi

per notizie sulla biografia si puo visitare il link
http://www.managementnonviolento.it/biografia.asp

Ringrazio il Grandenud che oggi, con il suo notiziario ci ha ricordato 14
anni senza e con Tonino nel cuore.

Doriana Goracci