Roma 6 Marzo: riunione gruppo di lavoro sull'Afghanistan



ALCUNI PUNTI DI INIZIATIVA DOPO L’ASSEMBLEA DEL 24 FEBBRAIO
CONTRO LA GUERRA GLOBALE, PER IL RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE DALL’AFGHANISTAN SMILITARIZZARE LA POLITICA ITALIANA - PROPOSTE PER UNA PROSPETTIVA POLITICA DI PACE

Le organizzazioni e le reti che hanno promosso l’assemblea del 24 febbraio a Roma vogliono ribadire la scelta di fondo che ha caratterizzato questo appuntamento politico, occasione di approfondimento e arricchimento di analisi sulla fase attuale delle guerra globale e della presenza in Afghanistan. E questa scelta non può che partire dall’insistenza sulla prospettiva che ci diamo: compito del movimento pacifista deve essere quello di esigere il rispetto dell’articolo 11 della Costituzione e quindi di considerare come “unica missione di pace” l’uscire dalla guerra. In Afghanistan è in corso una guerra e le truppe italiane – insieme a quelle della Nato – partecipano a questa guerra. Noi vogliamo il ritiro dei soldati anche per avere una presenza diversa in Afghanistan – una presenza a fianco della società civile e delle forze democratiche afgane, di fatto lasciate sole dalla stessa missione militare. Ribadire questa scelta è il segno dell’autonomia del movimento, della sua volontà di non farsi condizionare dalle vicende governative – che pure non ci sono indifferenti – ma di entrare nel dibattito politico con le proprie proposte e idee.

Per perseguire l’’obiettivo del ritiro dall’Afghanistan dobbiamo (e vogliamo) costruire in condizioni più difficili una mobilitazione permanente, paragonabile a quanto siamo riusciti a fare per contrastare la guerra in Iraq – perché il ritiro dei soldati è stato il frutto di quella mobilitazione. Per questo sono necessarie molte iniziative – locali e nazionali – capaci di mettere in campo questo contenuto a partire dalla capacità di far crescere la consapevolezza dell’esistenza di una guerra in Afghanistan e della partecipazione italiana a quella guerra. Nessuna iniziativa è positiva o negativa “a prescindere” – ma deve essere utile alla crescita di quella consapevolezza e deve mostrare il consenso esistente nella società italiana contro la guerra e per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan. E ovviamente ogni organizzazione e rete giudicherà autonomamente su ogni iniziativa proposta in questa direzione.

E non solo l’Afghanistan, perché il movimento deve continuare a perseguire la strada della costruzione di relazioni con le società civili nei paesi dove abbiamo o abbiamo avuto interventi militari oltre a continuare a mobilitarsi verso i tanti i conflitti che insanguinano oggi il mondo a partire dall’Iraq e dalla situazione drammatica nella regione Mediorientale, fino alle guerre dimenticate nel continente Africano. Ponendo sempre un attenzione alle logiche che alimentano queste guerre e alle strutture economiche connesse alle politiche di guerra (come nel caso degli interessi e delle politiche dell’Eni).

Intanto vogliamo prenderci un impegno comune di lavoro su tre proposte – ribadite nell’assemblea e che hanno trovato una significativa condivisione:

1. la costituzione di un “Osservatorio di movimento sulla guerra in Afghanistan”, capace di far circolare informazioni, analisi e testimonianze sulla guerra, sulla missione militare e sulla società civile e democratica afgana. Uno strumento di informazione (che utilizzi e valorizzi soprattutto le esperienze già esistenti) per accrescere la consapevolezza e la coscienza contro la guerra, quindi la mobilitazione. Per realizzare un rapporto permanente tra società civili, associazioni, nei due paesi.

2. il coordinamento e il rilancio delle campagne contro le spese militari – rafforzando quelle esistenti – ed in particolare provare a far diventare vertenza nazionale la campagna contro l’acquisto e la localizzazione dei supercaccia Usa “Joint Strike Fighter” – con l’obiettivo dell’uscita italiana dal progetto.

3. la campagna per la “smilitarizzazione dei territori”, partendo dalle lotte e dalle esperienze locali (evidentemente con Vicenza al centro – perché impedire la costruzione di quella base è un obiettivo condiviso e ribadito). Queste iniziative potrebbero portare alla costruzione di un “Libro Bianco sulla militarizzazione dei territori” – strumento per far diventare vertenza nazionale l’iniziativa contro le basi e l’utilizzo del territorio per le infrastrutture della guerra.

Per iniziare questo lavoro comune proponiamo di incontrarci MARTEDI’ 6 MARZO, alle 16,30 c/o la casa della Pace di Roma (viale Trastevere 66)

Il comitato promotore dell'assemblea del 24 Febbraio.