convocazione disarmo atomico - roma 18-3



Come gia' deciso a Vicenza il 18 febbraio e annunciato da precedenti
mails, incluso il verbale della citata riunione del 18, si tiene a
Roma, il 18 marzo 2007, con inizio alle ore 10.00, la riunione del
Coordinamento "FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO".
La sede e'
messa a disposizione dal Movimento Umanista, in via Flaminia 64, a due
passi dalla fermata del Metro' "Flaminio".
La riunione ha carattere
politico-operativo ed ha tre punti centrali di discussione:
a- il testo
della legge di iniziativa popolare sul disarmo atomico, tenuto conto
delle proposte sul tappeto e della necessita' di un documento chiaro,
preciso, dal messaggio politico inequivocabile (e condivisibile dalla
maggioranza dell'opinione pubblica) ma anche fondato giuridicamente;
b-
l'iniziativa della carovana-pellegrinaggio di pace proposta dal
Coordinamento e dal MIR (Movimento Internazionale Riconciliazione);
c-
un comitato di sostegno alla proposta, proveniente dalla societa'
civile iraniana e annunciata in Italia da Shirin Ebadi, Nobel per la
pace 2003, di un referendum popolare sul "progetto uranio" (vedi brano
estratto da una intervista al "Messaggero" sotto riportato);
d- le
altre iniziative in cantiere e l'eventuale lancio ufficiale della
campagna il 22 maggio al convegno di Milano.
Si precisa che tale
incontro non si pone in contrapposizione ma e' complementare alla
discussione, appena avviata da settori di movimento, di una legge per
il disarmo piu' complessiva.
Il percorso del nostro Coordinamento, come
ad ognuno e' noto, e' partito fin dall'aprile del 2005 con una
sollecitazione di Alex Zanotelli, ha messo a punto un documento di
grande spessore politico e culturale (l'appello "Fermiamo chi scherza
col fuoco atomico), si e' concretizzato in una serie di appuntamenti-
chiave (nel 2006: Firenze 15 luglio, Pisa 8 settembre, Milano 17
settembre, Bologna 18 ottobre, ancora Bologna 11 novembre; e nel 2007,
Vicenza 18 febbraio); ed ora deve "quagliare" in una vera e propria
campagna unitaria di sensibilizzazione dell'opinione pubblica italiana.

Per la segreteria organizzativa del "COORDINAMENTO FERMIAMIO CHI
SCHERZA COL FUOCO ATOMICO"
Alfonso Navarra - Massimo Aliprandini
c/o
Campagna OSM-DPN, via Mario Pichi 1, 20123 Milano
e-mails locosm@tin.
it; alfonsonavarra at virgilio.it
tel. 02-58101226 cell. 349-5211837


Dal
"Messaggero" dell'8 marzo 2007

Incontro con Shirin Ebadi, Nobel per
la pace 2003 a Roma per presentare una iniziativa editoriale
sull'Islam. Il referendum sul nucleare, la forza del movimento
femminista in Iran. E l'impegno contro le guerre "che nulla risolvono".

Shirin Ebadi: (Il Medio oriente) e' un'area martoriata che avrebbe
bisogno di dialogo e di pacificazione invece di guerra. Eppure la
guerra nulla risolve. In Iraq ha creato ulteriori disastri: il
terrorismo ed il fondamentalismo sono aumentati...

Domanda. Il
referendum sull'uranio?

Shirin Ebadi: Si', io mi batto perche' la
questione venga affidata alla volonta' popolare. Chi governa sono i
fondamentalisti, riuniti in un partito che, in tutte le elezioni,
corrisponde al 15% del voto popolare. Ma quando si va alle urne, i loro
sostenitori vanno tutti a votare, la massa della gente no. Il popolo
pero' non vuole la guerra, sono convinto che, in caso di referendum,
andrebbe a dire no, compatto, al progetto dell'uranio. Non sarebbe un
referendum a favore o contro il governo, sarebbe chiamare il popolo a
pronunciarsi su una questione di importanza vitale per la
collettivita'. Sarebbe l'unico modo pacifico per fermare le minacce di
conflitto. E bisognerebbe avere, sulla consultazione, il controllo
delle Nazioni Unite".

Dal sito di "Lettera 22" ricaviamo un giudizio
su Shiran Sabadi espresso da Michelguglielmo Torri:

"Un evento
verificatosi in Asia nel 2003, che ha brevemente richiamato
l'attenzione dei giornali occidentali, e' stato il Nobel per la pace
all'iraniana Shirin Ebadi (Š) In realta' Shirin Ebadi e' personaggio
notissimo in patria, ancorche' sconosciuto - almeno fino al momento
dell'assegnazione del Nobel - in Occidente. Il suo operato di giurista
e di attivista politica e' una dimostrazione della complessità e della
ricchezza della società iraniana, nonche' la prova dell'esistenza di
forze progressiste endogene che operano per una democratizzazione e
laicizzazione di tale societa'. La decisione del comitato norvegese del
Nobel può quindi essere vista come uno sforzo - non certo il primo del
genere da esso compiuto - di contribuire a far abbandonare all'opinione
pubblica occidentale gli schemi, semplicistici e manichei, in cui essa
e' abituata a racchiudere e a liquidare l'«Oriente». Quanto questo
possa servire a limitare i danni di quella politica di demonizzazione
della Repubblica islamica dell'Iran portata avanti dai media
occidentali, in particolare da quelli americani, rimane, ovviamente,
tutto da vedere".