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Ponzio D'Alema - Il sacrificio di Emergency sull'altare della guerra
- Subject: Ponzio D'Alema - Il sacrificio di Emergency sull'altare della guerra
- From: Direttore Radio Città Aperta <direttore at radiocittaperta.it>
- Date: Sun, 15 Apr 2007 22:28:51 +0200
PONZIO D'ALEMA Il sacrificio di Emergency sull'altare della guerra L'Editoriale di Radio Città Aperta del 13 aprile 2007 "Abbiamo fatto tutto il possibile, non possiamo fare niente di più se non chiedere al governo afgano di assicurare a Rahmatullah Hanefi un processo rapido." L'intervento di ieri di Massimo d'Alema di fronte ad una Camera dei deputati semivuota sembra aver definitivamente chiuso quello che i soci di governo continuano a descrivere come il prodigarsi del centrosinistra per la salvezza del dirigente afgano di Emergency consegnato in realtà agli sgherri dell'ex talebano Hamid Karzai. Un segnale forte e chiaro per chi continua a ribadire il proprio no all'asservimento delle organizzazioni umanitarie e di volontariato alle logiche della guerra preventiva e infinita. E' evidente che la presenza di Emergency risulta sempre più scomoda in un territorio nel quale i combattimenti si inaspriscono ogni giorno di più e dove le vittime sono sempre più i poveri e indifesi civili afgani straziati dalle bombe ad alta tecnologia sganciate dai velivoli inviati dalle maggiori potenze occidentali. Una presenza inopportuna, quella di Emergency, soprattutto in un momento in cui il governo Prodi, con la sinistra cosiddetta radicale che critica e scalpita ma poi alla fine sostiene sempre l'esecutivo, sembra aver scelto di rispondere almeno in parte alle richieste provenienti dalla amministrazione Bush e dalla Nato di aumentare il proprio impegno militare in quel paese. Già nei prossimi giorni infatti il parlamento italiano discuterà, e approverà, la proposta di mandare nuovi mezzi militari offensivi e probabilmente anche più soldati in Afghanistan. Nessuna sorpresa positiva è prevedibile all'interno di una maggioranza blindata dal dogma della governabilità e della stabilità. Un dogma al quale i partiti della cosiddetta sinistra radicale hanno deciso di sacrificare anche la storica vicinanza e amicizia con l'ong fondata e diretta da Gino Strada. Emergency sembra essere stata attirata in una vera e propria trappola intessuta dal trasversale e variegato apparato che gestisce la proiezione internazionale degli interessi militari economici e coloniali italiani. Hanefi ed Emergency tutta sembrano costituire un capro espiatorio al centro di una contesa tra l'egemonismo USA e il multipolarismo dalemiano. "Coi talebani non si tratta, siamo in guerra e non sono ammesse trattative col nemico" continua a ripetere il partito filoamericano fuori e dentro la maggioranza di governo. E' lo stesso messaggio che ha mandato agli italiani - troppo inclini a violare questa consegna per portare a casa i propri cittadini rapiti nei teatri di guerra - l'amministrazione Bush tramite i servizi afgani quando ha impedito la liberazione di Ajmal e ne ha decretato la condanna a morte e poi quando ha ordinato l'arresto e la tortura del dirigente dell'ospedale di Lashkar Gah. Questa "diversità di vedute" era già costata la vita al dirigente del Sismi Nicola Calidari in Iraq, quando al governo c'era la Casa delle Libertà. Ma dopo la liberazione dell'italiano Mastrogiacomo, in cambio del rilascio di alcuni talebani, l'arresto di Rahamatullah Hanefi da parte dei servizi segreti di un governo insediato e sostenuto anche dalle truppe inviate sì da Berlusconi ma mantenute e rafforzate da Prodi suona come un esplicito aut aut a una ong che in questi anni si è distinta per la sua indipendenza dagli esecutivi e dai partiti e i cui volontari rappresentano un intralcio ad un maggiore coinvolgimento italiano nel conflitto afgano. L'argomento utilizzato da D'Alema per giustificare l'impossibilità da parte delle autorità italiane di imporre al Governo Karzai la liberazione immediata di Rahmatullah Hanefi - cioè il rispetto della "inviolabile sovranità nazionale dello Stato Afgano" - non è che una macabra barzelletta. Senza la difesa garantita all'ex talebano Karzai da migliaia di soldati e di mercenari stranieri armati fino ai denti la sua autorità si scioglierebbe come neve al sole, sepolta dalle faide tra i signori della guerra per ora suoi alleati, prima ancora che dall'offensiva degli studenti coranici. La realtà è che meno testimoni ci saranno nel mattatoio afgano e meno spiegazioni dovrà fornire il centrosinistra ai propri elettori. Niente testimoni indipendenti uguale niente morti e quindi niente guerra. Con buona pace anche dei "pacifisti di Governo" della sinistra DS, del Pdci, dei Verdi e del PRC. Oltre che, naturalmente, di quei senatori e deputati inclini alla denuncia, all'invettiva, all'indignazione ma poi sempre proni alla disciplina di partito e di governo.
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