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AFGHANISTAN/ASSOCIAZIONE OBIETTORI NONVIOL ENTI: “NON IN NOSTRO NOME”
- Subject: AFGHANISTAN/ASSOCIAZIONE OBIETTORI NONVIOL ENTI: “NON IN NOSTRO NOME”
- From: "Massimo Paolicelli" <max_paolicelli at hotmail.com>
- Date: Fri, 30 Mar 2007 12:40:55 +0200
AFGHANISTAN/ASSOCIAZIONE OBIETTORI NONVIOLENTI: “NON IN NOSTRO NOME” “Il voto di ieri sera al Senato, che ha dato il via libera al rifinanziamento delle missioni militari dell’Italia, con capofila la missione in Afghanistan, è stato fatto ‘non in nostro nome’”. E’ quanto ha dichiarato Massimo Paolicelli, presidente dell’Associazione Obiettori Nonviolenti. “L’aumento delle spese militari dell’11% - prosegue Paolicelli -, la conferma del progetto del caccia di attacco con capacità di trasporto di ordigni nucleari JSF, la nuova base USA a Vicenza ed ora anche la permanenza nella fallimentare guerra in Afghanistan delle truppe italiane e l’utilizzo di mercenari in Iraq, sono il tragico risultano portato a casa dal Governo di Centro-sinistra in meno di un anno, disattendendo letteralmente il programma con il quale ha chiesto il voto agli italiani. Noi chiediamo innanzitutto il rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, violato in Afghanistan dove è in corso una guerra, dove le truppe italiane partecipano insieme a quelle della Nato. Noi chiediamo il ritiro immediato delle nostre truppe per permettere una presenza diversa in Afghanistan a fianco della società civile e delle forze democratiche, abbandonate dalla missione Nato. Preoccupa che il nostro ministro degli esteri abbia citato acritichicamente, come percorso di riconciliazione, la prevista amnistia del Governo Karzai salutata favorevolmente dai signori della guerra che siedono in Parlamento, ma fortemente contestata dalle forze democratiche dell’Afghanistan. Crea sconcerto – conclude Paolicelli - vedere oggi molti dei parlamentari scesi in piazza negli anni scorsi contro le guerre, senza se e senza ma, lasciare la coscienza insieme al cappotto in Transatlantico ed entrare in Aula per rifinanziare la partecipazione italiana ad una guerra, nascondendosi dietro ad un dito dato da una fumosa conferenza di pace (che dovrebbe farsi dopo lo spargimento di sangue della primavera) e qualche briciola in più data alla cooperazione. Tutto questo ‘non è in nostro nome’”. Roma, 28 marzo 2007
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