Il petrolio iracheno




NON PROFITTIAMO DELLA GUERRA



Il parlamento iracheno ha ricevuto dal governo la nuova legge sugli
idrocarburi che tra le altre cose apre la porta alle grandi compagnie
petrolifere straniere, la Shell, l' Exon-Mobile, la Chevron, la British
Petroleum e l'italiana ENI. 



L’ ENI è anche nostra - il 32% delle azioni sono detenute del Ministero
dell’ Economia e Finanze – e questo ci impone di chiedere con forza all’
ENI di non firmare accordi ‘immorali’ ottenuti approfittando dell’
avventura militare, costata la vita a centinaia di migliaia di civili
innocenti, che garantirebbero enormi profitti togliendo ossigeno vitale
all’economia irachena.



Un Ponte per ... esprime la sua estrema preoccupazione rispetto alla
proposta di legge che, nel caso venisse, approvata porterebbe alla svendita
della più importante ricchezza del paese mettendo le risorse petrolifere e
gasifere nelle mani delle compagnie straniere e togliendo all'erario
iracheno risorse fondamentali per la ricostruzione dell' Iraq e il
mantenimento della propria indipendenza economica, rendendo



La ‘Federazione Irachena dei sindacati del petrolio’ ha più volte espresso
la propria contrarietà alla privatizzazione e alla cessione della ricchezza
del paese alle compagnie straniere chiedendo formule contrattuali
rispettose della sovranità irachena e coerenti con le necessità di sviluppo
del settore. Hassan Jumma Awad, presidente della federazione ha commentato:
“Noi crediamo che questa legge sia più politica che economica e che
rispecchi gli interessi delle compagnie straniere e che non il futuro dei
figli e delle figlie dell’Iraq’. E’ dall’aprile del 2003 che il sindacato
chiede che la riorganizzazione del settore avvenga con la partecipazione
dello stesso sindacato e degli esperti petroliferi e economici iracheni. Al
contrario la legge, scritta sotto occupazione militare e voluta dalle
grandi multinazionali petrolifere, è stata stesa a porte chiuse e solo ora
portata a conoscenza del paese e delle sue forze politiche e sociali.



Sarebbe estremamente immorale profittare di una guerra
che sta insanguinando il paese per firmare accordi estremamente vantaggiosi.



E' per questo che Un Ponte per ... e altre associazioni hanno chiesto,
attraverso una lettera aperta, al governo italiano di esprimere chiaramente
il proprio dissenso verso ogni politica volta a espropriare l'Iraq delle
sue ricchezze e di esercitare il proprio ruolo di azionista maggioritario
dell’ENI impedendo che questa approfitti della guerra. Chiede inoltre al
Presidente dell' ENI, Roberto Poli, di non sfruttare tale legge, ma di
attenersi strettamente al codice morale della società e di attuare nel
paese una politica di cooperazione e reale sviluppo delle risorse
petrolifere. Una politica etica e rispettosa basata sulla cooperazione e
non sullo sfruttamento per non ripetere scelte scorrette di cui oggi, in
Nigeria, vediamo i drammatici risultati.



Primi firmatari della lettera aperta: Fabio Alberti - Un Ponte per…,
Raffaella Bolini – ARCI, Giulio Marcon – Lunaria,Antonio Tricarico -
Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Edo Dominici - A Sud, Rosita
Viola – ICS, Troisi Riccardo – Rete Lilliput, Maurizio Gubbiotti – Lega
Ambiente, Alessandra Mecozzi – Responsabile Ufficio Internazionale
FIOM-CGIL, Luigia Pasi – SdL Intercategoriale, Claudio Avvisati - Delegato
RSU Eni Roma, Margherita Paolini - Direttore Responsabile di
oltreillimes.net, Michele Paolini - Giornalista economico



La lettera aperta può essere firmata sul sito.
<http://www.unponteper.it/>www.unponteper.it



Per informazioni:



Paola Gasparoli

<mailto:paola.gasparoli at unponteper.it>paola.gasparoli at unponteper.it

06 44702906 - 44360708