Berti_not in my name



CONTESTATO BERTINOTTI ALL' UNIVERSITA' "LA SAPIENZA"_roma

http://www.globalproject.info/art-11587.html

volantino dell' iniziativa

BERTI NOT IN MY NAME

C'era una volta il partito della non-violenza. Il suo segretario
sosteneva
che, per uscire dal Novecento, i movimenti dovevano essere pacifici.
Novecentesco non è conservare la vigenza della forma-partito laddove ha
cessato di essere valida, ma mettersi un casco per ripararsi dalle
manganellate della polizia era posto sullo stesso piano della strage dei
kulaki. Oggi quel partito è al governo: in appena dieci mesi, di guerre ne
stanno facendo due. Oggi quel segretario è presidente della camera. Oggi
quell'appello alla non-violenza si dimostra per quello che era fin
dall'inizio: un tentativo di deprivare i movimenti della loro autonomia,
per
subordinarli al sistema della rappresentanza politica. Con linguaggio
orwelliano, ci raccontano che stanno facendo la guerra per costruire la
pace. Col linguaggio della ragione, rispondiamo che non esistono guerre
buone e guerre cattive: unilaterali o multilaterali, sotto l'egida
dell'amministrazione Bush o dell'Onu, le guerre sono dispositivi
costituenti
dell'ordine imperiale. C'è chi è complice, e c'è chi si oppone. Tutto
il
resto sono chiacchiere. E oggi più che mai, le chiacchiere stanno a zero.
Quello stesso partito, i suoi ministri e quello stesso segretario,
raccontavano che avrebbero "superato" i lager per migranti, al secolo
centri
di permanenza temporanea. Non uno ne è stato chiuso: i movimenti che li
combattono - come è successo a Bologna - trovano sulla loro strada i
manganelli non-violenti della polizia. Raccontavano che avrebbero
"superato"
la precarietà. La legge 30 e la legge Moratti godono invece di ottima
salute. Raccontavano che avrebbero "superato" il 3+2. Nelle università
non
è
cambiato nulla. Raccontavano che avrebbero "superato" la
Fini-Giovanardi.
Le
sole cose andate in fumo, sono le loro promesse.
L'unico superamento, reale, lo abbiamo praticato noi, nella radicalità
del
conflitto e della diserzione, nel rifiuto dei saperi di guerra e delle
strutture della rappresentanza. Attraverso i percorsi di autoformazione e
le
lotte, nell'autogestione della produzione dei saperi e nelle occupazioni,
abbiamo cominciato a costruire un'università autonoma metropolitana. Non
un'altra università, ma l'unica possibile: quella dell'autonomia del
sapere

vivo nella metropoli produttiva. Non abbiamo bisogno di un'"altra
riforma
possibile", perché stiamo già praticando la nostra autoriforma. Perché le
nostre forme di vita sono irrapresentabili, si muovono in altro tempo: non
riuscirete mai a catturarle perché siamo veloci, flessibili e
imprevedibili.
Potete anche seguire i consigli del "Corriere della sera", che vi
suggerisce
di fare ciò che il Pci non volle: essere agenti di inclusione democratica
dei movimenti. Trent'anni fa Lama e l'arroganza di Pci e sindacato
venivano

cacciate dall'università di Roma. Si sa: quando la storia si ripete due
volte, la prima lo fa come tragedia, la seconda come farsa. Oggi in nome
di

un rinnovato compromesso storico l'ex segretario e attuale Presidente
della

Camera viene a Lettere, invitato da Comunione e Liberazione, legittimando
un'organizzazione che gli studenti di questa facoltà hanno sempre
ripudiato.
Il tentativo di cattura e cooptazione, all'insegna di una governance
all'amatriciana, è proprio questo: una farsa. Siete destinati alla
sconfitta. Avete già perso. Perché la costruzione di autonomia significa
innanzitutto estraneità al sistema della rappresentanza. Autoformazione e
autogestione dei saperi significano esodo e conflitto. Perché noi siamo la
forza dell'autonomia dei movimenti, voi la violenza della rappresentanza.
Lasciate stare il Corrierone, seguite il nostro di consiglio: andatevene.

Rete per l'Autoformazione
www.uniriot.org

comunicato

Oggi 26 marzo abbiamo contestato il Presidente della Camera Fausto
Bertinotti, intervenuto a un convegno organizzato da Comunione e
Liberazione, con cartelli e striscioni contro la guerra e i tagli
all'università perpetuati dal governo Prodi.
Proprio in quanto guardiamo all'università come spazio di democrazia e
protagonismo degli studenti riteniamo legittimo e necessario contestare la
presenza di un esponente di chi partecipa alla guerra globale e permanente
e
di chi, ex segretario del Partito della Rifondazione Comunista, aveva
fatto

della nonviolenza la propria bandiera.
In evidente difficoltà di fronte alla contestazione, entrato in aula
scortato dai suoi guardaspalle, Bertinotti ha tentato di inaugurare una
nuova modalità: la "contestazione partecipata", chiedendo di avere un
incontro con una delegazione degli studenti che avevano posto
l'illegittimità della sua presenza all'università mentre le truppe
italiane

bombardano l'Afghanistan.
Noi abbiamo rifiutato questa modalità, in quanto riteniamo che le uniche
risposte che può darci sono risposte politiche. Questa è la nostra unica
risposta possibile.
Quindi dopo che avrete:
-ritirato le truppe dall'Afghanistan
-abrogato la legge Moratti e la Zecchino Berlinguer sull'università
-abrogato la legge 30 e il pacchetto Treu sul lavoro
-abrogato la Bossi-Fini e chiuso i CPT
-abrogato la Fini-Giovanardi sulle droghe

- eventualmente ne riparliamo. Su questi punti non ci sono mediazioni
possibili.

Coordinamento dei Collettivi La Sapienza
Rete per l'Autoformazione (La Sapienza, Roma3)